ZENit

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    L’uomo dell’Occidente predica ricchezza,
    ma non libera la mente.
    Semina i suoi fiori nell’asfalto,
    zavorra l’anima e a sé stesso mente.

    Tra la gente si vanta del suo modello,
    poi piove ed esce senza l’ombrello.
    Si convince di restare asciutto
    e all’altro dice che è lui il brutto.

    Si schiaccia di negazioni e frenesia,
    nell’effimero ha più spazio
    poi in contesa brucia come un fiammifero,
    così nell’odio si perde e paga dazio.

    Non medita, ma scredita,
    ritiene d’aver scalato i monti
    solo quando quadrano i suoi conti.
    Dicono che il suo stile sia migliore
    di chi piegato in terra prega a tutte le ore,
    poi uccide con penna e lingua
    e nessuno lo dice.

    Santifica le sue feste, ma ignora il vicino,
    da benefattore si traveste
    e poi disbosca le foreste.

    Maledice chi di colore è diverso
    e in pubblico indossa l’elegante abito
    per ingannare l’occhio avverso,
    ma al momento della sacra dipartita
    perisce nell’anima ormai sbiadita.
     
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    Le rime... le rime...

    Parto un attimo dal contenuto.

    Questo discorso secondo si può fare per tutte le parti del mondo, perché è naturale che, di base, si prenda il proprio modello di vita come corretto o quantomeno come metro di misura degli altri.

    Sono sicuro che il cacciatore Masai pensa che sono un coglione a stare tutto il giorno davanti a un PC a lavorare quando potrei prendere un lancia (o un fucile) per andare a cercare un bel cinghiale, senza file al supermercato, così come io penso che potrebbe prendere un po' di acqua e sabbia per fare il cemento per le sue case, invece che vivere in una capanna fatta letteralmente di merda (sì, i Masai usano lo sterco essiccato come malta).

    Chi ha ragione?

    Certamente io e il Masai siamo uguali su una cosa: entrambi usiamo come metro di misura il nostro vissuto. Ma se facessimo cambio? Saremmo felici di averlo fatto? Probabilmente saremmo felici di aver fatto l'esperienza, che arricchisce entrambi, ma poi torneremmo al nostro lavoro e alla nostra capanna (ed entrambi fatti di merda, quindi potremmo anche empatizzare con le nostre miserie così diverse e così simili contemporaneamente).
    Torneremmo più consapevoli del nostro sistema di valori, più critici verso certe cose e più indulgenti su altre.
    Del resto lo dice lo zen stesso: porto il sacco di riso prima dello zen, imparo lo zen, porto il sacco di riso dopo lo zen.

    CITAZIONE
    Maledice chi di colore è diverso
    e in pubblico indossa l’elegante abito
    per ingannare l’occhio avverso,
    ma al momento della sacra dipartita
    perisce nell’anima ormai sbiadita.

    Gli Asiatici non sono diversi, razzisti come i giapponesi è dura (pensa ai Burakumin o alla considerazioni che hanno loro degli immigrati).

    Noi occidentiali siamo, invero, l'unico blocco culturale (perché "popolo" è troppo vago) che ha una qualche contezza dei suoi crimini.
    Se andiamo in Ruanda, in Giappone, in Cina, in India, in Turchia... secondo me hanno ancora posto per due o tre genocidi.

    Riconosco comunque che hai voluto trattare un tema importante e complesso e plaudo l'intenzione.
     
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    A dispetto della disomogeneità di alcune rime (che a me pur non essendo esperto dà un poco fastidio), la poesia in generale mi è piaciuta. Per quanto riguarda il contenuto, un megaquotazzo di Fert, al quale aggiungo che l'oikofobia imperante oggi arriva da lontano e in questi tempi si è cristallizzata nell'ideologia woke. Quindi attenzione: essere critici sì, ma verso tutti e senza demonizzare sé stessi. A proposito di giappi, al di là del razzismo, vero è che hanno subito la bomba atomica, ma non è che la loro unità 731 fosse composta da humpa lumpa, eh. Ho conosciuto molte persone amanti di culture differenti che però tendevano a idealizzarle, grande errore che in passato, quand'ero più giovane, ho commesso anch'io proprio col Giappone.
    In ultimo, c'è anche da fare un distinguo tra gli atteggiamenti e le influenze dei governi rispetto ai singoli individui, perché un conto sono le istituzioni (che molto spesso non rappresentano se non una frazione del popolo) e un altro sono le singole persone.
     
