Inchiostro diVerso - Forum di scrittori e arte

Posts written by ikebanacka

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    CITAZIONE (Alan S. @ 21/9/2023, 22:20) 
    ikebanacka che ne dici, tentiamo la nostra prima collaborazione?

    Io e Alan siamo in contatto tramite MP per vedere se riusciamo a presentare insieme un racconto per il prossimo turno :palloncino:
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    CITAZIONE (Tulit-Fert-Feret @ 1/10/2023, 11:41) 
    La prima cosa che voglio far notare è il numero di voti TOTALI: ci sono 28 iscritti alla League e sono giunti 17 voti, il che vuol dire che 11 persone se ne son battute o belin in sci scoeggi e questo, a mio parere, è veramente antisportivo.

    10 persone... dai 28 iscritti andiamo tolti noi due quali diretti interessati e va aggiunta Miss quale admin: gli aventi diritto al voto erano quindi 27, e non è un segreto vedere chi manca all'appello...
    Già dopo il secondo turno della fase a gironi avevo pubblicamente osservato come non tutti i partecipanti votassero, facendo venir meno il meccanismo su cui si basa un contest di questo tipo. Se questo avveniva già nella fase a gironi, figuriamoci se non avviene a maggior ragione in una fase a eliminazione diretta che si svolge a distanza di due mesi dal turno precedente per via dell'intervallo di agosto e in cui la maggior parte dei partecipanti è già uscita di scena... Non so cosa abbia in mente Erendal per la prossima edizione, però anch'io non ho piacere di assistere a situazioni come questa (come è successo anche ne "Il Signore dei Versi", o come è successo ad esempio nell'ultimo turno di "Racconti sotto la luna") in cui il numero di voti è inferiore rispetto alle persone direttamente partecipanti.
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    Un voto particolarmente sofferto: non tanto perchè Askar non meriti un riconoscimento per la sua poesia ben elaborata formalmente e in cui ha coraggiosamente presentato un proprio vissuto personale, quanto perchè le capacità di Glesion sono ben note in questo forum e mi sarebbe piaciuto rivederlo in finale a difendere il proprio titolo. Non ho trovato affatto brutta la poesia da lui presentata, però - questo sì - un po' priva di passione autoriale, un po' anonima, un po' povera di quella caratterizzazione personale che ti porta a individuare certi versi come connotazione propria di chi li ha scritti. Di contro, Askar sta apprendendo sempre più il metodo di comporre versi e, forte sia di un bel bagaglio lessicale sia di una buona capacità introspettiva, in questo caso, al netto di alcuni dettagli che migliorerà sempre più con l'esercizio, ha saputo creare un componimento molto valido.
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    Complimenti a Violett@ per il percorso svolto fin qui, ho però trovato la poesia di DruVir più curata formalmente e in grado di sopperire sapientemente con la profondità di visione all'aspetto emotivo che Violett@ ha invece saputo maggiormente colpire tramite il proprio componimento.
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    Huine ha fatto grandi progressi, prenderà sempre più capacità di far volteggiare le parole senza incappare in difficoltà semantiche o ritmiche: ritengo la poesia di Darth superiore in questo turno per l'uso accurato delle immagini proposte e l'intensità che è in grado di creare.
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    Grazie Pecco, spero di riuscire prima o poi ad andare a commentare il tuo racconto che hai citato!

