Inchiostro diVerso - Forum di scrittori e arte

Posts written by Lucio Musto

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    Palpabile il fascino di un piano che suona.
    Note non distratte da luce o immagini,
    che possono dialogare direttamente
    col fondo più segreto dell'anima.

    Il contenuto mi è piaciuto molto soprattutto per il suo vissuto delicato,
    la prosa invece no. Non sono un critico, ma a mio avviso deve molto maturare
    ed acquistare la leggerezza dei fiori fioriti; per ora mi sa di bocciolo verde.
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    Lo so che questa è la sezione della narrativa romantica.
    Ma cosa c'è di più romantico di una bella amicizia?


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    L’amico morto



    «M’è morto un amico…»

    «Chi?... lo conosco?... uno dei nostri?... uno che conosci da parecchio?... anche amico mio?...»

    «No, non uno dei nostri… non amico anche tuo… lo conosco da una vita…»

    «Non è possibile che io non conosca un tuo così vecchio amico!... dimmelo, chi è che è morto?...»

    «Non da tanto tempo… non la vita mia! la vita sua!... praticamente da quando è nato!.. ma nemmeno so se lui mi considerasse come un amico»

    «Un bambino allora!... chi?...»

    «Non un bambino… un ragno.»

    «Naturalmente!... – l’Amico mio buono mi guarda con la comprensione dovuta a chi si è scelti come compagni di viaggio – naturalmente, un ragno!... per te non c’è nulla di strano di avere un ragno per amico… un amico forse migliore di me… e ora piangerai pure al suo funerale!...»

    «No. Non piangerò; è inutile piangere alle ineluttabilità della vita, e naturalmente non ci sarà nessun funerale – manco realizzo subito l’espressione a sfottò – i ragni, scemità come i funerali non ne fanno, li lasciano a noi uomini, che non sappiamo come riempire i sentimenti.
    Ma a me dispiacerà lo stesso. Non è mai piacevole perdere un amico.»

    «Certo, un amico è un pezzo di te, che tu lo voglia o no – premuroso per me dell’Amico mio buono non celia più, è tornato serio – e se ti muore un amico sei comunque sminuito.
    Ma come fai a farti amico un ragno?... che rapporto ci può essere?... chiacchierate?... vi scambiate confidenze?... andate a cena o a donne insieme?... o cosa?...»

    «Non so dirti, Amico mio buono, cosa ci sia nell’amicizia con un ragno, ne più né meno come con chiunque altro!... Mica sono amico di tutti quelli con cui chiacchiero, o mi confido, o vado a donne o altro!... Qualche amico mio anzi a donne non ci va per niente e… te lo ricordi Bruno, quello che poi diventò un grande imprenditore a Prato?... Quello, veniva ogni giorno nel mio ufficio, senza salutare si sedeva sul divanetto ospiti e stava li dieci, quindici minuti senza dire una parola, poi si alzava ed andava via. Eppure sicuramente era amico mio, ed io suo, come tutti sapevano. Ma confidenze non ce ne siamo mai fatte… ed era pure vegetariano!...

    No, Amico mio buono, io non so affatto dirti di cosa sia fatta l’amicizia, né tu puoi dirlo a me. Non so in cosa io ti ami, ne so tu pensi di me. So solo di esserti amico, ed altrettanto chiaramente so per certo di essere nel tuo cuore. Ma non chiedermi perché!

    Ora, per il mio amico ragno, quello che ora è morto, era lo stesso, anche se forse il pensiero concreto è differente.
    Lui aveva la sua nicchia in un angolo nascosto del cesso piccolo, pomposamente chiamato il “licet di cortesia”in una fessura difficilmente raggiungibile dall’impietoso spazzolone della Lella.
    Io lo scoprii perché uso quel piccolo ambiente per i miei regolari bisogni corporali e quindi ne ho una prospettiva particolare… vedi?... tu sei amico mio da trent’anni e questi dettagli della mia vita non li sai, mentre il piccolo ragno si, li sapeva… Ma non divaghiamo.

    Dunque dicevo, nelle mie quotidiane visite in quel luogo, ho conosciuto il piccolo artropode.
    Immancabilmente acquattato allo stesso posto, sotto una precisa angolazione di un raggio del lampione stradale che filtra dalla tapparella abbassata.
    Chissà, forse per lui quella è la Luna, e quello scelto un luogo ottimale di appostamento per ghermire le minuscole sue prede, abbagliate da tanta luminosità.
    E’ un animale notturno, il mio amico, e quando la mia regolarità mi spinge in quel bugigattolo, lui è sempre a caccia nel suo territorio.