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    Testo opinabile a seconda dei diversi punti di vista, io ci leggo invece che non bisogna fare di tutta l'erba un fascio.
    Chi prega inginocchiato non è detto che sia necessariamente un terrorista.
     
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    Ciao Hanami, come stai?
    Mentre leggevo ho avuto la sensazione che i tuoi versi avessero come bersaglio l'ipocrisia di fondo che regola i comportamenti del genere umano: il predicare bene e il razzolare male.
    Il fatto che tu tratteggi l'uomo occidentale come ricettacolo di tale " paradosso" morale, mi è sembrata soltanto una scelta, non tanto legata alla mitizzazione di un'altra cultura, ma una scelta pratica dettata dalla necessità di fissare un punto di vista (per portare avanti il tuo discorso poetico e fare emergere l'incongruenza fra ciò che appare e ció che è).
    L'Occidente, dove tu vivi , ha un'aura negativa, ma avresti potuto invertire le coordinate geografiche e il succo del discorso non sarebbe cambiato. Mi sbaglio?
    Stilisticamente non mi è dispiaciuta l'alternanza dei versi privi di rime con quelli in rima.
    Mi ha fatto pensare alla rottura delle catene, dell'apparenza che via via si sgretola in favore della vera sostanza.

    Edited by j.darkblue - 6/6/2023, 18:00
     
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    Secondo me ogni cultura ha i suoi aspetti negativi e positivi, di cui i secondi devono essere limitati mentre i primi devono essere aumentati.
    In occidente le generazioni precedenti hanno fatto in modo che se vorremmo potremmo essere prosperi e felici e gli scienziati stanno inventando tecnologie che permettono di evitare di inquinare l'ambiente, solo che invece ci roviniamo per la nostra invidia, individualismo estremo e avarizia e la nostra cultura dell'avere "tutto e subito".
     
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    CITAZIONE (Tulit-Fert-Feret @ 1/6/2023, 16:05) 
    Le rime... le rime...

    Domandina per Tulit-Fert-Feret . Di questo componimento, è lo schema rimico che non ti soddisfa o a tuo avviso ci sono forzature (di senso) per chiudere i versi in rima? O trovi semplicemente pesanti alcuni passaggi sonori?

     
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    CITAZIONE (Neme_ @ 5/6/2023, 16:21) 
    CITAZIONE (Tulit-Fert-Feret @ 1/6/2023, 16:05) 
    Le rime... le rime...

    Domandina per Tulit-Fert-Feret . Di questo componimento, è lo schema rimico che non ti soddisfa o a tuo avviso ci sono forzature (di senso) per chiudere i versi in rima? O trovi semplicemente pesanti alcuni passaggi sonori?

    Partiamo da una considerazione preliminare: io sono per l'armonia, ma riconosco tranquillamente che per ragioni metapoetiche o per questioni di ancillarità tra forma e contenuto, uno possa voler fare sonorità pesanti e martellanti.

    Ora, per dire, a me piace la rima ambigua di "mente" alla prima strofa.
    E' arguta e sottolinea il concetto, ampliando anche il gioco della semantica (menzogne, penisieri menzogneri, parole menzognere figlie dei primi).
    La seconda strofa usa le rime baciate (pesanti per definizione) e a mio parere sacrifica alla musicalità il significato:

    Tra la gente si vanta del suo modello,
    poi piove ed esce senza l’ombrello.


    Modello di vita? Di auto (per rimanere in tema ricchezza, l'auto è un symbolon stati)?
    E qual è la correlazione con l'uscire senza ombrello? L'incoerenza o la sprovvedutezza? E perché non posso uscire senza ombrello come Gene Kelly? L'immagine è molto vaga, aperta a diverse interpretazioni: certo, io in buona fede posso dedurre dal contesto che l'idea è quella di criticare l'uomo occidentale, quindi Gene Kelly non c'entra niente, ma il dubbio tra domanda e incoerenza permane, che poi potrei anche dire che usare un'immagine leggera per un tema che voglio grave è a mio parere molto antifrastico (e Hanami potrebbe dirmi: ma anche i barocchi che ti piacciono tanto sono antifrastici, ci sta).

