» La soffitta di InchiostrodiVerso

Mitalidor

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    Mitalidor




    Alba, primo giorno Idi di Marzo

    E’ sottile la linea che separa aria e acqua, uno spicchio di sole emerge dagli abissi. La Lince è pronta.
    "Issate le vele, si parte!"
    Le coste si fanno sempre più piccole, La Lince va spedita alla volta delle misteriose terre d'Egitto. La prua fende le acque del Mediterraneo, finché all'alba dell'ottantunesimo giorno di viaggio la meta si rende visibile.
    "Terra!!!", urla a squarciagola il mozzo da sopra l'albero maestro. "Terra a vista!!!"


    Portland. Aprile, anno 2000

    Jane attraversa di corsa il corridoio fino all’Aula n°1: è in ritardo ancora una volta, David sarà li almeno da un’ora. Apre la porta ancora con il fiatone…
    “Scusami tanto David, ma è successo che…”
    “Tranquilla”, la rassicura lui sorridente, per niente spazientito. “La sveglia non ha suonato e così hai fatto tardi”, risponde a cantilena, conoscendo già a memoria la risposta.
    “La cambierò te lo giuro”, lo rassicura lei sistemandosi i capelli dietro le spalle. “Ora al lavoro. Cos’hai trovato che ci può essere utile?”
    “Niente di interessante”, risponde lui dedicando attenzione al suo seno. “Ci fideremo del tuo infallibile fiuto”.
    “Non sei un po’ troppo superficiale!?”, lo rimprovera lei facendogli un buffetto sulla guancia. “Saprò anche tutto di archeologia egizia, ma è la prima volta anche per me”.
    “E allora io?”, replica David con un sorriso ironico. “Sono già due volte che ripeto l’esame!”
    “Tu non ti applichi come dovresti. Ti distrai; anzi, io ti distraggo”.

    Nell’aula irrompe una voce acuta.
    “David, Jane; siete qui?”
    “E’ tua sorella”, afferma Jane allontanandosi da lui.
    “Già, Luisa! E’ domenica che ci fai in biblioteca, eh?”
    “E tu?” Luisa gli fa la linguaccia. “Volevo avvertirvi che i biglietti dell’aereo; e tu sei sempre il solito maleducato”.
    “Smettetela di litigare”; Jane si frappone tra loro. “A che ora è l’aereo?”
    “6:00 del mattino, e David dovrà svegliarsi, oppure giuro che lo butto giù dal letto”.
    “Scommettiamo che invece sarai tu a fare tardi chiusa per tre ore in bagno?”
    “Scemo!”
    Pausa di riflessione di entrambi. Poi…
    “Ma che stupidi”, sbotta all’improvviso Luisa compiaciuta. “Tanto poi sarà sicuramente Jane a fare tardi”.
    “E perché?”, domanda Jane interlocutoria sbattendo le palpebre.
    “Tanto poi non ti suona la sveglia e devi fare tutto di corsa”, affermano in coro David e Luisa.
    “Scemi”.


    Portland, mese di Aprile dell’anno 2000. Una settimana dopo.

    (DLIN DLON)
    “Chi è?”, risponde Jane ancora assonnata stropicciandosi gli occhi.
    “Sono io, David”, replica una voce maschile da dietro la porta.
    “Accomodati pure”. Jane lo accoglie aprendo distrattamente la porta. “E non badare al disordine, mi sono appena alzata”.
    “Non ti preoccupare, ci sono abituato al tuo casino, non me lo devi mica dire”.
    “Vuoi un caffè?”, domanda Jane invitandolo ad accomodarsi in cucina.
    Jane ingurgita il suo caffè bollente come se avesse il palato foderato di amianto. “Ora è meglio che ci diamo da fare, vieni in camera mia”.
    La sua stanza è davvero ingarbugliata: ci sono libri sparsi ovunque, vestiti scaraventati in terra, un’infinità di attrezzi disordinatamente accumulati sulla scrivania.
    “OK. Cominciamo con…”
    "Io comincerei a mettere nella valigia gli slip", la interrompe David agitando tra le mani le sue mutandine.
    "Cretino!”