    Involontariamente, ma anche stupendomene un poco, io cerco di disturbare il meno possibile, muovendomi con cautela, forse memore delle sue fughe terrorizzate di primi tempi, quand’era ancora piccolo.
    Adesso invece deve essersi abituato al trambusto (comunque assordante per i suoi finissimi sensi!) che fa il Gigante ogni sera alla stessa ora, e non se ne turba più, ma rimane immobile, o muove piano un pedipalpo, quasi a mostrare di aver sentito… ed a me sembra un saluto.

    Ed ogni sera mi viene a pensare:
    “Chissà se si preoccuperebbe per me se non venissi?... e penserebbe ad un tradimento o una disgrazia?...”
    Ed oziosamente mi rispondo pure: “Se è una ragna… penserà certo alle corna!... le mie femmine non si fidano mai di me!...”

    Ma non c’è da scherzare!... anch’io, “Homo sapiens sapiens”, prediletto da Dio e principe del Creato, in quel momento particolare della giornata mi preoccupo del mio ragno amico, e subito lo cerco con lo sguardo, e cerco di scrutare se stia bene, se ha mangiato ed ha il ventre pieno oppure un poco smunto ed ammosciato, come m’è sembrato forse un mese fa.
    Gli portai un granello di salame, ma non lo mangiò, in mia presenza. Forse lo fece poi, ma non l’ho visto. Certo che del mio dono all’indomani non restava traccia.
    In verità non l’ho mai visto mangiare né accoppiarsi. Però cresceva bene e mai m’è sembrato che avesse pene d’amore o depressione. Doverosa riservatezza fra amici.

    Ecco io stavo lì, per quei minuti che fanno alla bisogna, pensando a lui e con lui pensando di quelle cose mie e sue che certamente qui non vi dirò; mettendo piano piano in piedi un’amicizia.

    Ora il ragno è morto, e un po’ mi manca…»

    “Stolte ossessioni d’un vecchio rintronato!”...
    Non oso darvi torto, amici miei.
    Bene mi è noto infatti che vecchiezza
    spesso a noi rifili brutti scherzi!
    Però un fatto è certo e voglio dirlo.
    Quel piccolo animale ad otto zampe
    a caccia in uno spigolo del cesso
    mi dava più calore e ispirazione
    di tanti principi poeti e narratori
    che incontro tutti i giorni per la via.
    E più di tanti altri che conosco,
    lui mi usò pazienza e devozione.
    La devozione certa e silenziosa
    del più piccolo amico che ci sia.



    Lucio Musto 18 dicembre 2008
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    Dreűgen



    Lo senti laggiù, forse sotto il larice grande, quello sfregiato dal fulmine dell’inverno scorso, il suono strano e suadente dell’arpa celtica.
    Lo strano, antico strumento è lì, tu lo sai, e suona per te.
    Per attirarti, per ammaliarti, per perderti.

    Tu lo sai che è lì, ma non capisci cosa voglia da te. Tu vuoi andare, ma non sai perché: non sapresti cosa chiedere, non hai nulla da dare.

    Vuoi solo andare. Quel suono è tentazione. E’ il piacere che non conosci. E’ malìa.

    Per un attimo, ti viene in mente Ulisse. Ulisse e la storia delle Sirene: che dicevano, le Sirene, alle orecchie dell’Eroe?. Ulisse e Circe: cosa offriva di tanto suadente, la maga di un promontorio selvaggio, allo scaltro vincitore di Troia, la grande città?

    Svanisce Odisseo e ripensi ai miti e ai tanti incantesimi delle fiabe che ti hanno narrato una volta, quand’eri piccino, e non riuscivi a dormire. Agli orchi, alle fate, ai mostri dei mari e agli eroi, agli elfi dei boschi ed ai maghi.

    Ci pensi, ripensi, e non capisci. Tutti loro, ognuno di loro, esseri meravigliosi e fantastici, dicevano qualcosa, minacciavano, promettevano.... in cambio... di che?

    Non l’hai mai saputo, non ci hai mai veramente creduto. E mai hai ceduto.

    Lentamente, sospirando o piangendo, muti del tutto o lamentosi, ora sono scomparsi, per sempre.

    Lo senti laggiù, forse sotto il larice grande il suono strano e suadente dell’antica arpa celtica.

    E’ lì, tu lo sai, e suona per te.

    “Che strano strumento, l’arpa celtica” inutilmente pensi, mentre ti alzi e piano, ti avvii.

    “Dreűgen”. Il mitico pescatore norvegese annegato nella tempesta che invita i compagni a pescare ancora insieme i merluzzi del mare del Nord ha chiamato anche te.

