» La soffitta di InchiostrodiVerso

Il monologo del cavaliere affranto

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    EdoHard

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    Il monologo del Cavaliere affranto



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    Si levano gli avvoltoi, come belve affamate, a spolpare la carcassa, fino all’osso.
    Avidi s’ingozzano, e della fatica altrui si servono indolenti da padroni invasori.
    Finito il pasto dai loro becchi ricurvi solo resta triste la voracità della prossima ruberia.
    Il leone caccia, fatica, uccide la preda, mentre loro restano insolenti a guardare; e quando il re s’allontana s’impossessano della carcassa per sfamare la loro brama.



    Gli avvoltoi gli avevano sempre dato il voltastomaco. Il cavaliere dal vello nero aveva estratto la sua spada e con un taglio netto aveva reciso la testa dell’avido sciacallo volante. La lama ancora trasudante di quel sangue impuro evocava in lui la sua rabbia recondita, affossata chissà dove in qualche lato marcio del suo spirito oramai perso. Lui e la sua spada, compagna d’assalto, infinite volte protagonista di morte e dolore. Eppure non era iniziata così la sua educazione di cavaliere.

    Di nobile casata, intorno ai sette anni era stato inviato come paggio nella dimora di Sir Conar, aveva imparato a stare in società, a cavalcare, ad esprimersi nel miglior linguaggio. Eppure era finito lo stesso nel fango. Aveva imparato a maneggiare le armi come pochi, così era iniziata la sua tortura. Uomo di guerra, uomo di morte. Mani a sangue, macchie indelebili per un anima in perenne contrasto d’equilibrio e follia, perché uccidere infiamma, prendere una vita ti esalta. Ma poi ti toglie.



    Il Cavaliere dal Vello Nero amava la vita di corte, ma fu costretto ad intraprendere la via della forca e del diavolo.
    “Esanime il nemico, tu non mostrare mai pietà; è per i deboli, ti uccide. O te o lui. Meglio se lui”.
    Il cavaliere in battaglia non pensa, agisce; è un guerriero spietato, uno strumento di morte. Se si inceppa è destinato al macero e all’abbandono.



    Aveva imparato a tirare con l’arco, ma preferiva la spada perché gli dava più soddisfazione. Trinciare la carne lo mandava in esaltazione, rapimento d’ebbrezza. Il viso sporco di sangue, il fiato intenso. Non considerava di essere un ripugnante assassino, invece lo era. Ma non lo ponderava soltanto fino ad un certo punto, il momento arriva prima o poi; arriva sempre, ed è peggio di una lancia conficcata nel petto. Ti trapassa da parte a parte, ma non ti uccide; e la ferita non guarisce mai. Giovane è incosciente, adesso che sentiva il peso della sua lama, degli uccisi, il cavaliere dal vello nero si faceva ribrezzo, come l’avvoltoio che aveva appena soppresso.
    Si era addestrato con costanza; e adesso? La solenne cerimonia che lo aveva investito sembrava di un’altra vita. Adesso odiava il suo vestito di ferro. Ma era ciò che era.

    Il cavaliere vinto e sconfitto aveva gettato il cimiero a terra, osservava nelle cotte di maglia ogni anello intrecciato. La rete era flessibile, ma il peso lo schiacciava.
    Era appena venuto meno ad una delle regole fondamentali della sua cavalleria, che imponeva rispetto per il nemico vinto. L’avvoltoio, per quando disgustoso, doveva meritare considerazione, invece col piede di ferro ne schiacciava i resti fragili del suo corpo gramolato.
    Non sarebbe più tornato a castello.



    “Noe, andiamo via. Non ci pensare più”.
    Chino su me stesso, raccolgo il mio io appestato e maledico il giorno che vita mi ha dato. Sono come loro, gli avvoltoi. Come belva crudele, avido sopprimo, e della vita altrui mi levo indolente da padrone invasore.
    Dalla lama della mia spada fiammeggiante solo resta triste la voracità del prossimo scempio.
    L’essere vivente nasce, fatica per tirare avanti, ha qualcuno di cui prendersi cura, mentre io resto insolente a guardare la sua fine che ho causato con il mio strumento di morte; e quando mi allontano s’impossessa di me il rimorso del tormentato.
    Chi sono io? Un diavolo, o un giustiziere? Nessuno, o forse qualcuno.
    Qualcuno di cui si farebbe meglio a non ricordare le immorali gesta.
    Soli si nasce, e da soli si muore.



    primaq
     
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    Elfo

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    Aspettavo il tuo racconto... mi aspettavo qualcosa di diverso, ma questo non mi delude affatto. E' introspettivo, ci trovo ansia e profondità; hai cavalcato l'onda fantasy per esprimere qualcosa di diverso, ma da alcuni termini utilizzati resti ben ancorato al fantasy. L'immagine dell'avvoltoio poi è ben calibrata e rende l'idea di disagio di essere... sciacalli! Bravo.
     
