» La soffitta di InchiostrodiVerso

Gelosa di te

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  1. AmyVampirella
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    Eccomi! All'ultimo secondo come al solito, ma non potevo mancare! Spero di essere ancora in tempo!


    Il sole stava ormai affondando nel mare quando il fuoco cominciò ad ardere i ceppi più grossi. Nell’aria salmastra risuonavano goliardiche le voci dei convitati e il crepitio delle fiamme. I più erano impegnati in frivole conversazioni diluite da abbondanti dosi di alcol, alcuni volenterosi invece preparavano le vivande per l’imminente cottura.
    Mary rimaneva in disparte, impermeabile alle risate, seduta sulla sabbia. La calda luce del fuoco si era sostituita a quella solare, tingendole il viso di ambra. Accanto a lei, un bicchiere di carta con due dita di rum cosituiva la sua unica compagnia.
    Lontano da lei, dove la marea inumidisce la spiaggia, scorgeva isolate le sagome di Marco... e di quell’altra smorfiosa. Le loro silhouette interrompevano l’orizzonte negandole anche di godersi il tramonto, erano troppo lontani per vedere le loro espressioni o sentire le loro voci, ma una cosa era certa: stavano molto, molto vicini. Mary afferrò il bicchiere e ne trangugiò d’un sol fiato il contenuto; ogni muscolo del suo viso si contrasse in un asmorfia di disgusto mentre il liquore le bruciava nella gola. Si alzò scrollandosi di dosso i granelli di sabbia ed andò verso le bottiglie a riprendere la conversazione col suo unico interlocutore: il suo caro bicchiere.
    «Ehi, Mary, va tutto bene?»
    La ragazza si girò trovando il viso accigliato di Walter, il solo che di tanto in tanto la degnava di attenzione. Era venuta lì in macchina con lui e l’avrebbe dovuta riportare a casa, per cui forse si sentiva in qualche modo responsabile per lei. Mary si sforzò di mostrare il sorriso più largo possibile:
    «Certo, tutto a posto, sono solo venuta a ricaricare il carburante!» squillò alzando il bicchiere vuoto.
    «Ah, beata te, io purtroppo devo guidare dopo e non posso toccare alcol.»
    «Sarà meglio, non ho nessuna voglia di schiantarmi contro un camion stasera!»
    Walter accennò un piccolo sorriso. «Tranquilla, ti riporterò sana e salva. Ma perchè te ne stai laggiù tutta sola, qua stavamo raccogliendo impressioni sul film di oggi pomeriggio. Vorremmo sapere la tua.»
    «Scusatemi, è che... non lo so boh, non è serata.»
    Lui tornò accigliato. «Sicura che va tutto bene?»
    Mary distolse lo sguardo con uno scatto, poi tornò su di lui cercando di risfoderare il sorriso di prima, ma riuscì solamente ad alzare di poco gli angoli della bocca. «Sì,sì, tutto bene non ti preoccupare.»
    Prese la bottiglia e svitò il tappo appiccicoso. L’aroma pungente del rum penetrò a fondo nelle sue narici mentre verasava il liquido. Tre dita stavolta. L’amara realtà era che nemmeno tutta la bottiglia sarebbe bastata a riempire il vuoto che aveva dentro di sé quella sera.
    Il sole era scomparso e sul cielo rimaneva solo un tenue chiarore. Gli schiamazzi e le risate si facevano sempre più forti, di pari passo con il vigore del falò, che ardeva gagliardo in mezzo ai vari gruppetti di persone. Mary guardò nuovamente verso il bagnasciuga in cerca di Marco. Sparito. Anzi, spariti entrambi. Con ogni probabilità si erano appartati lontano da occhi indiscreti a fare chissà cosa... Mary non voleva nemmeno pensarci. Cosa poteva trovarci il suo Marco in quella cretina? Forse si era solo mostrata più “disponibile” di lei. Era solo un porco, come tutti gli uomini.
    Marco e Mary avevano passato un pomeriggio splendido assieme, e lei non riusciva a capire il repentino disinteresse di lui. Per tutto il tempo si erano scambiati occhiate tenere e complici, si erano canzonati a vicenda e avevano bisticciato sulle cose più stupide passando anche alle mani, in una vivace pantomima giocosa. Nel tempo di mezza giornata si erano scambiati opinioni sugli argomenti più disparati, scoprendo un affinità che Mary non credeva possibile. Lei gli aveva raccontato praticamente tutto di sé, trovando sempre comprensione e risposte intelligenti: erano state le conversazioni più appaganti che aveva avuto da moltissimo tempo. Per tutta la durata del film erano rimasti abbracciati, quasi avviluppati , esplorando i rispettivi corpi con la pretesa di seguire la pellicola. Mary non ricordava assolutamente nulla del film, ma solo l’avvolgente odore di muschio del suo dopobarba, il suo tocco caldo e gentile, la sua voce bassa e profonda... la voce di Marco arrivò nuovamente alle orecchie della ragazza facendole abbandonare istantaneamente quei pensieri. Si voltò di scatto e lo vide avvicinarsi, con la mano di quell’altra che gli serpeggiava lungo la vita.
