Inchiostro diVerso - Forum di scrittori e arte

Posts written by Tulit-Fert-Feret

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    Un motto molto fiero, mi piace questo bruco :gallo:

    C’è un proverbio da noi, abbastanza razzista :laugh: che dice: meglio un genovese nudo come un dito che un forestiero calzato e vestito :laugh:
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    Auguri! :gallo: Mille di questi asclepiadei :laugh:
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    Cosa vuol dire il motto?
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    CITAZIONE (Huine @ 16/4/2024, 19:35) 
    CITAZIONE (Kira~ @ 16/4/2024, 19:12) 
    Aver incontrato Andrea per caso.

    Un giorno di pioggia Andrea e Giuliano incontrano Kira Licia per caso...

    Che donna di cultura :gallo:
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    Sant'Olcese!

    Mucca o maiale?
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    Green_Peafowl%2C_Hanoi
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    CITAZIONE
    Certo però... Foscolo, Montale, mo' pure Eliot. Che t'avranno mai fatto? :laugh:

    Foscolo: falsone neoclassico.

    Montale e Eliot: mi immagino che le cose siano andate così...

    *dissolvenza tipo flashback*

    Montale: oh!

    Eliot: oh! La facciamo una cosa figa?

    Montale: dimmi zio.

    Eliot: Hai presente la metafora? Chiamiamola correlativo oggettivo e minchioniamo tutti.

    Montale: sì, mi piace, magari diciamo che è "oggettivo" perché fra' il poeta è portatore di verita assolute.

    Eliot: troppo togo zio, passeremo alla storia per grandi poeti e ci studieranno a scuola.

    Montale: ahahaha troppo avanti fra', ora dammi un attimo che devo finire di sputtanare D'Annunzio dopo che ho copiato a mani basse.

    *dissolvenza, si ritorna al presente*

    CITAZIONE
    Comunque anche se lo studiai in modo molto marginale e superficiale, al liceo Eliot non mi dispiacque, pur essendo obiettivamente inferiore ad altri poeti anglofoni. Lo portai alla maturità per letteratura inglese, dato che la mia tesina era "La moralità", e in italiano portai D'Annunzio, che come uno stronzo dovetti studiare di sfuggita e di straforo perché nel programma non ce l'avevano manco messo (in quel periodo lavoravo pure in spiaggia per tirare su qualche soldo, pure sotto esami). D'altronde era scientifico indirizzo linguistico... ma visto che in latino facevo abbastanza schifo, forse è meglio che non abbia frequentato il classico. Il greco mi avrebbe polverizzato. :laugh:

    A giudicare dalla velocità con cui padroneggi la metrica barbara, secondo me avresti padroneggiato pure il greco e saresti stato il terrore della scuola :laugh:
    Secondo me se facevamo scuola insieme ci avrebbero sospeso per cattiva condotta :laugh:

    CITAZIONE
    Ammetto senza un briciolo di vergogna di aver studiato Fichte al liceo, ma di non ricordare una beneamata mazza del suo pensiero filosofico. :D

    Riassuntone banalizzante: le tenebre (l'anti-Io) servono affinché la luce (l'Io) risplenda.
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    CITAZIONE (Huine @ 16/4/2024, 19:34) 
    CITAZIONE (Askar @ 16/4/2024, 19:02) 
    Solo dalle mie parti si dice il taglierino? :laugh:

    Questa la chiami taglierino? :uhm: Noi la chiamiamo taglierina o più tecnicamente tagliacarta

    P_20240416_193043

    Cazzo, mi fa paura solo a vederlo, ricordami di non farti arrabbiare alla sagra :laugh:

    Comunque la Fede mi chiama "bruco" quindi ci sta tutta parteggiare per i bruchi :gallo:

    Ere, se non ti passa puoi sempre mettere il polso sotto quella roba :laugh: dai guarisci!
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    Primo di tutti fu il Caos (la Peccogonia)

    E a seguito tutti gli dei.
    Uno dei verbi signore si disse,
    un altro dei morti... e si afflisse.
    Ogni divino fu norma.

    E poi fu la volta del Pecco,
    prese a quel divo dei verbi
    le molte parole e i superbi
    intenti rivolse goliarda.

    Dispose le lettere sparse,
    ruppele, poi ricompose,
    le fece del garrulo spose,
    pure seriose, volendo.

    Il Pecco, assiso a Montàsola,
    fata: "Fetenti gli afflati
    consegno ai fallaci tra i fati."
    L'ìnclito detto fu scritto.

    E voi tra i mortali,
    tosto all'altare menate
    le vittime a lui designate:
    Rotte le gambe scalcianti,

    legate faretele all'are.
    Noi ti invochiamo, gran Pecco,
    l'offerto farem per te secco,
    dicci però la saggezza!

    Di Pecco c'è il vaticinare:
    "Primo di tutti fu il Caos,
    le lettere muto nel Laos,
    gioco e combino parole:

    però ricordate, mortali,
    gioco, serissimo affare,
    nel ludo non vado a invecchiare,
    anzi, mi faccio immortale."




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    Non sto a farti osservazioni sulla forma dell'haiku perché io credo che noi occidentali dovremmo rielaborare la poesia dei balbali d'oliente come i neoteroi latini fecero con la poesia greca, mi fido delle tue conoscenze poetiche e sicuramente hai fatto ciò che ritenevi ortodosso.

    Mi interessa qui (beh in generale, non solo qui, ma hai capito) cosa dici.

