Inchiostro diVerso - Forum di scrittori e arte

Votes taken by Lucio Musto

  1. .
    .
    posso postare "fuori concorso"?... io non ho idea di cosa sia una fotografia!


    questa è semplicemente la mia finestra durante il nevò' del 2012
    così come è uscita dalla mia Sony da 80 €

    però ricordo che l'aria era bella fresca e frizzante... e sapeva di pulito
  2. .
    985
  3. .

    Presepe Vivo






    Dice Pulcinella che ci sta un sacco di gente interessata al Presepe, e che la nostra sezione è gettonata un bel po' in questi giorni. Ed ecco l'idea nuova per quest'annno.
    Un Presepe "Vivo", anche se spalmato sul virtuale del web. In una parola, facciamoci noi stessi Elementi del Presepe, e mettiamoci insieme, con le nostre specificità, il nostro stile, la nostra testa. Così tutti insieme avremo la coreografia di un vero Presepe, squillante di colori diversi, sapori, atteggiamenti, sentimenti… proprio quello che dovette essere il Presepe di duemila anni fa.

    Come si fa?... Ognuno pensa con la testa sua e poi scrive. Che cosa?... una cosa qualunque, una battuta, un'aforisma, un verso, un periodo, un pensiero, una poesia, un breve, un racconto… quello che vi pare!... Di regole, una sola. Ognuno di questi scritti comincia con una frase, come raccontandosi:
    "Io sono….. xxxxxx del Presepe,…" dove xxxxx può essere un personaggio, un animale, un oggetto, un pensiero, uno spirito…

    Mi spiego con degli esempi semplici:
    "Io sono il Gesù Bambino del Presepe… ",
    "Io sono il fiume del Presepe…",
    "Io sono la Susanna del Presepe…"
    "Io sono il fondo del pozzo del Presepe…"
    "Io sono l'intuizione dei Magi del Presepe…"
    "Io dono la Stella Cometa del Presepe…"

    Naturalmente ognuno scrive quello che crede, e se vuole ci mette una immagine, un disegno, un suono…

    Tutto qua. Vi piace?... Discutiamone!

    Idee collaterali (perché si sa le idee sono come le ciliegie, una tira l'altra)

    - "Le Stronzate di Pulcinella" è il campo base, dove si raccolgono tutti gli interventi ed i personaggi, ma l'invito può essere esteso ad altri forum e blog, o anche a semplici privati, sempre sottolineando che ogni materiale sarà poi disponibile qui ed invitando chiunque voglia partecipare a mandare il proprio contributo.

    - Sarà nostra cura tenere un elenco aggiornato degli elementi presepiali già utilizzati (anche se non saranno vietati i doppioni) consultabile da chiunque.

    - Non si vincerà nulla, questo non vuol essere un concorso, ma alla fine, se sarà il caso, si potrebbe fare un eBook di tutto il nostro Presepe, o almeno utilizzando le parti che a noi sembreranno meglio riuscite. In previsione di questo gli autori dovranno dare l'autorizzazione al libero uso del loro lavoro.

    - Naturalmente "Le Stronzate di Pulcinella" terrà informati i singoli blog/forum/autori (che comunque saranno riferiti) dei risultati cui si giungerà.

    - Il progetto, e quindi l'eBook potrebbe intitolarsi "Presepe Noi"; ma naturalmente questa è solo una proposta. Tutto è da decidere!