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    Irene

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    Pezzo di bravura (che in qualche modo ti rappresenta), e le parti in corsivo sono veramente da gustare.
    Inzio e chiusa da applausi, l'inizio... una vera chicca.
     
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    ARMIA - Be-Be[17]

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    Tutto decisamente bello. Mi associo ai complimenti di Erendal e Miss Loryn.
    Anche a me sono piaciuti particolarmente i pezzi in corsivo...

    Naturalmente spezzo una lancia in favore degli avvoltoi; brutti e sgradevoli lo sono senz'altro, ma ci evitano di vivere in un mondo appestato. Se ti sentono quelli della Lipu che decapiti gli avvoltoi... :D
     
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  5. Foglia d'autunno
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    Questo è molto più di un racconto che vale la pena di leggere: intenso, ben calibrato, scritto in maniera impeccabile.
    Triste, duro, inevitabile come la morte:

    CITAZIONE
    Mani a sangue, macchie indelebili per un anima in perenne contrasto d’equilibrio e follia, perché uccidere infiamma, prendere una vita ti esalta. Ma poi ti toglie.
     
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    ::: AniMangaManiaca :::

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    Bianost - Qualinesti

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    Che bello questo brano! :wub:
    È tetro, duro e reale. La figura del cavaliere è sempre stata condiderata nobile, piena di principi, un modello di vita; ma in realtà, che tu sia un cavaliere, un mercenario o un semplice tagliagole, non cambiail fatto che tu sia un assassino. Che tu sia un portatore di morte, un uccisore di uomini. E la cosa più triste è che la violenza è talmente parte dell'essere umano, che uccidere diventa un atto piacevole, un delirio di onnipotenza. Finché un giorno ti svegli e ti vedi per ciò che sei: niente armatura scintillante, niente investitura donata dal re e/o dal cielo, niente buoni propositi: solo una lama micidiale e dei copri trapassati. Solo morte.
    Complimenti!
     
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    EdoHard

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    Non pensavo di ricevere tutti questi complimenti, lo scritto in fondo non è poi gran cosa, non è una storia vera e propria.
     
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  8. Foglia d'autunno
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    E' due volte gran cosa: per come è composto e perché descrive in modo perfetto il triste percorso della presa di coscienza di un uomo che si credeva al di sopra degli altri. Bella anche la seconda immagine che hai aggiunto, essenziale, cupa e perfettamente in tema.
     
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    *dark side of the Moon*

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    Soli si nasce e da soli si muore *_*

    Bello il racconto... mi ha fatto ricordare alcuni miei personaggi che adorano la guerra.. mi è piaciuta la scena di lui che preferisce la spada - trinciare la carne - sangue.... I like this stuff :D

    Bravo complimenti
     
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    EdoHard

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    QUOTE (*Lotus*Dragon* @ 15/7/2013, 18:55) 
    Soli si nasce e da soli si muore *_*

    Bello il racconto... mi ha fatto ricordare alcuni miei personaggi che adorano la guerra.. mi è piaciuta la scena di lui che preferisce la spada - trinciare la carne - sangue.... I like this stuff :D

    Bravo complimenti

    I like this so too!!!!!!
     
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    Mi è piaciuto molto il racconto, complimenti: mi hai saputo trascinare col protagonista nell'argomento della guerra, che è sempre molto affascinante.

    Il disegno lo hai fatto tu? :)
     
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  12. MournfulCreatureOfTheDark
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    Ottimo questo racconto! Mi aggrego a chi ti ha già fatto i complimenti soprattutto per le parti in corsivo, e rincaro la dose dicendo che è un testo ben scritto, originale e con una componente introspettiva estremamente affascinante, perciò... Complimenti!
     
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    EdoHard

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    Qui faccio il serio... leggetemi!
     
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