    Questa volta dagli alberi del bosco di casa tua.





    Lucio Musto 12 marzo 2005 parole 296
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    veramente grazioso il breve, e quanto vero!... bravissimo!
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    Ciao Poetanoir, sono contento di ritrovarti in giro sul web, dopo un po' di tempo che ti avevo perso di vista.

    Perso di vista si ed anche un poco dalla mente, ma non certo dal cuore. Infatti facilmente ho ritrovato nel marasma disordinato delle mie carte "Sergio e un altro", un flash che scrissi per te quest'estate, ricordandoti per come a quel grande amico ti avvicinassi nel ricordo, nel tuo modo quieto e buono di esprimerti, nei vostri così simili lineamenti sereni, nel vostro generoso considerarmi amico.

    Mi piacerebbe mandarti quella paginetta, che scrissi ad epicedio di Assunta, sua sposa diletta.

    Buona vita sempre, Francesco

    Lucio Musto 14 novembre 2012
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    Proprio una bella fiaba codesta... bravo citto!
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    AA


    Stamattina mi sono svegliato, un po’ più tardi del solito, con la certezza in testa di essere un ubriacone… pardon!, scusate, non si dice! Ora si chiamano AA, alcolisti anonimi, quelli che si ubriacano alla sera.
    Se poi in auto si fanno beccare dalla stradale e perdono punti come fessi, li chiamano pure interisti, ma non so perché.

    Comunque io ieri sera qualche goccio di troppo l’ho bevuto davvero e mi sono svegliato con questa fissa.
    L’ho detto a Paola e lei subito mi ha consigliato di andare alla locale sede dell’AA.
    Chissà per quale caso strano, lei ricordava pure a mente l’indirizzo, e me l’ha dato.

    Nel pomeriggio sono andato.
    L’elegante palazzina neoclassica, come si usava nel fascismo, accuratamente ristrutturata e circondata dal curatissimo giardinetto all’italiana, non ha proprio nulla di Anonimo, anzi sembra messa lì, fra le altre villette più dimesse, giusto per farsi notare, ma forse quelli dentro Anonimi lo sono davvero.
    Infatti nessuno chiede il mio nome e non vengo presentato ai quindici o più presenti nel salotto.

    Metà uomini, metà donne, tutti eleganti e signorili, compassati e… sobri. Gente coi soldi, mi dico, e senza problemi. Ma mi sbaglio.

    Ognuno racconta i fatti suoi, senza vergogna e dicendo ogni cosa. Anche quelle cose che non si dicono, non so se mi spiego.
    E tutti hanno motivi gravissimi per essere Alcolisti Anonimi incalliti e recidivi!... Traumi infantili, violenze subite e fatte, incredibili delusioni d’amore, epici fallimenti e perdite di somme immense al gioco…
    Dopo un’ora di chiacchiere mi sono convinto che questi signori le loro storie se le inventano, e giocano fra loro a chi le spara più grosse ed incredibili.

    Io bevo si, e mi ubriaco. Ma mica dico tante balle come quelli! Bevo, perché mi piace, bevo di più quando Paola fa la stronza e mi fa arrabbiare che non vuol fare all’amore perché bevendo mi calmo prima, ed anche perché mi sembra una specie di sfogo… ma poi basta!

    Questi qui fanno una tragedia per ogni bottiglia!...

    Me ne vado, và, e torno a bere.
    Così quando torno a casa bello pieno, dico a Paola che da quegli amichetti suoi ci sono pure andato, ma mi hanno fatto un po’ schifo ed ho preferito per compagno il mio solito fedele bicchiere dell’osteria.

    Così, per una volta siamo pari: lo stronzo lo fo io, e chi s’incazza è lei!



    Lucio Musto 23 giugno 2005 parole 396
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    te lo metto subito, gentile MissLoryn!... Tieni presente che io sono nonno anche di quattro femminucce (oltre due maschietti ausutriaci), e quindi con le parolacce devo andarci piano per non dare cattivo esempio!... (anche se mi sa che le nipotine più grandi...) :o: ^_^
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    Si, quasi tutto quello che scrivo è autobiografico... al 90% come in questo caso, o molto meno, altre volte, ma sempre ho bisogno almeno di uno stimolo, una spintarella, uno spunto che mi venga da fuori...

    Mi sono sempre sentito come una soluzione sovrassatura di un qualche sale strano, che non riesce a cristallizzare nulla se non intorno ad un seme.

