Inchiostro diVerso - Forum di scrittori e arte

Votes taken by ikebanacka

  1. .
    Direi (condizionale d'obbligo stante la mia dabbenaggine in quanto a metrica classica) che si tratta di una poesia in esametri. D'altronde, il tema quasi lo esige, trattandosi della fondazione di Roma, tra l'altro attingendo a piene mani alla citazione ovidiana "alba iugum niveo cum bove vacca tulit". E però ciò che Roma fu all'inizio fa da preludio a ciò che sarebbe stato per i territori a lei prossimi: la grandezza di Roma è passata attraverso la conquista e la sottomissione delle popolazioni circostanti. Ma ormai quella grandezza è solo una visione, un "antico fasto", ma del resto "Roma quanta fuit, ipsa ruina docet" e ancora oggi restiamo ammirati da quel glorioso passato che fu.
    Forse l'autore/autrice è un/a classicista incallito/a, per farsi tornare in mente la grandezza di Roma nella notte insonne... o forse vorrebbe rivedere risorgere nel mondo odierno quel mito epico, laddove invece la nostra società appare ormai stanca e decadente...
  2. .
    CITAZIONE (Neme_ @ 27/7/2023, 03:47) 
    Comunque sono andato OT di parecchio, chiedo scusa, me ne sono reso conto solo adesso. Se Ike è d'accordo farei appello alla bontà di un admin :genu: per spostare gli ultimi messaggi in un altro topic, per non intasare ulteriormente questo qui.

    Certo, non ho motivo per non essere d'accordo, anche se non so se riuscirò a dare seguito a una simile discussione perchè sto facendo veramente fatica in questo periodo a dedicare tempo a questo forum: in questi giorni mi sto sforzando di commentare le poesie per esprimere il mio voto, ma il mio contributo in altri topic è decisamente scarso...

    Ad ogni modo, giusto per chiarire il mio punto di vista in merito su questa specifica poesia, non posso sapere se l'autore/autrice abbia voluto usare una forma non prevista dalla grammatica: dalla mia lettura personale della poesia, non ho trovato particolari motivi per cui avrebbe avuto senso l'inserimento di una forma deviante rispetto alla regola, e perciò propendo per l'ipotesi "errore". Alla fine del turno, quando l'autore/autrice sarà libero/a di fornire chiarimenti sulla sua poesia, allora magari dovrò ricredermi e considerare che non si trattava di "errore" ma di "scelta consapevole".
  3. .
    CITAZIONE (Neme_ @ 26/7/2023, 13:00) 
    Le sorde eco mi suona più elegante e poetico, personalmente lo preferisco, con buona pace della Treccani o dell'Accademia della Crusca.
    Per ragioni metriche un certo Leopardi scrisse il zappatore piuttosto che lo zappatore, una licenza utilizzata per ragioni metriche. Potrei sbagliarmi, ma dai versi precedenti mi pare che ci sia la volontà d'incedere sui parisillabi, per cui "i sordi echi" andrebbe a cambiare la struttura del verso. La grammatica può essere piegata, e in questo caso la licenza non urta per niente a dispetto del caso leopardiano.