    Grazie anche a Janec: non occorre scusarsi e non bisogna temere di ricevere critiche, siamo qui su un forum apposta per imparare, altrimenti saremmo dietro una cattedra a impartire lezioni... Al di là di Pirandello o non Pirandello, che è un autore che invece a me piace e che ho letto molto ai tempi del liceo, la questione però non è "avere il numero della tipa", la questione è l'incomunicabilità, l'incapacità di entrare in relazione con l'altro, il sentirsi soli pur in mezzo a un gruppo di sedicenti amici con cui si passa la serata a parlare del nulla.
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    Mai come questa volta avrei voluto votare tutti i racconti in gara, sia quelli scritti con maestria nel raffigurare storie che hanno molto da dire (Askar, Alan, Don't Fear the Reaper), sia quelli che si sono lanciati in profonde riflessioni personali partendo da spunti della propria vita (Erendal, Pecco, Violett@, Luke: per questi ultimi due, è stata molto gradita la loro "incursione" nel campo della prosa, dopo averci dato tanti contributi nella poesia). Ho scelto però di votare il brano di Jane non solo perchè è quello che personalmente mi ha coinvolto più di tutti, ma soprattutto perchè è quello che a mio avviso rappresenta un racconto che parte da un punto e arriva ad un altro segnando una vera evoluzione della protagonista mediante presa di coscienza e consapevolezza del mutare del proprio animo al mutare delle situazioni.
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    Noto un forte riproporsi della sensazione tattile all'interno delle strofe, segnando ciò che si pone a contatto della pelle (vesti intessute, macigni graffianti, rivestite di cupe scaglie, onde pungenti). Se forse è una poesia "vissuta sulla propria pelle", le immagini titaniche che raccontano di un viaggio che passa da cime di menzogne a oceani di falsi miti avrebbero potuto essere stemperate in versi più personali, però l'ultima strofa vale comunque a dare una connotazione più intimistica al componimento, e in particolare l'ultimo verso funge da vero e proprio verdetto liberatorio.
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    Versi brevilinei che spezzano molto il ritmo, quasi a segnare come la ricerca della soluzione sia costantemente destinata a interrompersi e a ritornare a capo. Alcune immagini mi sono piaciute particolarmente, come il riferimento ai "ricci": sì capelli ricci, ma anche i ricci come animali, che si appallottolano su sè stessi quando si sentono in pericolo tirando fuori gli aculei, che è un po' la sensazione del "chiudersi a riccio" che proviamo tutti noi quando non ci sentiamo capiti dall'esterno. Ho invece trovato troppo ardita l'immagine con cui si chiude la poesia del tracciare i capelli con i cerini spenti: non so, a me la poesia pareva già completa senza quei cinque versi finali, la cui presenza in posizione così rilevante mi fa pensare di non avere ben capito il peso del loro significato alla luce dell'intero componimento.
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    In fin dei conti la vita è un "panta rei": scorre il fiume e scorre il tempo, portando detriti che si depositano sul fondo del nostro animo e, che pescando un po' a fondo, andiamo a smuovere per raccoglierli nel tentativo di rendere l'acqua un po' più limpida... Significativo in tal senso è che tutte le strofe inizino con "ricordo/mi ricordo".
    Non mi hanno entusiasmato alcune rime (ad esempio, avrei evitato di proporre la rima univoca "Tevere-lungotevere"), mentre la metrica è abbastanza lineare nel suo basarsi su coppie di settenari. Il tema trattato, per quanto personale, è stato reso in maniera molto partecipe per il lettore, definendo bene sia la situazione di fatto sia il riflesso che questa presenza mancante ha cagionato.
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    E' un'impressione che ho avuto leggendo la prima volta questa poesia e che poi, vedendo anche i commenti che mi hanno preceduto, ha trovato sostegno: mi sono chiesto come mai Glesion si stesse darthizzando, se fosse per una sfida con se stesso (un "voglio provare a fare qualcosa di diverso dal mio genere") o se fosse una naturale evoluzione del suo stile (e allora forse si va verso una nemizzazione, in cui la capacità di scrivere versi canonici viene soppiantata dalla volontà di adottare un capovolgimento dei canoni classici proiettandosi verso nuove avanguardie)... Alla fine, bastava poco per proporre questi versi interamente in endecasillabi e settenari, se non è stato fatto c'è una precisa volontà (che può anche essere "non avevo voglia di sistemare questi versi riducendoli in endecasillabi e settenari", e pure questa è una legittima presa di posizione contro gli schemi metrici).
    Io ho interpretato la poesia come se fosse dedicata all'immaginazione, al fantasticare della mente che ci porta via da un mondo che non sentiamo come nostro; quel "tu" a cui ci si rivolge potrebbe essere, in fondo, ciascuno di noi o anche l'autore stesso che si traspone in un proprio ideale alter ego, è un qualsiasi "tu" a cui si fa presente la propria desolazione e la propria invocazione di aiuto.
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    Anche quando in passato ti sei aperto nel raccontare episodi del tuo passato all'interno di discussioni di questo forum, specialmente nelle interviste di Miss, ho sempre ammirato come, nonostante le tortuosità del percorso (o forse proprio per mantenerti saldo di fronte a queste tortuosità), tu abbia saputo coltivare la tua interiorità, anche attraverso la scrittura con cui esprimi sempre bei pensieri e riflessioni. Con ciò, per quanto tuo figlio rappresenti quanto di più bello tu possa avere a questo mondo, non credo che sul serio lui rappresenti "l'unico e concreto motivo" della tua esistenza, perchè, per quanto tu possa essere critico con te stesso e forse parlare di potenzialità non espresse o non capite o non riconosciute, tuttavia credo che ognuno abbia in sè il motivo della propria esistenza tramite la propria unicità e irripetibilità. Anche tralasciando ciò che avviene nella vita oltre lo schermo, già il fatto di frequentare questo forum porta a un riconoscimento della tua persona e delle tue capacità.
    Ho trovato molto ben scritta e profonda questa riflessione che hai proposto sullo sviluppo della tua vita.
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    Una piccola segnalazione visto che la medesima espressione è stata ripetuta due volte nel corso del brano: è "sentirsi in colpa" e non "sentirsi incolpa".
    Il brano mi è piaciuto molto, anche se il finale mi ha un po' deluso: non tanto per l'epilogo in sè, quanto perchè ho avuto la sensazione di ripetizione della stessa tecnica narrativa che hai adottato per il brano "Cane mangia cane" che avevi pubblicato per il turno precedente. Naturalmente immagino che non tutti i tuoi racconti impieghino la stessa metodologia, però, avendo io letto dei tuoi per ora esclusivamente quello e quest'ultimo, ho avuto una sensazione di "già visto" nella riproposizione di un finale in cui il protagonista voce narrante trova la morte facendo interrompere il racconto mentre si sta ancora svolgendo il suo flusso di pensiero. Al di là di questo, storia toccante che stringe il cuore nell'innocenza della bambina di fronte a un mondo crudele.
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    Si cresce e impariamo a capire noi stessi e a prendere coscienza di quelli che sono i nostri punti di forza e di debolezza. La vita ci aiuta a metterci costantemente in confronto per consentirci di saggiare i nostri pensieri e i nostri sentimenti. Un testo scritto con estrema delicatezza, come era da aspettarsi dalla sua autrice!
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    Questo testo lascia trasparire molto. Luke, delle esperienze che hai vissuto e del tuo modo di vedere la vita e rapportarsi con ciò che ci circonda, tant'è che anche lo stesso testo sembra un percorso immaginifico per liberare la mente e immergersi in un contesto rilassante e di svuotamento da qualsiasi ansia o preoccupazione: emblematico è il terzo capoverso, in cui la ripetizione per tre volte a stretto giro della parola "piedi" sembra fatta proprio apposta per invitare il lettore a concentrarsi su quella parte del corpo.
2548 replies since 31/3/2005
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