Inchiostro diVerso - Forum di scrittori e arte

Votes taken by DruVir

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    Buon compleanno! In ritardo anche questi.

    Dru
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    Lo specchio dell'anima ci fa conoscere noi stessi, con i nostri pregi e i nostri difetti. Ma guardarsi dentro, serve soprattutto a migliorare ciò che ci piace di quello guardiamo in noi, e correggere tutto quello che non vorremmo vedere. Solo così si diventa migliori, come un fiore che accetta di sé la fioritura ma anche la maturità.

    Ciao Regina, prendo spunto dal mio post su cosa sia poesia. Vorrei capire se, al di là del messaggio che poi andrò a commentare, scrivendola come ho proposto, non sia più prosa che, appunto, poesia. Dunque, insistendo 🤣, la poesia non deve essere definita? Se non lo facessimo, qualsiasi discorso, qualsiasi espressione sarebbe poesia.

    Se non lo facessimo,
    qualsiasi discorso,
    qualsiasi espressione
    sarebbe poesia.

    Per quanto concerne il contenuto, perché lo specchio dell'anima e non l'anima stessa dovrebbe fare conoscere noi stessi? Cosa intendi per specchio dell'anima? Dove si trova visto che è capace di trovare pregi e difetti?

    E poi:

    Ma guardarsi dentro,
    serve soprattutto
    a migliorare ciò che ci piace
    di quello guardiamo in noi,

    qual è la struttura di questo pensiero? Avrei omesso la virgola dopo dentro. Intendevi forse "di quello che guardiamo in noi"? Anche così, non capirei davvero il senso. Chiedo lumi sulla costruzione sintattica e sul significato.
    L'ultimo distico è davvero quello che ho apprezzato di più, il messaggio che lasci intendere con la similitudine del fiore che accetta di sé (non di sè, magari una svista) la fioritura e la maturità.

    Dru
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    Grazie, Kira, stupendo!
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    Lunedì ho partecipato ad un corso di formazione sulla poesia della durata di 4 ore. Il corso era incentrato sull'insegnamento della poesia a scuola, ma l'host, nonché poetessa (Franca Mancinelli), ci ha tenuto a spiegare quali fossero le sue basi di partenza e che cosa intendesse per poesia, non in modo diretto, ma abbastanza comprensibile. Per lei fare poesia significa sacrificare, potare il superfluo. In poche parole, si deve sacrificare per fare poesia:

    - ciò che non entra nel ritmo
    - ciò che non permette di vedere (tutto quello che nasce da un'esperienza indiretta)
    - ciò che non va oltre all'io (una poesia fine a se stessa)
    - ciò che non nasce dalla lingua viva, di ogni giorno
    - ciò che può essere detto con meno parole (ridurre all'essenziale)
    - ciò che mostra il segno delle letture e gli insegnamenti dei maestri (scrollarsi di dosso pensieri altrui che hanno effetto, sì, ma non ci appartengono, non sono stati interiorizzati)
    - ciò che è già stato usato in poesia così tante volte da non avere più potere creativo.

    A detta sua, inoltre, la poesia contemporanea ha un grosso difetto (che condivido): poche poesie e troppi poeti, poca poesia e troppe espressioni poetiche.

    E sono rimasto spiazzato quando, pensando di essere entrato in sintonia con la sua visione, ha tirato fuori un poeta marchigiano, Ferretti, morto giovanissimo, ma che aveva rapito Pasolini (solo un prosatore/poeta può apprezzare Ferretti, io dico). E tal Ferretti ha scritto cose bellissime, inutile girarci intorno, ma questa è poesia? E dunque, cosa è per voi poesia?


    Polemica per un’epopea tascabile



    Sono un animale ferito.

    Ero nato per la caverna e per la fionda, per il cielo intenso e il piacere definitivo del lampo: e mi fu data una culla morbida ed una stanza calda.
    Ero nato per la morte immutabile della farfalla: e l’acqua che mi crepò il cuore m’avrebbe solo bagnato.
    Ero nato per la felicità della solitudine e il panico vergine dell’incontro: e mi sono ritrovato in una folla di eroi incatenati.
    Ero nato per vivere: e m’avete maturato nella morte autorizzata dalla legge, nell’orgoglio delle macchine, nell’orrore del tempo imprigionato.
    Ma resterò. Resterò a rincorrere la vostra perfezione di selvaggi
    organizzati nelle palestre, educati nelle caserme, ammaestrati nelle scuole: per la morte veloce delle bombe, per la morte lenta degli orologi delle seggiole dei telefoni.
    Ma sappiate che io non so nuotare: e il coltello dell’odio e dell’amore l’ho sepolto nel mare.