    Finito. Questo è tutto per il momento. Gli applausi risparmiateveli per la conclusione dei lavori e cominciate a farvi venire le idee


    Lucio Musto 27 novembre 2013
    ------------------------------------------

    PS - se avete poca dimestichezza con gli elementi del Presepe, potete andare a consultare qui
    http://pulcinella291.forumfree.it/?t=54686492
    che già c'è abbastanza per titillare l'immaginazione



    Aggiornamento:

    Qui http://pulcinella291.forumfree.it/?f=11474351

    dov'è l'indice e sono raggruppati i contributi (che comunque rimangono patrimonio dei forum/blog che li hanno pubblicati), si possono vedere i circa trenta argomenti già trattati.
    A Stamattina (l'iniziativa ha mosso i primi passi il 28 novembre) abbiamo avuto poco più di 400 visite
  4. .
    Presente, ad abbassare il livello artistico del contest! (ma potete cacciarmene quando volete e non mi offenderei; mica sono un poeta, io!)

    Per approfittare della possibilità offerta... e chi non ama parlare di se?, aggiungerò che per me la poesia è un modo di essere, e niente altro. Vedo la stessa cosa nella curva d'uno stelo d'erba, nel sorriso di un bambino, in due bioccoli bianchi che si rincorrono nel cielo limpido, nel sospiro della risacca, in un piatto di spaghetti preparato con amore, nell'ultima lacrima dell'amante non più amato.
    Pulsioni dell'animo, in una parola, che ognuno avverte dentro di se.
    Alcuni, qualche volta, riescono a manifestarle fuori di se, queste pulsioni, e condividerle: sono i poeti.
    Alcuni, riescono eccezionalmente anche a tradurle in "righe brevi col rumore dentro, in righe brevi col finale uguale", e queste è anche giusto che finiscano sui libri di poesie.
    Col resto, ci si può accendere il camino d'inverno e farci le veròle.

    Edited by Lucio Musto - 29/7/2013, 11:08
  5. .
    .

    Quel porro amico mio



    Chissà se riuscirò a superare il momento, o dovrò rassegnarmi a vivere una nuova, tragica, angosciata esistenza di rimorso e rammarico, anelito di una fine rapida e liberatoria?... o non sopporterò affatto la consapevolezza della mia feroce turpitudine e morrò presto suicida?

    Il dubbio mi macerava dentro da sempre, ma l’ultimo colpo m’è venuto dalla trasmissione televisiva in cui si mostravano gli ultime esperimenti scientifici (chiamiamo così pure certi sadismi) tesi a dimostrare la sensibilità delle piante, l’esistenza inequivocabile di una loro coscienza, il manifestarsi di sentimenti paragonabili a quelli che, nella nostra rozzezza animalesca chiamiamo terrore, amore, paura, preoccupazione, gratitudine…

    Fatto certo è che ora ci penso costantemente, quando sono in cucina, e se pur mi tocca quotidianamente uccidere delle piante, cerco di adoprarmi perché si tratti di una morte il più veloce possibile, perché venga almeno risparmiato lo strazio prolungato a queste sensibili creature… doppiamente sfortunate, secondo il nostro metro, perché non hanno nemmeno voce per strillare e palesare all’universo il proprio dolore, e testimoniare accusando la crudeltà altrui.
    Ma non sempre è possibile non essere sadici…

    Era bellissimo, turgido, bianco avorio per la più parte del suo corpo elegante e verde brillante e lucido di chioma, quel ciuffo verde di foglie cresciute al sole.
    In fondo, una sana, fluente radicazione di innumerevoli tubuli carnosi avidi d’acqua e di nutrienti, esuberanti di una gioventù procace…Si, davvero uno splendido porro, ho comprato al mercatino rionale, qualche giorno fa; gagliardo figlio dei nostri orti, a kilometri zero…