    Mitalidor (Egitto)

    Una spiaggia isolata, il punto ideale per attraccare. Claudius poggia i piedi sul suolo africano: l’aria è calda e fastidiosa.
    “Stirpe malsana, siffatto posto è brullo e riarso!”, assenta lui sgranando gli occhi attorno all’immensa distesa di sabbia.
    Assicuratisi che non ci fosse nessuno nei paraggi, i romani cominciano a preparare l’accampamento; Claudius si reca nella cittadina vicina.
    Lunghe canalizzazioni attraversano il deserto per attingere acqua dal fiume Nilo, lungo le strade, ai lati dei marciapiedi, una moltitudine di bancarelle.
    Il Tempio di Tashor attira la sua attenzione. Claudius sale i gradoni.
    “I sandali!”, lo richiama una voce sussurrante.
    Claudius si volta, davanti a lui tre sacerdoti con lunghi sai lo minacciano di subire la maledizione del loro dio.
    Claudius sfodera il suo gladio, i sacerdoti si vedono costretti ad attaccarlo con le loro sciabole spuntate da sotto i sai.
    “Abietti, tre contro me solo”, urla Claudius difendendosi a fatica.
    Riesce al allontanarsi da loro.
    Una piccola scala, Claudius la scende in fretta.
    “Maledizione, se si tratta di cripta sono fregato!”, pensa con il sudore sulla fronte.
    Al centro un libro, nella penombra, poggiato su un leggio. Claudius si avvicina al testo e comincia a sfogliarlo.

    Jane intanto è entrata di soprassalto nella camera di David.
    “Vestitevi in fretta, non c’è tempo da perdere”, ordina Jane uscendo di fretta dalla stanza. “Si va nel deserto”.


    Ogni angolo della cripta comincia a tremare, il pavimento si spacca; Claudius riesce a mettersi al riparo infilandosi dentro un sarcofago, non prima di avere sfrattato il suo ospite.
    “Per l’alloro di Cesare, è la fine”, urla Claudius chiudendosi dentro, non prima di avere afferrato e portato dentro con se il libro.


    Egitto. Aprile, anno 2000.

    Jane guarda fuori dall’oblò. Nel cielo si comincia a delineare come fosse una cartina geografica la forma dell’Europa Occidentale; poi l’Africa.
    Finalmente l’Egitto.
    Quando i tre raggiungono l’ albergo sono sfiniti. Jane e Luisa in camera insieme, David nella singola accanto. Jane si getta subito sotto la doccia, Luisa si sdraia nel letto; dall’altra parte David accende il televisore. Alza lo sguardo, la lumiera sopra ondeggia paurosamente.
    “Che succede?” Il pavimento ha un sussulto, un fremito ancora più forte al quale segue un incessante suonare di clacson ed allarmi, ed il vociare impazzito della gente riversatasi sulla strada.
    “David!!!”, urla Luisa picchiando alla sua porta. “Apri!”
    Lui si precipita ad aprire e si ritrova davanti le due ragazze: Luisa gli si butta tra le braccia; Jane indossa l’accappatoio, i suoi capelli sono ancora bagnati.
    Jane entra di soprassalto nella camera di David attratta dal programma in onda.
    “Vestitevi in fretta”, ordina loro. “Si va nel deserto”.


    Nel Tempio di Tashor.

    L’istinto e la folla guidano Jane e gli altri nel posto giusto. Mitalidor, il terremoto l’ha riportata alla luce; l’antica città sepolta è riemersa dalla sabbia!
    Jane, eccitata, corre verso le rovine scavalcando la recinzione e divincolandosi anche dagli uomini della sicurezza, lasciando però indietro i suoi compagni. Si cala nella cavità aperta dal terremoto come se fosse un comportamento normale, è l’unico modo per raggiungere subito le rovine del tempio.
    Jane si sente improvvisamente leggera, scende giù a velocità vertiginosa in una sorta di buco che sembra un pozzo senza fondo, fin quando sbatte a terra nella cripta del tempio