    Per la poetessa questa è poesia, per me sono espressioni poetiche, sono pensieri in versi, prosa poetica. Sì, c'è il ritmo, abbiamo figure retoriche, abbiamo la creazione, il poiein, ma dov'è la struttura? Dov'è il verso? Dove è l'andirivieni melodico, dove sono le anastrofi e gli iperbati, dove sono i versi spezzati?

    Anch’io sono il mare

    Spolperanno le montagne fino allo scheletro del corallo
    ruberanno la fiamma al fuoco
    e violeranno l’aria fin dove sospira,
    ma il mare resterà il mare:
    l’eterna emozione
    l’elemento senza futuro.

    Si sanno le piaghe aperte dalle navi
    i delitti delle reti
    e i tatuaggi carnali dei pescatori di perle,
    ma il mare non cambia colore.

    Non dico questo
    perché ho segreti di conchiglie ribelli,
    e l’amo perché la sua bellezza non mi fa soffrire.

    Da piccolo mi ci portavano per farmi crescere forte
    ma la mia stella incrociava altre acque
    e nel libro del buio stava scritto
    che il volto delle meduse
    lo avrei trovato nella gente di terra:
    e gli sono cresciuto lontano
    con la misera invidia per i suoi sereni peccati
    fatti di sole e di carne spogliata,
    e ho accettato la sua potenza,
    i lividi muri alzati tra nuvola e abisso,
    e l’onda del nord senza sogni.
    Ma non ho avuto pazienza:
    e l’acqua è rimasta col sale;
    non ho avuto pazienza
    perché anch’io sono il mare.


    Esiste una definizione di poesia o i gusti personali incidono? Siamo nella postmodernità e tutto sembra ammissibile, oramai anche la Crusca si piega a neologismi senza criterio. Allora il mio è un atteggiamento da conservatore, incapace di accettare il divenire? Siamo in troppi a scribacchiare e, come in grammatica, è l'uso che fa la regola, non viceversa (dunque, più siamo e meglio è). Possibile, dunque, che la massa abbia la tendenza a cimentarsi nel difficile e controverso verso libero senza un minimo di criterio, di studio matto e disperatissimo, solo perché oramai la maggior parte scrive così? Scrivere così, significa annacquare, secondo me, lo spirito della poesia. Attenzione, non dico che la poesia debba essere per pochi, ma distinguere poesia da espressioni poetiche in "versi" credo sia un traguardo da raggiungere nel XXI secolo. Ritengo dunque necessario che si debba definire cosa sia poesia e cosa non lo sia, perché mentre un secolo fa era abbastanza semplice individuare un poeta, oggi spesso questo si confonde fra i numerosi poetastri, che altro non sono che grandi pensatori senza calamo.

    Aggiungo anche questo che ho trovato in rete per rendere l'idea più vivida:

    www.silviasegnan.it/le-mie-poesie/

    N.B: non mi reputo un poeta, ma facendo questo discorso sarà apparso così. Vorrei solamente che si tornasse a valorizzare anche l'impegno tecnico che c'è dietro ad una composizione e non solo l'istinto emotivo.

    Edited by DruVir - 22/11/2023, 17:30
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    Porca loca, ho visto il tag adesso. 🫡 Commento domani 🙏

    Dru
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    Grazie mille per i commenti. Devo dare subito un dispiacere a Storm, ho scritto pochissimo sul forum in prosa, ma a casa ho quadernoni pieni zeppi di raccontini. Il limite delle 100 parole è stato davvero ostico, lo devo ammettere. Ma il bravo scrittore è colui che davanti a un ostacolo, cerca e trova la soluzione e non si lamenta degli arbitri, ehm, del VAR, ma che dico, vabbè; 1-0 Lautaro si godeeeee. Passo e chiudo.

    Dru
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    I voti risentono dei gusti personali in fattore di coesione metrico-stilistica, rielaborazione o semplicemente di condivisione del contenuto. Tra quelle non presenti avrei votato una di Vittorio senza dubbio.
    Ho scelto il doppio Enzu, coerente fino in fondo con le mie decisioni in gara. Quella del turno di settembre è semplicemente pazzesca, idem quella della finale. Le sue spiegazioni, unite ad un privato colloquio, hanno aperto le porte del chakra darthiano e ho capito più di quanto immaginassi. E vi dirò che mi sono commosso.
    L'altra poesia che avrei voluto commentare è quella di Kira, ma intanto la voto qui. "Passione" è tenera quanto resistente, metricamente elaborata quanto spontanea e genuina. Un talento nascosto che solo la forgia e il sudore della penna possono sgrezzare. Praticamente Ivano è il boss della prosa e Ilaria la boss della poesia, insieme formano i signori di inchiostro, una coppia indistruttibile.