    Il porro mi piace, lo uso abitualmente al posto della cipolla in quasi tutte le preparazioni, perché di gusto più fresco e delicato. Lo affetto con quella macchinetta di plastica con una lametta affilata più di un rasoio, ed uno stesso porro mi basta per più giorni, e per pietanze diverse.
    Di giorno in giorno conservo quello che mi avanza il frigo, ben avvolto nella pellicola trasparente per alimenti…
    Ed ogni giorno il mio cipollotto da affettare, sempre più sfregiato, più mutilato, più indebolito dallo strazio del taglio, umiliato dalla prigionia del sudario trasparente, dal freddo oscuro del frigorifero, ogni giorno fa un nuovo sforzo per continuare a vivere e crescere, ma sempre più faticosamente, sempre più debolmente, in una straziante agonia senza fine… ha cercato di mettere qualche nuova radichetta, ha allungato di un centimetro la sua parte centrale, il cuore vitale, tenacemente, attingendo linfa ed energie alle foglie più esterne, sempre sue membra, che è costretto a sacrificare nel tentativo estremo di una sopravvivenza. Sofferente, mutilato, villipeso, ancora lotta per la vita... Vita; il dono supremo che abbiamo ricevuto!

    Affetto il cipollotto e gli occhi lacrimano del suo pianto. Ma non sono più sicuro che sia solo perché il suo sangue speciale è irritante per le mie mucose o altro.
    Mentalmente cerco di scusarmi con lui; in fondo è nella mia natura il mangiare anche i porri, ed anche lui, quando sarà nel paradiso di tutte le verdure capirà e forse mi perdonerà…
    Ma che volete farci?... l’indurre sofferenza ad un essere vivente, che bene lo sente, anche se sembra non manifestarlo, mi da turbamento… Di più, adesso che lo so.


    Lucio Musto 2 ottobre 2012
    ---------------------------------------------
  6. .
    Problema con i volti vedo... come ti capisco!... a me non è mai riuscito di disegnare un volto che avesse almeno una parvenza di umanità. Credo che bisogni rassegnarcisi, quella è una dote innata per solo qualche privilegiato...
    Ma ci sono mille atre cose da ritrarre, e mi pare che tu sia bravissima sia con la figura che con la natura morta.
    Più di tutto mi piaci come graffitara... che a me i graffiti mi entusiasmano un sacco!
  7. .
    Sulla sua chitarra a sette corde un vecchio cantastorie brasileiro
    narra delle sue albe e dei suoi tramonti, e noi con lui
    gustiamo la dolcezza della pampa, nel fruscio dell’erba alta che danza nel vento.
    E in quella voce suadente, molle di echi lontani e fresca di infiniti inviti
    ritroviamo le parole non dette, rime desiderate, e non ancora sussurrate.
    Nel nostalgico accordo del passato, nel sogno di ieri
    c’è l’ansia di nuove vibrazioni, sorrisi dolci e gioie, che non si è osato sperare.

    Buon compleanno Forum, buona festa, Poesia!
  8. .
    .

    Marziani - 3 – Vita, morte o…




    In argomento c’entrò lui, schietto ed immediato come sempre, come un essere umano non sarebbe capace:

    « Non ti ha soddisfatto il mio racconto, eh?… Volevi sapere tutto del tuo amico e ti sei ritrovato ad avere quattro amici su cui non sai quasi niente… mi spiace, ma io dovevo necessariamente dirti la verità, e farti un quadro completo del mio-nostro essere… ma se vuoi toglierti la curiosità, se hai tempo, se non ti annoia, posso ricominciare da capo e raccontarti tutto quello che vuoi di ognuno di noi, della nostra genesi, della realtà attuale dei nostri mondi… tutto quello che credi, insomma».

    Come al solito pasquale (il mio amico extraterrestre con un nome impronunciabile) mi sovrastava in sensibilità; avvertiva il mio imbarazzo e cercava di trarmi d’impaccio.
    In realtà, ora me ne rendevo ben conto, non è facile per uno di noi rivolgersi a qualcosa che sembra un civilissimo e modernissimo giovane imprenditore sapendo di star parlando in realtà ad una specie di cooperativa di esseri di tanti mondi diversi assolutamente sconosciuti.
    Diciamo meglio, è impossibile, e pasquale (la “p” piccola sta ad indicare appunto la sua-loro non-umanità) mi tendeva una mano.