    Le rime seguenti baciate sono poi ancora più pesanti perché non hanno dietro un ritmo abbastanza solido che le sorregge, come mettere il motore di una Ferrari su una Panda: lo puoi fare se adegui il telaio.
     
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    Ringrazio per l'attenzione ai versi della mia poesia, e provo a dare qualche spiegazione. Il miglior commento è senz'altro quello di j.darkblue che ha compreso molto del testo/contenuto. Non è un unico attacco al modo di vivere occidentale, quanto al luogo comune diffuso che chi predica una religione islamica sia un poco di buono. Anche Eleven ci è arrivato.
    Nello specifico io non sono islamica, ma guardo il lato religione da un punto esterno e spesso mal tollero le dicerie sulle religioni.
    Riguardo alla forma è comprensibile lo sdegno di Fert se non ama le rime (e queste non sono granché e lo ammetto).
    Probabilmente nel prossimo turno, che poi sarà quello in anonimato, proverò a mascherare il mio stile.
     
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    CITAZIONE (Tulit-Fert-Feret @ 5/6/2023, 17:13) 
    Tra la gente si vanta del suo modello,
    poi piove ed esce senza l’ombrello.


    Modello di vita? Di auto (per rimanere in tema ricchezza, l'auto è un symbolon stati)?
    E qual è la correlazione con l'uscire senza ombrello? L'incoerenza o la sprovvedutezza? E perché non posso uscire senza ombrello come Gene Kelly? L'immagine è molto vaga, aperta a diverse interpretazioni: certo, io in buona fede posso dedurre dal contesto che l'idea è quella di criticare l'uomo occidentale, quindi Gene Kelly non c'entra niente, ma il dubbio tra domanda e incoerenza permane, che poi potrei anche dire che usare un'immagine leggera per un tema che voglio grave è a mio parere molto antifrastico (e Hanami potrebbe dirmi: ma anche i barocchi che ti piacciono tanto sono antifrastici, ci sta).

    La lettura è aperta a diverse interpretazioni, ma il contesto aiuta a individuare comunque un certo range di possibilità, tutte più o meno apprezzabili. Per intenderci, io posso trovare in un quadro il colore rosso e pensare che appartenga a una Ferrari o ad un pomodoro, ma se lo trovo in un contesto di verdure, potrò dubitare che sia un rosso di un pomodoro, di un peperone o di un radicchio, ma saprò che sicuramente non sarà quello di una Ferrari.
    Ora che ci sia un riferimento all'incoerenza o alla sprovvedutezza (o a entrambe, cosa possibile grazie proprio all'ambiguità) è da determinare, ma seppure non fosse determinabile, comunque arriviamo a dedurre che il modello, il comportamento riportato, non sia perfetto, sia criticabile. A quel punto il lettore inserisce la sua critica personale al modello in questione, ma comunque resta nei binari dell'autrice.
    Ovviamente parlo da tifoso dell'interpretabilità.
    L'immagine in sé, quindi, non mi dispiace, ma trovo comunque che ci siano parziali forzature dovute alla ricerca di rime, quindi sono d'accordo col tuo discorso sul quel piano lì. Io sono poco pratico (e infatti non le uso spesso), ma il passaggio da asciutto a brutto mi sembra troppo ardito.
    Poi nel complesso l'aspetto antifrastico potrebbe essere comunque un elemento metapoietico visto il tema: è paradossale usare leggerezza per un tema grave, no? Ma è una leggerezza costruita per creare quest'antifrasi o per altri motivi? Se si ha l'impressione del secondo motivo, anche l'elemento metapoietico perde la sua forza.
     
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    Il titolo, invero, mi richiama lo zen (certo, zenit è una parola araba, ma la parte ZEN è quella sottolineata).

    Perché "piegato in terra prega a tutte le ore" non è solamente il musulmano, ma anche il monaco cristiano nella proskinesis (che in greco significa letteralmente "movimento in avanti", quindi il proiettarsi a terra inchinati).