    Il filosofo Locke ha detto un sacco di cose, ma in particolare ha detto che nella vita si cambia, si cresce ecc.

    Ma.

    Cambiare vuol dire morire? Oppure no?

    Sono stato bambino, adolescente, adulto... sono morto due volte?

    Un po' il dubbio c'è, Locke diceva che il dubbio è sciolto dalla memoria: se ricordo il mio passato, vuol dire che esso mi appartiene. E' il terreno su cui cresce la pianta dall'anima.

    A volte è qualcosa di caro che viene a mancare, qualcosa che ci ha sempre accompagnato, però se lo seppelliamo sotto la nostra pianta... beh, ci dà nutrimento e in un certo senso vive attraverso noi.

    Antropologicamente parlando, è un po' la ragione per cui in certe culture si mangiano i defunti.

    Insomma: io spero che questa morte riguardi qualcosa di negativo e che spiani la tua rinascita, nell'accezione di un nuovo periodo a seguito della perdita di una cosa BRUTTA.

    Se non è così, ti esprimo la mia vicinanza e l'invito a seppellire il tutto nella terra del tuo albero: nutriti del positivo che c'è stato per fruttificare.
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    CITAZIONE
    Perché ho stupidamente lasciato sollevata la lama e ci sono passata sotto con la mano in un movimento laterale spontaneo

    Vedi di non tagliarti le mani :stoc:
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    C'è un eco dannunziano alla "Le città terribili" che mi è molto piaciuto (sì, ho colto anche Eliot, ma Eliot mi sta in culo, lui e quell'altro furbone di Montale :laugh: ) :

    (...)
    Gloria delle città
    terribili, quanto a vespro
    s’arrestano le miriadi
    possenti dei cavalli
    che per tutto il giorno
    fremettero nelle vaste
    macchine mai stanchi,
    e s’accendono i bianchi
    globi come pendule lune
    dìtra le attonite file
    dei platani lungh’esse
    le case mostruose
    dalle cento e cento occhiaie,
    e i carri sulle rotaie
    stridono carichi di scoria
    umana scintillando
    d’una luce più bella
    che la luce degli astri,
    e ne’ cieli rossastri
    grandeggiano solitarie
    le cupole e le torri!

    (...)

    La tua è una poesia italico-decadentista in piena regola, con una piacevolessima rifinitura espressiva che nulla toglie alla genuinità dell'intima riflessione. Sebbene nella tua poetica non manchi mai l'elemento fichtiano del conflitto Io vs anti-Io, qui il tema è declinato in maniera più intimistica, dove l'ambiente esterno è letteralmente una coralità di vuoto e di orrore o, più precisamente, è una coralità quotidiana trasfigurata in una lente lovecraftiana.

    L'irrazionale, il caos, elementi contro cui la ragione si batte e non sempre vince.

    PS: concordo, l'inconscio fa tanto, a volte mi chiedo davvero quanto sia pieno il controllo che un autore ha su quello che scrive... quando la Musa ordina, a volte non si ha altra scelta che obbedire.
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    CITAZIONE (Glesion @ 16/4/2024, 14:54) 
    Non proprio, si tratta di una sepoltura... 😅

    Avevo interpretato l'haiku come la morte di qualcosa che permette un nuovo inizio, quindi avevo dato un'interpretazione positiva (metaforicamente, nei tarocchi, la morte rapresenta l'arcano maggiore di un repentino cambiamento e questo riflette anche alcune visioni della morte dell'antichità, cfr le figure psicopompe, i guardi dei fiumi ecc.).

    Ovviamente se non è così mi dispiace assai.
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    Perché la tua nocca è venuta a contatto con la taglierina? :grat:
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    CITAZIONE
    :grat:
    Da quello che ho letto ci sono due versioni della strofa alcaica, io ho usato quella definita "consolidata", ovvero: due "endecasillabi alcaici" composti ciascuno da due quinari con toniche in sede 1°,4° (il primo piano e il secondo sdrucciolo), il che sì, li renderebbe tecnicamente dei decasillabi con undici sillabe totali. Il terzo e il quarto verso sono "tradizionali": un novenario anfibrachico seguito da un decasillabo anapestico.
    Ora che ricordo la discussione su Discord con Neme che lo diceva, aveva ragione, ero io che mi ricordavo male. Anche qui, come vedi, le lesioni cerebrali abbondano. :laugh:
    La versione alternativa, quella che dici tu, dovrebbe comprendere: due endecasillabi dattilici veri e propri (che terminano con una sdrucciola), un novenario (che può essere anfibrachico o giambico) e un decasillabo alcaico (1°,4°,7°,9°). Ho dovuto consultare gli appunti perché questa versione non ricordavo come fosse strutturata.
    A ogni modo, quella consolidata mi sembrava più congeniale a pelle, così ho adottato quella. :proprio:

    Ci aspetta una vecchiaia scoppiettante :laugh: Comunque la soluzione adottata mi piace molto :gallo:

    CITAZIONE
    Unico appunto (non so se si era capito), il breve guadare era riferito alla vita, più che alla penna.

    Avevo inteso, la mia interpretazione di "Se è fugace, ma ricorsivo, si impone al divenire il carattere dell'essere: e allora la penna diventa" era riferito all'empireo che si oscura, contrapposto all'antidoto della penna.

    Come dire: la penna è sempre con me, ma i sollievi sono intermezzi in un percorso (la vita) duro.
3875 replies since 25/11/2010
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