    Cercai di non offenderlo e ricambiare la delicatezza:

    « Vedi, pasquale, il fatto è la tua-vostra pluralità mi ha sconvolto non poco: sei talmente bello, uno, coordinato nel contegno e coerente nei discorsi, così… uguale ad un uomo, che mi è difficile pensare che in realtà siete quattro esseri distinti, anzi cinque, o sei, o otto considerando anche il “Beahee” della caverna americana e i suoi compagni.
    E penso mi darebbe le vertigini il conoscere la genesi e la storia di ognuno di voi, separatamente. Credo che avrei problemi anche di comunicazione pensando di parlare ora con l’uno ora con l’altro di voi e comunque sempre solo con te… ».

    «Facciamo allora così, se sei d’accordo
    – pasquale è uno specialista per capire le cose a volo e prontamente trarmi d’impaccio – io ti parlerò di uno solo di noi, di quello che ti dicevo che controlla le cellule dei “trog”, in modo che tu, normalmente potrai parlarmi come se fossi un singolo individuo: gli altri non si offendono, non preoccuparti.
    Quando poi vorrai rivolgerti ad uno di loro lo specificherai ».

    « Va benissimo così, poi vedrai che pian piano mi entrerà in mente il concetto giusto
    – risposi sollevato – per ora tu per me sei un molto-in-gambissima cepheita (che significherebbe abitante del sistema Cephei) che mi racconta tutto di se, della sua razza, della sua terra ».

    Fremevo di curiosità.

    « La partenza è un po’… molliccia, direi - soavemente inizia il racconto di pasquale – perché si può dire che io sia una… medusa!

    In effetti l’evoluzione, che comincia pressappoco allo stesso modo in tutti i mondi, dalle cellule più elementari verso gli organismi complessi, nel caso della mia razza si è fermata, o forse è meglio dire che ha preso una strada inusuale, ed è cominciata una fase di “involuzione protoplasmatica” si potrebbe dire nella tua lingua.

    Non sappiamo perché ciò sia avvenuto.
    Forse il nostro pianeta è stato colonizzato, in quelle ere lontane, da altri esseri venuti da fuori, o forse c’è stato un crac evolutivo da fenomeni naturali o qualcosa d’altro.
    Certo è, sostengono i nostri scienziati che le nostre cellule, da differenziate che erano, come possono esserlo appunto in una medusa terrestre, regredirono alquanto, pur continuando a rimanere insieme e fra loro coordinate, tornando allo stadio embrionale di cellule indifferenziate… voi direste “staminali”, ma non è proprio la stessa cosa.

    Imparammo insomma a rimanere allo stato di morula pur continuando a crescere e riprodurci.

    Sembrerebbe uno svantaggio evolutivo, e di quelli grossi, ed in un certo senso lo è; ma per altro verso è stata, come dicono i vostri scienziati quasi ad attribuire all’evoluzione una intelligenza propria, una “strategia vincente”.

    Ovviamente siamo diventati subito degli ospiti, dei “parassiti” direste voi.

    Ma senza nessuna delle sfumature sgradevoli che associate a questa natura. Non proprio parassiti, ma nemmeno simbionti.
    Non siamo legati infatti ad una specie particolare per realizzare la nostra collaborazione, e nemmeno ad uno specifico individuo.

    E’ vero che dipendiamo dal nostro ospite per i nutrimenti e l’ossigeno, e per gran parte delle funzioni collaterali come lo spostamento fisico o la termoregolazione, ma ricambiamo questi servizi curando la salute del nostro “socio”.
    Vedi, le nostre cellule, dopo millenni di evoluzione, sono divenute così sottili da adsorbirsi facilmente fra quelle grosse e specializzate di un essere uso alla fatica fisica. Riusciamo perciò ad individuare i suoi mali, ed i germi patogeni aggressori, e molte volte riusciamo a risolvere problemi anche molto grossi.