    Il peggio è passato, Claudius riapre il sarcofago. Jane è davanti a lui confusa; ma appena inizia a mettere a fuoco l’immagine davanti ai suoi occhi comincia ad urlare.
    L’entrata è ostruita dalle macerie.
    “Tranquillizzati donna”, cerca di rassicurarla Claudius.
    “Sono morta?”
    “No che non lo sei, donna”. Claudius sorride per la prima volta da quando è iniziata la sua spedizione. “Ben lungi da me, mai del male ad una sì dolce e giovane ancella”.
    Jane si alza in piedi, sbattendo le palpebre.
    “Non sei una mummia?”
    “Ero già quando terra prese ad urlare”, risponde lui. “Mi dovetti rifugiare nello primo posto, o morte m’avrebbe preso”.
    “Ed hai pensato bene di infilarti in un sarcofago?”, esclama Jane spiazzata.
    “Giust’appunto, lo sarcofago era mia sola tana”, s’impettisce lui senza intuire il sarcasmo di Jane. “Abbisognava unicamente di rendere libero lo vuoto da suo antico ospitante”.
    “Già”, constata lei osservando la vera mummia divelta al suolo, poco distante.
    Jane avverte un conato di vomito, immediatamente trattenuto… o quasi; un altro attacco e sbotta, rovesciando per terra una poltiglia semiliquida che lascia esterrefatto Claudius. Le strisce di cuoio larghe e robuste delle sue calighe impediscono al vomito di raggiungere i suoi piedi.
    Claudius, fatto uno scatto repentino all’indietro, inveisce sdegnato.
    “Che diavoleria di tal genere sarebbe mai?”
    “Non mi sento tanto bene”, risponde lei accennando un terzo tentativo di vomito.
    “Trattieni tuo schifoso rilutto”, la intimorisce Claudius con tono aspro, indietreggiando ancora.
    “E’ più forte di me, credimi!”, rimanda lei affaticata senza possibilità alcuna di trattenersi. “Bleahhh!”
    Si lascia andare di nuovo. Questa volta Claudius, fiutato il pericolo, si è già allontanato. Jane rialza la testa, nella stanza c’è fetore di acido; Claudius arriccia il naso.
    “Perdonami, non lo farò un'altra volta”.
    “Credo che tu abbia ultimato il tuo sgradevole liquame”.
    “Ma come ti sei conciato?”, Jane lo addita curiosa.
    “Cosa che non va?”, domanda Claudius perplesso.
    “Il tuo vestito”, afferma Jane scoppiando a ridere. “E’ orribile!”
    Non si rende conto del pericolo, Claudius non ha mai permesso a nessuno di prendersi scherno di lui.
    “Non piace a te la mia gloriosa tunica?”
    “Anzi, lo sai che ti dico? Non è soltanto il vestito…”
    Claudius inizia a perdere la pazienza.
    “Taci!”, la striglia. “O taglio tua detestabile lingua. Or ora, è meglio che ci diamo da fare, prima che l’aere isaurisca”.
    “Hai ragione”, urla Jane sobbalzando in piedi. “Allora, cosa stai aspettando? Sbrigati ad aprire un varco con la tua spada”.
    Claudius resta perplesso.
    “Non facile come credi, donna”, risponde lui grattandosi il capo. “Ma Claudius porterà te fuori da qui”.
    “Claudius?”, esclama Jane trattenendosi dal ridere stavolta. “Ma che razza di nome è?”
    Stavolta il soldato di Roma non coglie la provocazione di Jane e risponde trasparente.
    “Non confondere me con marmaglia egizia. Io fiero servitore del sommo Carlomagno”.
    “Roma, ma certo. Tu sei italiano! Che stress, sono nervosa; morirei dalla voglia di fumare una sigaretta”.
    “Morte?” Claudius sgrana gli occhi. “Donna stolta, come puoi desiderare tua morte?”
    “Per una sigaretta!”, ripete lei lanciando un’occhiata di disapprovazione verso il suo compagno di sventura. “E’ un modo di dire… e non chiamarmi donna, io ho un nome: Jane”.
    “Jane!”, ripete a vanvera Claudius. “Jane hai detto?!”
    Claudius apre il libro che teneva custodito gelosamente sotto la tunica. “Come la giovane donna dello scritto”.
    “Fammi vedere”.
    Jane gli sfila il libro dalle mani; le stesse mani che hanno ucciso senza pietà ora non hanno forza per affrontare la bella ed invadente Jane; quella giovane donna sembra avere potere su di lui.
    Lei intanto inizia a leggere.

    Il Prof. Den Bosh era intento allo studio dell’Ottava Galassia, quando nella stanza irruppe il suo giovane assistente.
    “Maestro, stanno arrivando!!!”
    “Calma Walter, siamo pronti a ricevere la loro visita”.