    Donde l'interpretazione di un Occidente laico e arrogante che liquida la religiosità (in generale) come mera superstizione/atto inferiore.

    Che poi, avendo studiato i fondamenti diritto islamico, ti posso assicurare che in arroganza non scherzano neanche loro: https://www.treccani.it/enciclopedia/dar-a...ia-Italiana%29/

    Comunque, ribadisco: una poesia che suscita dibattito è nel contenuto una poesia importante.
     
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    Io mi collego al titolo: "Nella vita ogni cosa ha il suo spazio".
    Piccolo ricordo di pratiche che Zen...
     
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    Scusate, mi ero perso una parte del messaggio di Hanami, replico e poi rispondo a Neme.

    CITAZIONE
    Riguardo alla forma è comprensibile lo sdegno di Fert se non ama le rime (e queste non sono granché e lo ammetto).
    Probabilmente nel prossimo turno, che poi sarà quello in anonimato, proverò a mascherare il mio stile.

    Né son sdegnato (lo sdegno è per le cose gravi) né odio le rime, anzi. Come ho scritto, non mi è piaciuto il loro uso specifico in questa poesia per le ragioni che ho articolato nel post sopra.

    Mi dispiace se ritieni di dover mascherare il tuo stile, perché a mio parere è il cuore di ogni poeta: se pensi che sul discorso rimico abbia ragione, prova diversi schemi o trova diverse soluzioni, ma in nessun caso dovresti nasconderti :flower:

    CITAZIONE
    Ora che ci sia un riferimento all'incoerenza o alla sprovvedutezza (o a entrambe, cosa possibile grazie proprio all'ambiguità) è da determinare, ma seppure non fosse determinabile, comunque arriviamo a dedurre che il modello, il comportamento riportato, non sia perfetto, sia criticabile. A quel punto il lettore inserisce la sua critica personale al modello in questione, ma comunque resta nei binari dell'autrice.
    Ovviamente parlo da tifoso dell'interpretabilità.

    Questo è un discorso molto interessante.
    Tu dici: è indeterminabile, ma è circoscritto all'ambito della critica, quindi tu lettore puoi inserire il vizio che ti pare più confacente all'uomo occidentale.
    Ma se il lettore ha una visione positiva dell'occidente o comunque non più negativa di altre culture o è portatore di un relativismo assoluto per cui "l'uomo è misura di tutte le cose" (cit.) si trova in difficoltà, perché non parte da una visione negativa.
    Quindi, a mio parere, un lettore così si chiede: ok, è chiaro che l'autrice critica (il c.d. "an"), ma non può lanciare a me questa palla (il c.d. "quantum"): in cosa trova biasimo nell'occidente?

    CITAZIONE
    Poi nel complesso l'aspetto antifrastico potrebbe essere comunque un elemento metapoietico visto il tema: è paradossale usare leggerezza per un tema grave, no? Ma è una leggerezza costruita per creare quest'antifrasi o per altri motivi? Se si ha l'impressione del secondo motivo, anche l'elemento metapoietico perde la sua forza.

    Su questo chiaramente la parola finale spetta all'autrice.
     
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    Sono contenta di avere interpretato bene.
     
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    Perché "piegato in terra prega a tutte le ore" non è solamente il musulmano, ma anche il monaco cristiano nella proskinesis (che in greco significa letteralmente "movimento in avanti", quindi il proiettarsi a terra inchinati).

    Apprezzo molto il dibattito intorno a questi versi che sono semplici anche perché io li voglio così. Probabilmente con Fert è difficile trovare un punto d'incontro perché a differenza mia lui ricerca concetti più complessi, come quello sopra. Anche il monaco cristiano si piega, ma la domanda è questa. In quanti sanno come prega un musulmano, e in quanti conoscono la proskinesis? Ricercare il pelo nell'uovo allontana dalla semplicità del concetto quando invece questo si può afferrare con molta più semplicità.

    Questi versi non vogliono insegnare niente a nessuno, sono solo una mia considerazione senza pretese. La ricerca della semplicità è sempre implicita nella mia poesia, considerato che spesso scrivo poesia orientale. Peccato che talvolta venga presa per banalità (oppure lo è).

     
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