    Anche sul piano psichico spesso riusciamo ad essere d’aiuto.
    Noi siamo, praticamente, solo “cervello liquido”, e la nostra conoscenza è grande: quasi sempre molto più grande di quella del corpo che ci ospita.
    Possiamo in tal modo rassicurare, o rasserenare o informare il “padrone di casa” quando sia turbato o impaurito o incerto.

    Ma non siamo parassiti anche per un altro motivo. L’essere a cui ci siamo collegati (penso si possa usare questo termine, per definire il nostro rapporto di ospitalità) può sempre e senza fatica mandarci via così come per noi abbandonarlo…».

    «Ma nessuno sarà così fesso da rinunciare alla vostra collaborazione!
    - interruppi enfaticamente – se capitasse a me una fortuna simile, non rinuncerei a te mai, fino alla morte! »

    Mi bloccai… Già, se pasquale e gli altri della sua razza rimangono a livello embrionale… ma come si riproducono? e la morte?… come moriranno, loro?…. Il mio amico sembrò leggermi nel pensiero:

    « Grazie per il complimento e per non esserti schifato (come poteva accadere) per la mia natura. Ma ci sono altri aspetti della mia esistenza che ti apparranno bizzarri.

    Noi non mangiamo, almeno non nel senso stretto della parola e neppure digeriamo o respiriamo. Eppure godiamo del gusto di un buon cibo o dell’aria di montagna.
    Ma abbiamo anche il parallelo di altre sensazioni che tu stesso hai: come la gioia dell’amore e l’ebbrezza della morte, pur non avendo ovviamente organi genitali e non morendo… »

    « Come, sei immortale?… siete tutti immortali?… e come fate, dall’inizio dei tempi… e l’evoluzione?…»

    « Calma, calma, Granellino
    (quand’è particolarmente affettuoso, pasquale mi chiama così, non so perché), è tutto a posto, ed anche molto semplice… e romantico… ora ti spiego…

    Come ti ho detto noi praticamente siamo solo cervello, che potresti definire liquido poiché i singoli neuroni (chiamiamoli così, per intenderci) sono piccolissimi e le loro connessioni funzionali sono sinapsi intermolecolari… no forse per te è troppo difficile… siamo solo cervello e ci rimpinziamo di informazioni.
    Quando la capienza è insufficiente, produciamo altre cellule ed altri collegamenti… proprio come fai tu con l’hard-disk del tuo computer.

    E nello stesso modo di come fai tu nel tuo computer, noi possiamo cancellare le “registrazioni” che non ci interessano più e non ingolfarci troppo.
    Ma col passar del tempo ci stanchiamo anche noi, ed anche noi invecchiamo.
    Diventiamo “troppo” e ce ne rendiamo conto. Troppo di tutto: troppo saggi, troppo grossi, troppo noiosi, troppo buoni…
    Ed allora molliamo tutto e ce ne andiamo in zzzz (suono incomprensibile, ma non è il caso di interrompere)… e lì troviamo altri come noi.

    E facciamo l’equivalente del vostro “amore” o del vostro “accoppiamento”.
    Fondiamo i nostri corpi cellula con cellula, compenetrando e condividendo i nostri pensieri, i ricordi, le esperienze, le sensazioni, le cose che abbiamo imparato, le gioie che abbiamo vissuto, e tutto quanto abbiamo assorbito dai nostri ospiti… Tutto… Interamente ci doniamo l’uno all’altro.

    Ovviamente questo ci dà piacere.

    Ne scaturisce, lo capirai, una specie “super-cepheita”.
    Un organismo sovrassaturo di ogni caratteristica della specie, incapace di organizzazione unitaria. Ed allora, da quell’orgia di beatitudine, ma anche di caos, pian piano, così come da una galassia primordiale si formano soli e pianeti, satelliti ed asteroidi, piano piano si staccano i nuovi noi, i piccoli chepheiti della generazione successiva.