    Una misteriosa forza respinge Jane all’indietro, dal libro sgorga un vortice di scintille e vento; Claudius prende le distanze.
    “Orbene cos’accade?”
    Il libro si richiude subito dopo avere catapultato nella cripta altri due sventurati: il Professor Den Bosh ed il suo giovane assistente Walter.
    Claudius e Jane si guardano attoniti. Superato il primo attimo di sbigottimento il professore osserva Jane con il libro ancora in mano.
    “Pazza!”, la sgrida con voce catarrosa. “Io lo dico sempre che le donne combinano solo guai!”
    “Si calmi Professore”. Il giovane assistente si alza in piedi spolverando con la mano la sua tuta spaziale.
    “Mi calmo? Mi calmo un cazzo!”, sbraita Den Bosh.
    “Taci marrano!” Claudius interviene in difesa di Jane. “Da donde sei sputato fuori, plebeo?”
    “Modera i termini, troglodita”, replica il professore digrignando i denti.
    “Mi dispiace”, risponde Jane crucciata. “Ma non so che ho fatto. Che ho fatto?”
    “Non lo sa?” Urla il professore furente. “Questa pazza disperde il tempo e non lo sa. Cose da pazzi”.
    “Le sue pasticche”. Walter porge al professore una scatoletta. “Il suo cuore”.
    “Non me ne fotte un cazzo!”, sbotta di nuovo Den Bosh dando una manata alla scatola, rovesciando le pillole in terra.
    “Ci tireranno fuori”. Risponde Jane convinta. “Ci sono i miei amici, verranno a salvarci”.
    “Signorina…”, interviene Walter con voce timida. “Beh ecco…”
    “Siamo in troppi a respirare nella cripta meintenante”, tuona Claudius sguainando la spada. “Anziano plebeo, disponiti alla morte”.
    “Quel Libro non è un normale libro”. Urla Walter catturando l’attenzione. “Quel libro è il tempo; non va aperto”.
    “Il tempo?” Esclama Jane osservando il libro ancora nelle sue mani.
    “Fin dall’origine il tempo è custodito dai saggi, il tempo va vissuto, non manomesso”.
    “Ma allora?”, domanda Jane iniziando a capire. “Questo energumeno è davvero un legionario dell’antica Roma?”
    Claudius, stordito dal modo confidenziale di Jane che gli sta girando intorno, si rivolge al professore con tono interlocutorio.
    “Cosa successe alle donzelle nello tempo?” Claudius si sarebbe lasciato fare qualsiasi cosa da quella ragazzina.
    “E questo è niente”, risponde il professore lasciandosi andare ad una risata”.
    “E’ pericolosa?”
    “Una catastrofe! Ma ora pensiamo a noi”.
    “Già, io voglio uscire da qui!”, comincia ad urlare Jane frastornando i timpani degli altri.
    “Zitta impertinente”, urla sopra la sua voce il professore.
    Il soffitto della cripta cede, gli sventurati scompaiono uno dagli occhi dell’altra!
    “E’ sempre colpa di quella dannata donna!”


    Chaos

    “David!”, urla Jane miracolosamente illesa. “Dove sei?”
    La polvere comincia lentamente a diradarsi.
    “David non è di costui lasso”, la apostrofa Claudius sguainando la spada. “Tu donzella ti muoverai con migo, allo Sacro Impero di Roma”.
    “Di Roma?!”; Jane deglutisce. “Vuoi portarmi nella tua Roma?!”
    Gli occhi azzurri e vispi di Jane tradiscono paura, ma al contempo risplendono la luce del suo carattere. Un fremito le sgomitola lungo la schiena per stemperarsi nel petto; non può essere tutto vero, lei era in vacanza con i suoi amici David e Luisa.
    Claudius è lì che la cinge.
    “Vi sembra il momento di mettervi a giocare alla prolificazione del genere umano?”, urla alle loro spalle Den Bosh.
    Claudius estrae il suo gladio.
    “Vi sfido a singolar tenzone, menestrello dello futuro”.
    Tra loro si frappone nuovamente Walter.
    “La ragazza deve riprendere il suo posto, non si può giocare con il tempo per un proprio vezzo”.
    “Vezzo?”
    Jane cerca di immaginare la scena del combattimento tra Claudius e Den Bosh, poi si gira verso Claudius e gli strizza l’occhiolino maliziosamente.
    “Peccato, ma avrai modo di dimostrare il tuo valore!”
    Intanto la nebbia si è del tutto diradata, davanti a loro si apre un labirinto di cunicoli e gallerie.
    “Il cunicolo di destra”, indica il professore cercando di assumere il controllo della spedizione. “E non intendo ripeter… AZZ!!!!!!”
    Un’orrenda ed inverosimile immagine è davanti a loro.
    “Un… un mostro!”, esclama Walter con l’ultimo fiato rimasto in gola. “Un.. un… un MOSTRO!”
    Anche Jane trattiene il respiro, fissa lo sguardo sull’enorme bestia che le sembra molto simile ad un T-REX.

