Inchiostro diVerso - Forum di scrittori e arte

Posts written by ikebanacka

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    Cinque sestine in versi liberi, con qualche sporadica rima. Noto un errore di concordanza alla fine dell'ultima strofa nell'utilizzo al plurale del termine "eco".
    La poesia si apre con una danza, tra l'autore/autrice e la notte, notte che porta a pensare e a riflettere. Il sottofondo dei pensieri è come musica, un'orchestra che raggiunge la sua acme nell'esplosione di luce e rumori che segna la fine della notte. Questo pensare è tutto un sogno, l'arriva alla conoscenza è un'utopia: secondo l'autore/autrice, non siamo altro che bambolotti di porcellana in un castello di pupazzetti, incapaci di esseri veri (verrebbe cartesianamente da chiedersi se sia vero il sogno o la realtà, e ci tocca rifugiarci nel "cogito ergo sum"...). C'è però un "tu" che compare nelle ultime strofe che aiuta l'autore/autrice nel continuare a sognare: chi sia questo "tu" non è detto nel testo, se sia una persona, se sia un'idea... Tante immagini, ma ho come l'impressione che, in questa poesia, il cerchio non si sia chiuso del tutto...
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    Versi liberi raggruppati in quattro strofe da sette.
    Componimento perfettamente chiaro nei suoi passaggi e nel suo intento, va dritto a colpire sulla relazione figlio-mamma cogliendo gli aspetti più genuini di questo rapporto.
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    Propongo scambi:
    Pecco73 propongo, per la collezione della Gilda, asteromagisto+Luke in cambio del tuo Mordred(grifone);
    Kira~ propongo Luka03 (era antropomorfa)+Charlize e Edgar Lee (collezione Gilda) in cambio dei tuoi DruVir e Yarandrala (entrambi era antropomorfa). Propongo inoltre lo scambio di un mio Fulci per un tuo Novelle delle collezione dei Guerrieri.
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    Ho votato "La tua visione si mostra via" per l'elaborazione formale e per gli spunti di contenuto in essa presenti; una menzione a "La trasmissione del tempo", a cui però mancava un guizzo di originalità e approfondimento per farmela apprezzare maggiormente.
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    Versi liberi e tante, tante, tante immagini che sono un collage delle parole più suggestive che possono solleticare l'animo del lettore. Prima strofa incentrata su elementi sonori (risa, parole, canti); la seconda su quelli tattili (soffici, solleticare); la terza vira sugli elementi meteorologici; la quarta e la quinta chiudono con aspetti di fisica che riguardano il ciclo del carbonio e il ciclo dell'acqua.
    Sinceramente, ho avuto l'impressione che l'autore/autrice, piuttosto che amalgamare al meglio pochi ingredienti ben scelti, abbia voluto gettare nella sua ricetta di tutto un po', cercando di impressionare il lettore con immagini gradevoli che ogni strofa della poesia cerca insistentemente di riproporre.
    In sè il messaggio del componimento è piuttosto semplice: si partiva da una bella situazione, ci sono state delle avversità, si è usciti ritemprati da quelle avversità. Spero che il vissuto dell'autore/autrice possa corrispondere a questa capacità di lasciarsi alle spalle i momenti difficili e di essere capace di splendere continuamente.
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    Endecasillabi a maiore, a rima alternata nelle prime due quartine e chiusa in distico a rima baciata. Una poesia complessa e affascinante, per quanto non di immediata comprensione. La pianta e il pianto sono due tematiche molto incisive, però ogni verso racchiude in sè elementi degni di considerazione. Provo a darne l'interpretazione che segue.