    Molta materia viene scartata perché vecchia ed usurata, molte cognizioni vengono abbandonate perché ridondanti o considerate non più utili, una grande energia viene consumata in un radicale processo di purificazione e rinnovamento.

    Meravigliosamente, tutto questo non è che un atto d’amore…

    Scusa
    – sembra pentito d’essersi lasciato andare – se ti racconto queste cose con troppa enfasi; sai, per noi è il momento culminante della vita… sono certo che anche per voi sarà altrettanto meraviglioso…
    La morte? come vedi nella mia razza esattamente non c’è; io ho un certo ricordo delle mie fasi passate… di tutte credo, anche se man mano che vado indietro nel tempo, il ricordo diviene sempre più piccolo e di difficile interpretazione… ma che conta?… il ricordo del passato serve solo a rafforzare la certezza del presente e la fiducia nel futuro, perché l’ “oggi” è la mia vita e il “domani” la mia speranza.

    E così è anche per te: il tuo “oggi!” è la tua vita, il tuo “domani” la tua speranza. »


    Ancora una volta pasquale, il mio amico saggio, gratuitamente mi ha dato gioia, e saggezza, e qualcosa da meditare: ecco, tutti gli individui invecchiano, anche se sono immortali, a qualsiasi razza appartengano.

    L’eterna giovinezza rimane un mito perché non è un fatto di fisico; si può riuscire a mantenere integro il corpo.

    Ma è l’anima che invecchia ed anela la morte, ed a questo, non c’è alternativa
    .



    Lucio Musto 6 febbraio 2001 parole 1547

  9. .
    .

    Marziani - 0 - Premessa

    Appropriarsi delle intuizioni altrui talvolta può essere lecito; quasi sempre è inevitabile, perché è parte integrante del processo di apprendimento che ci accompagna per tutta la vita.
    Ma la “buona creanza”, quella culturale come quella civile o quella morale è sempre obbligatoria: l’appropriazione quindi sia “debita” e non “indebita”.

    Cosa significa, concretamente, per noi che amiamo scrivere?
    Che le ispirazioni altrui, le situazioni create da un autore che abbiamo o non abbiamo conosciute, le tecniche o i “filoni” compositivi, o i generi, le ambientazioni le scenografie possono si essere mutuate dalla loro immaginazione alla nostra, ma è nostro impegno aggiungerci qualcosa, fare uno sforzo intellettivo o speculativo per riciclare quel materiale in altro divenuto originale perché assimilato, approfondito ed elaborato attraverso la nostra personale creatività. Altrimenti rimane un becero scopiazzamento e basta.

    Fanno eccezioni alcune “perfezioni” coagulate dall’uso e rese pertanto di proprietà pubblica .
    Così ad esempio non sarò accusato di plagio se ambienterò la mia storia in una bolgia dantesca, o se affibbierò al mio androide le “tre leggi della robotica” tal quale come le scrisse Asimov. Ma il mio androide dovrà avere qualcosa di originale, di assolutamente diverso dagli altri innumerevoli androidi che popolano la fantascienza mondiale.

    In questo spirito ho provato anch’io tempo fa a scrivere qualcosa. La logica sarebbe quella di un romanzo, ma siccome i romanzi non li so scrivere, ho preparato una serie di raccontini in qualche modo collegati fra loro ma dotati di una struttura propria, in modo da poter essere letti anche separatamente. Un po’ (ma molto più miserrimamente!) di come usa ora con certe saghe di film avventurosi. Solo che io ho cominciato più di dieci anni fa.

    Comincerò a proporre questi raccontini alla vostra lettura, ma se vi stufa ditelo francamente, ed io interrompo subito, o pubblico subito la conclusione che mi toccò arraffazzonare per un altro Forum… ché minacciarono di linciarmi!


    Lucio Musto 3 dicembre 2012
    ----------------------------------------

  10. .
    .