    “Adesso rimettiamo le cose a posto, sono stato chiaro?”;
    “Chi ha parlato?” Si chiedono tutti.
    “E’ sopra la testa del mostro”, indica Walter atterrito.
    E’ da lì che sta in piedi a braccia conserte un giovane: non tanto alto, incappucciato sul volto.
    “Or tu che te n’stai lassù”, lo addita Claudius. “Chi saresti? Scendi allo suolo si ne hai la tempra”.
    L’enorme creatura comincia ad avvicinarsi, triturando le macerie sotto ai suoi piedi. Il giovanotto scende elegantemente dalla testa della bestia planando al suolo.
    “Mi presento agli invasori, il mio nome è Chaos”, risponde aprendo il suo volto dal cappuccio e mostrando un viso senza faccia. “Sono stato chiamato per riportare il principio, e principio sia”.
    Il professore Den Bosch sbianca di fronte a quella rivelazione, Chaos non perdona l’errore umano come all’epoca delle glaciazioni, o di Atlantide.
    “Cavernicolo, andiamo… non fare il duro con me, non ti conviene. Posso sbriciolarti con un cenno della mano”.
    Chaos snobba la sfida di Claudius dandogli le spalle; il suo occhio non è più rivolto a lui, ma a Jane.
    “Ma tu guarda”, esclama Chaos interessato. Un attimo, ed il suo volto assume i connotati di un aitante giovane. “Con voi al principio sarà un vero piacere, siete degna della mia regale considerazione”.
    Il dio si prostra davanti a Jane in un generoso inchino.
    Jane, ipnotizzata, lo raggiunge tra le sue braccia.
    “Che Cesare mi impali s’io non difenda lo mio onore di uomo”, urla Claudius a squarciagola. “Giù le mano da donzella Jane, ella m’appartiene”.
    “Sciò”. Con un gesto della mano Chaos invita la bestia divina a passare all’azione, la quale spalanca la bocca e inonda il legionario con il suo fuoco: una lingua rossa che sbriciola il corpo del condottiero romano, di lui resta solo un cumulo di cenere grigia e la sua gloriosa spada.
    “Ho la vostra attenzione adesso?”, ripete Chaos ridendo sguaiatamente.
    Anche Walter ed il professore vengono inondati dal divino fuoco della provvidenza.
    “Siamo soltanto io e voi adesso, divina grazia!”, si rivolge quindi il dio a Jane baciandole la mano. “E’ tempo di andare”.
    Jane riesce ad appropriarsi della spada di Claudius in un barlume di lucidità, intorno a lei tutto è confusione.
    “No”, risponde lei scuotendo il capo. “Io ho voglia di rivedere i miei amici, la mia famiglia, la mia città; ho perfino voglia di studiare. Tu sei un mostro”.
    Presa da un impeto di rabbia Jane lo trapassa con la spada.
    “Cosa credi di poter fare, io sono un dio”, ironizza lui liberandosi dalla lama come se non fosse stato colpito. “Non puoi fuggire perché tutto ciò che vedi sono sempre io, io sono la visione di ogni cosa. Ora è tempo di ridare il tempo al tempo”.
    Chaos prende con se Jane e la porta sulla testa della bestia divina; Jane non ha forza per reagire, come se il dio la tenesse bloccata col pensiero.
    Insieme raggiungono la vera cripta del tempio.
    “Posa il libro”, gli ordina Chaos d’impulso. “Avanti obbedisci”.
    Jane con le lacrime agli occhi segue l’ordine del dio, il quale appena visto il libro al suo posto rialza il cappuccio sopra la testa. “Non è più affar mio, qui ho finito”.
    Monta sulla testa della bestia e fa per andare via.
    “Ma sei scemo?” Gli urla Jane atterrita. “E io?”
    “Sei fastidiosa e irritante, pensi forse di meritare un futuro? Non m’interessi più”.
    Chaos scompare senza lasciare traccia di se stesso.
    Buio e silenzio intorno a Jane. All’improvviso le manca l’appoggio sotto ai piedi, una sensazione di sprofondo, una caduta nel vuoto e…


    Si ricomincia

    C’è confusione nella sua mente, una confusione simile al suono di un campanello.