    La mia attenzione è stata attirata principalmente dal riferimento dantesco del terzo verso (Canto XIII dell'Inferno), che mi porta a interpretare la poesia come rivolta a una persona che si è suicidata. Retrocedendo così ai primi due versi, abbiamo intanto una contrapposizione tra due piante tramite i termini pruno e Perkwùnos, riferimento proto-indoeuropeo alla quercia, quercia peraltro che è la pianta che per antonomasia rappresenta la robustezza e la solidità, e quindi un saldo ancoraggio a questo mondo; si produce così una seconda contrapposizione, tra questa immagine solida e le ombre inconsistenti, che paradossalmente non sono le ombre dei trapassati ma le ombre dei vivi che, sgomente, contemplano un mondo in disfacimento, un mondo venduto e corrotto, in cui ci si affretta ad abbandonare e dimenticare chi ha osato por fine alla propria vita. Nel distico finale si ha la visione anticipata dal titolo: ciò che era pianta ora per l'autore/autrice è la visione di un tracciato, come se il ricordo di chi non c'è più aprisse un nuovo modo di pensare, laddove invece altri sfregiano il ricordo di tutto ciò che è stato di quella vita. In questa pressapochistica analisi, ho saltato un verso che mi ha incuriosito parecchio, il quarto della prima strofa: che ci sia un riferimento alle arpie mi sembra evidente tramite quel "nere l'ali", ma è stato il gioco di parole "infestano di fasti" a farmi pensare a come i "fasti" (ossia i giorni che noi dedichiamo alle nostre attività) siano in effetti da considerarsi come "infestanti" perchè ci avviluppano nella loro rete di routine e ci distolgono dal meditare e dal soppesare le nostre emozioni.
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    Componimento in versi liberi che sconfinano - oserei dire - in una prosa poetica più che in una poesia vera e propria. Mancano diversi segni di punteggiatura in coda ai versi (primo verso, secondo verso, eccetera); il terzo verso della quarta strofa contiene un refuso (o c'è un "e" in luogo di "è", oppure c'è un "che" di troppo).
    Ho trovato il componimento particolarmente originale: generalmente gli alberi sono considerati tra gli esseri viventi più pacifici, se ne stanno lì buoni buoni, ci danno ossigeno, fanno ombra, producono foglie fiori frutti eccetera. Qui invece gli alberi sono cattivi: sono tronfi della loro altezza e intendono soffocare ogni forma di vita sottostante. L'allegoria si presta a essere applicata in molti casi, direi in tutti i casi in cui un potente, o colui che è in una posizione di predominanza, abusa della propria condizione per impedire di emergere e per schiacciare tutti coloro che si trovano intorno: gli ultimi versi forniscono però la speranza che un giorno futuro questi alberi prepotenti smetteranno di pensare solo a loro stessi e consentiranno a chi sta sotto di loro di vivere in pace. In sè il messaggio è apprezzabile, sono però perplesso nel veder utilizzata a questo scopo la figura dell'albero che, poverino, cresce semplicemente come è nella natura delle cose. Secondo me, si potrebbe rielaborare il tutto come una favola: "c'era una volta un albero che era cresciuto tanto e che si era dimenticato delle sue radici" eccetera.
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    Tre quartine di settenari in anapestico, con un'unica rima e un paio di assonanze.
    Mi sembra che questa poesia descriva un flash, una fantasia improvvisa che poi bruscamente scompare riportandoci alla realtà. E questa fantasia ci porta a mondi immaginari, dove ci disperdiamo in sentieri gentili: trovo la seconda strofa la più riuscita all'interno di questo componimento.
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    Post scriptum al mio commento... Dimenticavo di dire che ho trovato ingegnoso il titolo. Anzichè dire "Epifania allo specchio", si è composta una parola speculare al sostantivo "Epifania", cosicché in un termine venisse concentrata l'intera locuzione.
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    Componimento in versi liberi. La prima strofa descrive uno scenario cittadino, tra strade, semafori, clacson... che poi nelle strofe successive scompare, e tutto il focus si concentra su un rapporto di coppia, la cui descrizione è molto fisica. Le espressioni create sono particolari e, per me, in parte incomprensibili nonostante tutti i miei sforzi (mestrui lacci? guinzagli tramontani?): dubito che l'autore/autrice abbia semplicemente accostato parole a caso, però purtroppo, stante l'anonimato del turno, le eventuali delucidazioni che mi piacerebbe avere potranno essermi date solo a turno concluso. Questo in parte inficia la mia comprensione del testo, che comunque mi pare incentrato su due temi: quello dell'amore e quello del nascondimento, di sè e del proprio rapporto.
    Le sensazioni visive sono predominanti, con un continuo richiamo alla luce e al buio, al vedere e al non vedere, però nel corso della poesia emergono e si fanno via via sempre più importanti le sensazioni tattili. In particolare, trovo notevole la chiusa degli ultimi cinque versi.