    La “cana”

    La mia “cana” sta male.

    No. Non sta morendo. Non ancora… è solo vecchia. Più vecchia di quanto è pensabile sia una cagna della sua razza. E sente gli acciacchi della sua vecchiezza. Normale…
    ma lei, è la mia cana… la “mia” cana…

    La saluto. “Ciao, Vé” (il suo nome, per intero, è Vega, ma è troppo lungo, e da molto tempo, lei ed io, abbiamo deciso di accorciarlo così, perch’io non sprechi inutilmente fiato).
    Mi guarda, come al solito, con quel suo sguardo dolcissimo, impregnato di saggezza, di pazienza, di comprensione per me… chissà? … fors’anche di affetto; un affetto canino, diverso dal nostro.

    La saluto sempre così, ogni sera, quando chiudo il portoncino e lei rimane in giardino e alla cuccia (non so se ci vada per comodo suo o solo per farmi piacere), mentre io mi barrico dentro, mi infosso nel mio inutile guscio di pietra e d’acciaio, tremebondo di mille insidie soltanto sognate.
    Ogni sera così da oltre dieci anni (per lei da una vita).
    E lei sempre risponde col suo sguardo sognante ed un breve uggiolio.
    Lei ed io, abbiamo deciso che quello è il suo “buonanotte!” per me.

    Stasera, il suo uggiolio, aveva un tono diverso.
    Ed anche il suo sguardo, mi pareva diverso.
    Può darsi, ho pensato, che stasera io sono più sbronzo di sempre? E vedo di nuvole e nebbie che in realtà non ci sono? o forse sono solo più stanco?… o che cosa?… di cosa, mi vuole parlare stasera, la cana?… Sono sveglio di nuovo, ed attento: il sonno è passato, e la nebbia scomparsa.

    La cana mi ha detto: che cosa?… non credo di avere capito.

    La guardo. Mi guarda.
    Ma io non capisco. Lei aspetta paziente: rifletto.

    “Cana, mia piccola amica che ora sei vecchia,
    “che cosa ti ho dato e in che cosa ho mancato
    “in tant’anni di tua compagnia,
    “in tutto ‘sto tempo che ti ho avuta vicina,
    “che mi hai amato,
    “compreso,
    “perdonato e capito,
    “mentr’io non sapevo e capivo quasi nulla di te?

    Mi viene di chiedere scusa:
    alla cana, sì, alla cana… perché?… mi sembra
    di non averla amata abbastanza. O almeno
    non tanto… quanto lei ha amato me.

    E poi mi difendo: “Ma guarda:
    “che il mondo va avanti così.
    “Perfino il mio Dio, il Pastore di tutte le genti,
    “non è stato più dolce con me.
    “Non mi ha destinato le cose
    “che di più ho cercato;
    “le gioie più belle e i piaceri
    “più intensi, li ha dati a quegli altri:
    “a quelli diversi da me. Ai nemici!

    Mi guarda, la cana, e sorride.
    (si, sorride,… perché?…).
    Mi guarda e sorride,… ancora
    non ho capito un granché.

    Mi spinge più oltre: “rifletti!”
    ripete il suo sguardo:

    “affonda nell’animo la mente
    “e più dentro nel cuore ricerca
    “le emozioni che muovono il mondo!
    “cerca il vero, l’essenza, la linfa
    “che rende giustizia alla vita!…”

    Un poco ci penso.
    Un poco capisco.
    Forse.
    La cana, può darsi, ha voluto pagare
    tutt’assieme,
    le scodelle di zuppa che ha avuto…
    ma non credo.

    Non lo so, ma m’è parso solo
    che lei dicesse “Grazie”.
    “perché mi hai permesso d’amarti”
    .


    Lucio Musto 14 giu. 2002 parole 526



    vega001 Uploaded with ImageShack.us][/URL]
1721 replies since 2/10/2010
.
Top