    (DLIN DLON)
    “Chi è?”, risponde Jane ancora assonnata stropicciandosi gli occhi.
    “Sono io, David”, replica una voce maschile da dietro la porta.
    “Accomodati pure”. Jane lo accoglie aprendo distrattamente la porta. “E non badare al disordine, mi sono appena alzata”.
    “Non ti preoccupare, ci sono abituato al tuo casino, non me lo devi mica dire”.
    “Vuoi un caffè?”, domanda Jane invitandolo ad accomodarsi in cucina.
    Jane ingurgita il suo caffè bollente come se avesse il palato foderato di amianto. “Ora è meglio che ci diamo da fare, vieni in camera mia”.
    La sua stanza è davvero ingarbugliata: ci sono libri sparsi ovunque, vestiti scaraventati in terra, un’infinità di attrezzi disordinatamente accumulati sulla scrivania.
    L’occhio di Jane si posa su un oggetto insolito, che nel suo solito disordine non aveva mai notato prima.
    “Che hai visto?”, gli domanda David incuriosito. “Guarda che se ci sono le tue mutande sporche non mi offendo mica!”
    Jane non raccoglie la provocazione; si avvicina all’oggetto, lo prende tra le mani e comincia ad ammirarlo con occhi lucenti.
    “Cos’è Jane!”, gli chiede David avvicinandosi. “Non sapevo che possedessi armi in casa”.
    “Zitto, David”. Jane sorride, stringendo la spada al petto. “Ma allora era tutto vero!”
    “Allora?”
    “Taci marrano”, gli urla ridendo a crepapelle puntandogli la spada contro. “O saggerai la furia della mia spada, ella non teme la carne!”
    “Ma che diamine stai dicendo, Jane!?”, farfuglia David grattandosi il capo. “Ti sei svegliata male per caso?!”
    - “Pfui”, bofonchia lei. “Sto benissimo, altrochè se sto bene!”
    Quella che Jane stringe gelosamente tra le mani è proprio la terribile spada del legionario Claudius.




    Anche questo è un mio racconto datato, tirato fuori per l'occasione, ed al quale ho apportato un grosso restyling relativamente allo stile iniziale dell'epoca! :)
     
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    Ci ho messo più giorni a leggere... non sembra nemmeno un racconto scritto da te! ;)
    E' vagamente ironico, più leggero nella forma... divertente!
     
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    CITAZIONE (Miss Loryn @ 4/6/2013, 11:33) 
    Ci ho messo più giorni a leggere... non sembra nemmeno un racconto scritto da te! ;)
    E' vagamente ironico, più leggero nella forma... divertente!

    Mi dispiace solo averlo alleggerito di alcune descrizioni, ma anche io sono caduto vittima delle 20.000 battute! In origine erano il doppio!!!!!!!! :)
     
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    Strano racconto in verità: andrebbe quasi bene per il mese della "luna sorridente".
    Condivido il parere di Miss Loryn: non sembri neppure tu da tanto che lo stile è diverso.
    La cosa più riuscita, a mio avviso, è la parlata del gladiatore: fantastica! :lol:

    magari per il prossimo anno il numero delle battute potrebbe aumentare un pochino: per certi generi è davvero difficile starci dentro senza cavarsi sangue nel tagliare qua e là e si ha sempre l'impressione di non essere riusciti a farsi capire del tutto :)
     
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    CITAZIONE (Foglia d'autunno @ 5/6/2013, 12:43) 
    Strano racconto in verità: andrebbe quasi bene per il mese della "luna sorridente".
    Condivido il parere di Miss Loryn: non sembri neppure tu da tanto che lo stile è diverso.
    La cosa più riuscita, a mio avviso, è la parlata del gladiatore: fantastica! :lol:

    magari per il prossimo anno il numero delle battute potrebbe aumentare un pochino: per certi generi è davvero difficile starci dentro senza cavarsi sangue nel tagliare qua e là e si ha sempre l'impressione di non essere riusciti a farsi capire del tutto :)

    Grazie Foglia!!!