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    Ho avuto pochi dubbi nel votare "Ainafipe" come mia poesia preferita del turno per questo girone, in virtù della sua resa stilistica e del complesso sviluppo immaginifico rappresentato.
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    Verso libero, ritmo vario, assenza di rime, assenza di particolari figure retoriche se non qualche ben riuscita sinestesia come "visioni del suono di gocce". Questa poesia punta tutto sulle immagini che propone, che sembrano quasi un po' affastellate le une sulle altre, quasi ci fosse un baroccheggiante horror vacui.
    Non credo di riuscire a trovare un filo conduttore tra le varie immagini che porti verso un messaggio di fondo della poesia: mi pare che l'autore/autrice abbia più che altro voluto costruire un mantra per liberare l'anima dai pensieri proponendole visioni suggestive in cui rilassarsi e cullarsi.
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    Quartine di dodecasillabi, con strofe che si alternano in rime baciate e in rime alternate (a parte una che presenta una rima incrociata, anche se non trovo una particolare ragione per spiegare questa peculiarità). In verità, le parole "argèntea" e "brònzea" non rimano tra loro, pur comunque risultando assonanti.
    Il tema appare trattato come un viaggio nell'aldilà (compreso l'esplicito richiamo alla figura del Caronte dantesco), ma che in conclusione sembra più un viaggio dentro di sè, nello scoprirsi davanti a uno specchio. Una sorta di Doppelgaenger: da una parte l'essere umano con i suoi limiti, dall'altro un dio dall'aspetto di un drago che regna su terre splendenti. In questo, la prima associazione che mi viene spontanea è connessa all'autoanalisi che uno scrittore fa di se stesso: da un lato, spaesato tra idee sfuggenti e fantasmi di opere mai portate in vita; dall'altro, signore egemone delle fantasie che crea e riesce a dominare costruendole in mondi grandiosi e meravigliosi.
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    Credo che l'autore/autrice avesse voluto strutturare la poesia in ottonari, tuttavia bisogna prestare attenzione alle sinalefi e agli accenti: ad esempio, nell'ultimo verso della poesia, "tredicesimo" è una parola sdrucciola e quindi il verso è da considerarsi come settenario. La seconda strofa presenta un verbo alla terza persona plurale che non riesco ad associare a un soggetto chiaro (forse bisogna considerare come fosse plurale la parola "sentore" essendo "sentore di putrescina" e "sentore di ipoclorito di sodio"?). La virgola al termine del secondo verso della prima strofa non è grammaticalmente corretta, però trovo che poeticamente possa essere una soluzione interessante per spezzare la frase e creare il tempo perché questi sentori vadano ad avviluppare anche le nostre narici. Trovo pure interessante aver gettato tre odori pregnanti nei primi versi della poesia, puntando sul senso dell'olfatto quale antecedente alla visione.
    L'immagine della poesia è per me un po' criptica: le palpebre si aprono, è oramai realtà... Quasi che si fosse sognato un presagio di morte, o che la propria vita non fosse altro che un percorso di morte, e poi ci si sveglia, si prende coscienza, e la morte è lì, di fronte a sè.
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    Particolare la sequenza di rime utilizzata: a blocchi di strofe, abbiamo un A-B-A-B-A-B-B-A-B, in cui però ci sono o parole non poste in rima tra loro (speranza-sbalzi) o rime invertite nell'ordine rispetto alle altre strofe speculari. Se invece guardiamo la struttura contenutistico-sintattica dei versi, allora i blocchi di strofe possono essere visti come un A-B-C-C-A-B-D-A-D. La lunghezza dei versi è incostante. Nella settima strofa cerco di ricostruire l'ordine logico della frase in "il trono del cavaliere è il suo destriero", però non ne sono molto convinto.
    Messaggio piuttosto chiaro di speranza: dopo il buio, la luce; dopo la sensazione di sconfitta, la voglia di ripartire; dopo il pianto, l'amore. Non so se l'autore/autrice avesse letto una bella poesia di Violett@ di un paio di League fa (Scalza), però il secondo verso della seconda strofa mi ha riportato alla mente quel componimento, per assimilazione nel tema del cammino e per contrasto nel messaggio finale.
2548 replies since 31/3/2005
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