    Neme, de gustibus non disputandum est e perciò nulla quaestio su quello che preferisci. Ritengo però che per ammettere una versione difforme rispetto alla grammatica occorrano due presupposti:
    a) consapevolezza della regola, perché violare una regola senza saperla non rappresenta una decisione deliberata e consapevole ma semplicemente un'ignoranza di quella specifica regola e quindi un errore;
    b) motivazione della violazione, perché violare una regola per il solo gusto di farlo senza una motivazione a supporto (non c'è alcun incedere sui parisillabi, basti vedere il terzo verso di quella stessa strofa) non rappresenta alcun valore aggiunto.
    Ci sarebbe poi un terzo fattore da tenere in considerazione, ossia l'autorevolezza di chi propone la violazione della regola: un conto è ammettere che un Leopardi già affermato nel panorama letterario dell'epoca possa piegare le regole a proprio piacimento, un altro è ammettere che ciascuno possa piegare le regole a proprio piacimento (e allora le regole che esistono a fare?), ma la questione dell'autorevolezza è meramente soggettiva e chi è autorevole per Tizio potrebbe non esserlo per Caio, quindi anche il nostro autore/autrice potrebbe per alcuni possedere quella autorevolezza sufficiente per consentirgli/le di piegare a sè le regole grammaticali.
  4. .
    Componimento in versi liberi che sconfinano - oserei dire - in una prosa poetica più che in una poesia vera e propria. Mancano diversi segni di punteggiatura in coda ai versi (primo verso, secondo verso, eccetera); il terzo verso della quarta strofa contiene un refuso (o c'è un "e" in luogo di "è", oppure c'è un "che" di troppo).
    Ho trovato il componimento particolarmente originale: generalmente gli alberi sono considerati tra gli esseri viventi più pacifici, se ne stanno lì buoni buoni, ci danno ossigeno, fanno ombra, producono foglie fiori frutti eccetera. Qui invece gli alberi sono cattivi: sono tronfi della loro altezza e intendono soffocare ogni forma di vita sottostante. L'allegoria si presta a essere applicata in molti casi, direi in tutti i casi in cui un potente, o colui che è in una posizione di predominanza, abusa della propria condizione per impedire di emergere e per schiacciare tutti coloro che si trovano intorno: gli ultimi versi forniscono però la speranza che un giorno futuro questi alberi prepotenti smetteranno di pensare solo a loro stessi e consentiranno a chi sta sotto di loro di vivere in pace. In sè il messaggio è apprezzabile, sono però perplesso nel veder utilizzata a questo scopo la figura dell'albero che, poverino, cresce semplicemente come è nella natura delle cose. Secondo me, si potrebbe rielaborare il tutto come una favola: "c'era una volta un albero che era cresciuto tanto e che si era dimenticato delle sue radici" eccetera.
  5. .
    Post scriptum al mio commento... Dimenticavo di dire che ho trovato ingegnoso il titolo. Anzichè dire "Epifania allo specchio", si è composta una parola speculare al sostantivo "Epifania", cosicché in un termine venisse concentrata l'intera locuzione.
  6. .
    Particolare la sequenza di rime utilizzata: a blocchi di strofe, abbiamo un A-B-A-B-A-B-B-A-B, in cui però ci sono o parole non poste in rima tra loro (speranza-sbalzi) o rime invertite nell'ordine rispetto alle altre strofe speculari. Se invece guardiamo la struttura contenutistico-sintattica dei versi, allora i blocchi di strofe possono essere visti come un A-B-C-C-A-B-D-A-D. La lunghezza dei versi è incostante. Nella settima strofa cerco di ricostruire l'ordine logico della frase in "il trono del cavaliere è il suo destriero", però non ne sono molto convinto.
    Messaggio piuttosto chiaro di speranza: dopo il buio, la luce; dopo la sensazione di sconfitta, la voglia di ripartire; dopo il pianto, l'amore. Non so se l'autore/autrice avesse letto una bella poesia di Violett@ di un paio di League fa (Scalza), però il secondo verso della seconda strofa mi ha riportato alla mente quel componimento, per assimilazione nel tema del cammino e per contrasto nel messaggio finale.
  7. .
    CITAZIONE (Erendal @ 21/6/2023, 10:13) 

    Anche a me piace molto lo stile pulito ed elegante della scrittura di ike. Seppur in larga parte raccontato riesce comunque a catturare l'attenzione fino in fondo. Più leggo i vostri western e più mi viene da pensare che nel mio racocnto il lessico lasci un po' a desiderare!