    Riguardo alla lunghezza probabilmente daremo più battute la prossima edizione! :)
     
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    Un misto di fantasy (non manca mai vero?), storia e ironia; forse anche una spruzzata d'horror (le fiamme del drago sono esplosive). Lungo, ma non pesante; merito degli "a capo" e dei disorsi diretti.
    I personaggi di questo racconto sono riusciti, ognuno con il suo carattere e il suo fisico. La storia si mantiene molto bene in piedi grazie alla figura del legionario. Perdonate una mia curiosità: legionario o gladiatore? E' un legionario?
     
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  7. Foglia d'autunno
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    Mi permetto di rispondere perché ho scritto una stupidaggine: assolutamente un Legionario!
    I gladiatori erano quelli che si giocavano la pelle combattendo in arena perché i romani potessero prendersi i loro bravi divertimenti. :angry:
     
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  8. Ðave
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    ce l'ho fatta, sono arrivato in fondo xD
    Intanto i miei complimenti perchè ho trovato la storia originale quanto divertente.
    Come diceva Foglia, credo che come genere si presti più alla narrativa umoristica anche se il contesto rimane quello storico, comunque ancora complimenti ;)
     
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    Mi associo ai pareri prcedenti: è un brano ironico al limite del nonsense e che lascia piacevolmente sorridenti e sorpresi per il gioco temporale collegato al libro e il caos scaturito dall'arrivo di tutti quei personaggi appartenenti ad epoche diverse. Una cosa sola non mi è chiara: Claudius è un legionario romano, o del Sacro Romano Impero? Perché ha citato Carlo Magno, il che comportebbe che fosse un soldato di epoca medievale, e il suo modo di parlare gli si confà alla perfezione, ma poi ci sono alcuni elementi come i calzari e il gladio che fanno pensare che sia proveniente da un'epoca più antica.
    In linea generale è un brano divertente e piacevole e la nota storica è comunque presente. :lol:
     
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    Hai ragione Deilantha, hai trovato un buco nella mia storia... :) In effetti non ho prestato la giusta attenzione nel rispettare tutti gli elementi del tempo. Claudius è un legionario del Sacro Romano Impero, perciò di un'epoca successiva all'uso del gladio ed anche dei sandali! :) Grazie a te però potrò apportare le dovute correzioni! :) E dire che ci ho perso una marea di tempo per provare a rendere il tutto il più realistico possibile.
    Purtroppo la narrativa non è una materia semplice... :)
    Grazie ancora.
     
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    E di che figurati! Con la narrativa storica bisogna fare attenzione a mille dettagli, perché ti devi calare del tutto nel periodo storico, come se l'avessi vissuto, quando in realtà è lontano di secoli sia cronologicamente, che per usi e costumi.
    A parte questo comunque, il racconto è davvero piacevole da leggere e come hanno detto anche gli altri, c'è una leggerezza che non avevo mai incontrato negli altri tuoi scritti, è stata una sorpresa. :D
     
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    Grazie Deilantha, ogni tanto provo nuovi generi e nuovi modi di cimentarmi nella scrittura, tecniche diverse. Certo, negli anni ho sviluppato il mio stile, però divagare aiuta a completarsi e migliorare. Ho ancora molta strada... ma ogni volta che vario mi diverto a scrivere e provare!!!!!
     
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    Bianost - Qualinesti

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    È vero, mettersi alla prova cambiando stile e genere diverte e aiuta a crescere. Credo che il divertimento sia alla base di qualsiasi espressione creativa, perché aiuta ad esprimersi al meglio, anche quando ci si cimenta in qualcosa di nuovo. E poi è bello mettersi alla prova e scoprirsi capaci o meno di destreggiarsi in ambiti nuovi! :lol:
     
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  14. MournfulCreatureOfTheDark
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    Forse non è esattamente un racconto storico, però è molto divertente, il legionario fa morire dal ridere, e in più è anche originale, quindi... Complimenti!
     
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    L'ho letto anch'io e, come Miss Loryn, ci ho messo più giorni non perchè sia pesante, ma per gustarlo meglio dato che, oltre ad essere storico, è anche comico.
    Se fossi in te presenterei lo stesso racconto per il prossimo mese :)
     
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17 replies since 1/6/2013, 15:52   116 views
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