    Le donne dici?... le rispetto più o meno come rispetto tutto il resto del creato: i fiori, il fiume, gli scarafaggi, l'intelligenza del mio cane. Perfino per gli uomini ho rispetto, a meno che non esagerino a fare gli st...upidi!

    A proposito, su questo forum si possono dire parolacce?... avrei un bozzetto gustoso abbastanza (autobiografico diciamo al 15%) che però ha una parolaccia dentro che non posso togliere... lo metto lo stesso?
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    Come è facile dire "sono ateo" e tirare avanti disinvoltamente fra la folla che tutto copre e nasconde, in giro per le vie del mondo.

    Poi ti trovi come per caso, cosi "senza un motivo", come il nostro bravissimo autore dice nel suo racconto, in un posto dove la folla che ti sovrasta e ti trascina diventa più diafana, ed intravedi la luce.

    "Casi che sembrano tali, ed invece sono cause", diceva un mio Maestro, cause di conversione.
    Quando ciò che ti accade, una betulla, un sorriso, un oggettino d'argento, un vecchio scovato in una terra lontana... insignificanti briciole di mondo ti scuotono, ti svegliano, ti danno un nuovo, diverso metro per misurare le cose. E quello, diventa il tuo metro.

    Basta avere il coraggio di rifletterci su, e di ammetterlo con se stesso:
    «quello è stato il mio miracolo; anch'io, come tutti, ho avuto la mia occasione, sono stato sfiorato dal dito di Dio. Rimango un uomo libero, e da quell'occasione potrò trarre frutto, o lasciarla passare a che si sciolga in rugiada, o dissecchi al sole».

    Bravo.
    Bellissimo racconto, portato con l'intensità del sentimento pulsante e la maestria dello scrittore raffinato.

    Grazie.


    Lucio Musto 13 novembre 2012
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    Lo scritto è autobiografico, rigoroso almeno al 90% ma è posteriore all'evento di almeno 40 anni...
    anzi ora che rileggo la data, quarant'anni esatti.

    Concordo con te sull'imperfezione linguistica, ma è voluta. Serve a sottolineare che non si tratta di un evento che evolve nel tempo (come già prima avevo indicato come possibile) ma di una costatazione.
    Lei ha detto che i suoi visitatori si innamorano di lei, io ne ho preso coscienza.

    Naturalmente non c'è possibilità di contatto sentimentale fra i nostri due mondi completamente estranei, ma solo un mio atteggiamento spirituale che verifico in quel momento, e lo sgorbio grammaticale dovrebbe dare (nell'intenzione poetica) proprio quell'immagine.
    Per fare un parallelo classico è l'incontro di Ettore e Andromaca alle porte Scee. Lo studente che legge quei versi immortali si innamora della donna, della sposa, della mamma, dell'eroina. Inevitabilmente, in quelle frasi incalzanti... ma non si infiamma in nessuna cotta: ed io lo vedo come un presente indicativo.


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    Il ragazzo (che nella fattispecie è un uomo fatto anche se ancor giovane, con figli e responsabilità) non fa una analisi sociologica della condizione dei senza fissa dimora, ma lui, che in un momento difficile anela fuggire dalla sua realtà per fare un salto nel vuoto, verso quella che crede una rinuncia, l'abbandono alla debolezza sbatte il muso su Vanda, un gigante di dignità, non una perdente, ma la lottatrice eroica di una concezione diversa... che lui, il giovane rampante, scopre di non conoscere affatto, ma di esserne sovrastato.
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    Si, Vanda era proprio così (La Capricciosa è il seguito di quell'qltro racconto autobiografico "Conoscersi" in cui la presento, ed ho pubblicato anche qui).

    Vanda era una principessa vestita di stracci, una forza della natura senza età senza soggezione di nessuno, ma anche senza alterigia alcuna.
    Per me, allora giovane funzionario d'assalto, un mistero da rispettare; oggi la definirei l'essenza della dignità umana.
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    no. su Millestorie non ci sono mai stato.
    Pecco lo conosco per via di un vecchio forum ora scomparso "Spineorchidee" e per il blog personale diel suo Admin... a proposito, Pecco, un affettuoso saluto da una dolce bionda riccioluta e capricciosa! :rolleyes: :D :angry:
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    Anime Perse nel Web... la piumosa era il mio modo di chiamare quella con le piume e le penne... (o da un'altra parte?... aspè, che ora mi viene un dubbio... :o: ^_^ )
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    ciao Kira__ ... non ci siamo già conosciuti a casa della "Piumosa"?... scusa, ma io per nomi e volti ho la memoria... che va e viene... (soprattutto va... :lol: )
4749 replies since 2/10/2010
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