    Grazie Erendal! Ho voluto arrischiarmi in un brano volutamente raccontato. Si parla sempre della regola "show, don't tell", che è una regola vera per il pubblico contemporaneo, pubblico che, anche per via dell'abitudine alla televisione e al cinema, è sempre più abituato a vedere le cose piuttosto che a sentirsele raccontare. In questa occasione, però, ho voluto pensare a un brano raccontato proprio come se ci si trovasse intorno a un bivacco nella prateria, e un vecchio cowboy raccontasse ai suoi compagni "Per passare il tempo in questa sera fredda, vi voglio narrare questa storia, la storia di come è stata vendicata la morte del vecchio Mangas Coloradas", e allora inizia a presentare: "Mangas Coloradas era un colosso alto quasi due metri...".
  8. .
    Stavolta in questo girone non ho trovato poesie che mi abbiano convinto appieno (mi avete abituato troppo bene!): voto Fert per il suo talento nell'elaborazione dei versi.
  9. .
    Sicuramente i versi scorrono molto bene, con un lessico consono in cui emerge l'elemento materiale tramite il richiamo ad armi e metalli. Però è un materialismo che cerca di essere epico se non addirittura mitologico, arrivando nell'ultimo verso a parlare di "icore", termine desueto che avevi impiegato anche un paio di turni fa in un contesto ben più sacro che non il contesto bellico.
  10. .
    Chapeau! Riguardo ad alcune espressioni non sono sicuro della correttezza perchè non ho ricercato tutte le parole che non conoscevo, così come un paio di scelte mi sono sembrate un po' ricercate (perché "I eam you" anziché "I am you"?), però il risultato nel complesso è ben comprensibile per chi abbia una base di inglese, e affascinante anche per chi della fisica non ha una conoscenza così solida. Non sono inoltre sicuro sull'assonanza di alcuni versi per formare le rime flummox-balks e enough-bluff. Però l'esito finale di questa poesia mi ha veramente stupito. Del resto, scrivere poesie sulla fisica non è certo una novità (penso a Lucrezio con il suo De rerum natura, e non solo) e rappresenta una missione per l'autore nel cercare di rendere dolci quei concetti che, per la loro complessità, l'uomo medio tende a rifuggire (concetto che si ritrova peraltro nel già citato Lucrezio). Un'opera quindi molto complessa, e si vede anche per come è strutturata in sei parti molto dense. Inserite nel testo poetico, mi sono piaciute anche le prefazioni alla parte quinta e alla parte sesta, che sono state funzionali a creare un'adeguata atmosfera per calarsi nella lettura di quegli specifici versi.
  11. .
    Decisamente un passo avanti (forse anche due) rispetto alle precedenti tue poesie pubblicate nei turni precedenti. E non solo per la presenza di qualche segno di punteggiatura in più! Alla prossima occasione, si potrebbe completare l'opera inserendo tutti i punti necessari.
    A livello di contenuto, è interessante la vicendevole dipendenza tra soggetto d'amore e oggetto d'amore.
    Il verso che più mi ha colpito è l'ultimo, e qui mi lancio in una divagazione. Aristotele, nella Metafisica, scrive a proposito del principio di non contraddizione: "Ma poi, come potrebbe essere nel falso chi pensa che la stessa cosa è o non è in un certo modo, ed essere invece nel vero chi afferma tutte e due le cose insieme? Perché se costui intende dire il vero, che senso ha sostenere che la natura delle cose è proprio così fatta? E se chi pensa in questo moda non intende dire senz’altro il vero, ma semplicemente ciò che è più vero?, le cose starebbero già in un certo modo, e questa sarebbe la verità, e non già vero e insieme non vero. Se invece intende che tutti dicono il vero e insieme il falso, a costui non può essere consentito di aprir bocca e di parlare: nello stesso tempo, infatti, dice e disdice la stessa cosa. E se non sostiene nulla, ma crede e non crede in egual modo, che differenza ci sarà tra lui e le piante?". Ecco, quel tuo riferimento al "sarei come un vegetale", mi ha portato alla mente questa affermazione di Aristotele, laddove dice che chi crede e non crede in egual modo è come fosse una pianta: in questo turno il tema è il paradosso, che - sotto certi aspetti - è una violazione del principio di non contraddizione, e il rappresentarsi come un vegetale rende l'idea dell'immobilismo e della passività che non porta a prendere una soluzione rispetto alla propria condizione.
  12. .
    Certo che quel "sbattimenti" buttato lì come un pugno in faccia... Non hai trovato un'altra espressione più consona per il linguaggio poetico? Tipo "affanni", che hai usato nel verso successivo, è già più consono al linguaggio che hai usato negli altri versi, ma anche "preoccupazioni", "angosce", "difficoltà"... E preciso che questo intende essere un consiglio costruttivo, non uno sparlare!
    Sono contento che tu abbia voluto liberarti dal vincolo di ricerca della rima che, secondo me, nelle ultime poesie aveva limitato la tua espressività. Spero che, prima o poi, vorrai cimentarti con la metrica ;)
  13. .
    Poesia molto lineare e chiara nel suo obiettivo. Il verso "perchè l'amata sempre tien ragione" è effettivamente ambiguo, perchè sembra suggerire l'idea che i maschi siano sempre nel torto e le femmine sempre nella ragione: forse una resa impersonale come "l'amore sempre tien ragione" potrebbe evitare questa perplessità, dando per esplicato che l'amore che reca violenza non è amore ma solo egoismo e manifestazione di possesso.
  14. .
    Subito, nel leggere la poesia e prima ancora di visualizzare i commenti, ho pensato a Rino Gaetano, a canzoni come "Nuntereggae più" ma soprattutto "Ma il cielo è sempre più blu"... Però qui, in questa poesia, neppure sarcasticamente possiamo dire che "il cielo non è sempre più blu", ma c'è proprio uno sconforto totale negli ultimi versi: meglio chiudere gli occhi per sempre di fronte a certe vergogne e a certe ingiustizie? Confido sempre che ci sia l'opportunità di migliorare lo stato delle cose!
  15. .
    Trovo che il tema del paradosso sia stato ben utilizzato ben esprimere la nostra incertezza e incapacità di conoscere la vita, ciò che ci circonda e ciò che sarà di noi. L'alternanza di novenari e ottonari scorre abbastanza bene, aver riservato alle rime solo i versi estremi di ogni strofa ha consentito il dipanarsi di un discorso fluido con la peculiarità di alcuni termini ricercati.
1311 replies since 31/3/2005
.
Top