    Dru
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    CITAZIONE (Morgan› @ 4/11/2023, 20:44) 
    Ciao ragazzi, è sempre bello tornare qui :)

    Morgan, ritorna a poetare. Mi mancano i tuoi componimenti. 🙏 Un saluto.

    Dru
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    Grazie, Ivano. Quando ho iniziato a scrivere poesie mi dilettavo anche a comporre brevi racconti, ma la pigrizia ha avuto sempre la meglio 🤣. Ho ripreso a scrivere, in realtà, per la scuola. Stiamo mettendo su un progetto di scrittura e realizzazione di un fumetto, ma i testi pervenuti erano talmente di bassa lega a livello contenutistico che con altri due docenti siamo stati costretti a scrivere la trama dall'inizio. Solo che sono egocentrico e ho preso le redini io, ho riscritto quasi tutto in poco meno di 48 ore, perché la dirigente lo voleva sul suo tavolo il prima possibile. Appena esce, lo posto qui. Sto osservando con attenzione i contest di narrativa del forum, non sia mai che... 🙄😌🥹😁

    Dru
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    84ta6k
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    Enzu, complimenti per la vittoria. Te la sei meritata, but, sed, allà, non ho niente da rimproverarmi. Secondo me, la mia poesia valeva la prima posizione 🤣 così come gli altri concorrenti avranno pensato della loro. Che dire, grazie allo staff per la costanza e per l'organizzazione, anche se mi sarei aspettato qualcosa di più dai commenti. Nella prossima formula della League penalizzazione a chi non commenta e commento obbligatorio prima di votare, pena, appunto, la penalizzazione. Anche a costo di rimetterci io in prima persona, perché sono uno che commenta poco. W la League, w inchiostro, w Enzu e la sua meteora. Proprio ieri sera mi ha spiegato il significato intrinseco e non ho potuto che annuire alle sue dotte delucidazioni e applaudire il suo fare poesia.

    Dru
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    Ossian quella sera dimenticò di lasciare, come in ogni Samhain, una rapa davanti all'uscio di casa per scacciare gli spiriti. La pelliccia di capra non bastava a frenare gli spasmi di quello che inizialmente poteva essere avvertito come freddo; in realtà la paura si stava impossessando del suo tenero corpo da adolescente. I pensieri tennero il passo alla logica fin quando un grugnito infero gli accarezzò la nuca, poi un rumore sordo, il ferro stridente al contatto del massiccio collo e... un tonfo: la sua testa giaceva a terra, mentre il suo corpo, ancora incredulo, sembrava saldo per pochi istanti.
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    Vi ringrazio per la lettura e le analisi. Premetto che leggendo le poesie in gara sono rimasto stupito da come questo tema sia stato declinato, ma ci sono due filoni sottesi o forse neanche tanto: chi ha scritto dello spazio e chi del tempo. Chi ha sottolineato come l'oltre sia un fatto spaziale, ma celando alla base un fattore temporale e chi viceversa: ovunque e comunque si sia scritto, l'uomo è schiavo di queste due dimensioni: lo spazio e il tempo. Io ho scelto quest'ultimo.

    Devo dire che finora Vittorio è quello che più si è avvicinato alla comprensione della poesia. Tutto si gioca sul binomio essere/divenire. E credo che il verso oraziano sia il più banale esempio di questa dicotomia parmenidea: mentre parliamo/mentre siamo, il tempo scorre, siamo cioè già al di là dell'essere. Così come ciò che ho appena scritto è, nel momento in cui lo scrivo, passato. Il divenire non è altro l'essere immoto che si muove.

    Ho giocato anche con il plurale maiestatis, "cosa CI resta", "SIAMO già oltre", è il consesso umano come ha scritto Vittorio a interrogarsi e a darsi una risposta. Ma è anche ciò che ha scritto Umano, che si è chiesto se questo essere/divenire abbia avuto anche ripercussioni sui tempo verbali: sì. Non può che essere così ed è stato veramente difficile, credetemi, poter utilizzare in tutta la poesia il presente e solo nell'ultimo distico il passato prossimo, perché il divenire non è mai troppo lontano dal presente. Siamo, in fin dei conti, ciò che facciamo quotidianamente, costruiamo il nostro essere un quarto di miglio alla volta (semicit).

    Grazie a tutti.

    Dru
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    meme
683 replies since 5/2/2014
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