    Contrariamente alle fantasie di Mary, i due non potevano essere andati lontano in così poco tempo: probabilmente erano sempre rimasti lì intorno, a portata d’occhio. Forse il liquore stava cominciando a sortire i suoi effetti, alterando le percezioni della ragazza.
    Si allontanò in tutta fretta prima che i due si avvicinassero troppo. Non avrebbe sopportato la loro vista. Affondava i piedi nella sabbia con passi larghi e decisi, e gettava in avanti un cumulo di granelli ogni volta che li alzava. Era dretta verso il pontile di legno poco distante. Si nascose al resto del gruppo in quella selva di pali e di travi, abbandonando persino il fedele bicchiere di carta.
    Si accasciò a terra, appoggiandosi di lato al legno umido e scuro; sotto al pontile rimbombava il suono della risacca e l’acqua a volte arrivava quasi a lambirle i piedi. Senza il tepore del fuoco l’aria fredda le intirizziva la pelle e le provocava un brivido ad ogni folata di vento. Si inginocchiò ed affondò l’indice dove la sabbia era umida. Scrisse con solchi profondi e irregolari il suo nome. La marea cancellò del tutto la scritta alla quarta passata. Egualmente effimero era stato il suo nome nel cuore di Marco.
    Tutto era cominciato quando arrivarono in spiaggia; quella odiosa civetta aveva cominciato ad invadere il loro spazio e a interrompere in continuazione i discorsi di Mary; cercava sempre di catturare l’attenzione di lui alzando la voce e gesticolando come una forsennata... e toccandolo dappertutto con quelle sue mani viscide. Perchè una persona intelligente come Marco si interessava tanto ai discorsi di quella stupidotta? Non faceva altro che parlare delle sue avventure mondane, alludendo costantemente, con l’eleganza di una baldracca, a quanto facilmente si concedesse a praticamente qualsiasi uomo che conosceva. Mary non si capacitava di come gli occhi neri e indagatori di Marco avessero cessato di rivolgersi a lei per posarsi su quell’arpia. Una lacrima le scivolò lungo la guancia. La brezza marina le scivolò addosso, e subitò il suo corpo venne scosso da un tremore. Poi, qualcosa le si adagiò sulle spalle riparandole la pelle.
    «Ti buscherai un malanno a stare qua lontano dal fuoco.» Era la voce bassa e profonda di Marco. E quella che aveva addosso era la sua giacca.
    Le pulsazioni di Mary aumentarono in maniera smodata. Si voltò e riconobbe il suo viso; si pietrificò come se avesse visto Medusa. Cercò di nascondere l’emozione corrugando la fronte, ma il rossore crescente del suo viso la tradiva. «Cosa vuoi tu! Voglio stare da sola, mi pare evidente. Lasciami stare!» disse alzandosi in piedi.
    Lui le posò delicatamente le mani larghe e calde sulle spalle. Il cuore le sarebbe esploso da un momento all’altro. «Cosa c’è che non va? Dai, vieni di là con gli altri.»
    Cosa c’è che non va? La stava forse prendendo in giro? Possibile che non riuscisse a capire? Eppure i suoi occhi erano sinceri e invadenti, come sempre. Mary strinse gli occhi e si levò la giacca per lanciarla contro al suo propietario. Gli dette le spalle e disse con tono deciso:
    «Voglio stare sola e basta. Lasciami in pace.»
    Le mani di lui stavolta le strinsero le braccia da dietro. Mary non sentiva più battere il cuore. Doveva essere esploso. Il suo orecchio venne accarezzato dal sussuro di quella maledetta voce, che le penetrava dentro facendo vibrare ogni corda del suo animo:
    «Dimmi cos’hai, ti prego.»
    «Oh,insomma, vattene! Perchè non te ne torni da quella!» urlò mentre cercava debolmente di divincolarsi . Marco mantenne saldamente la presa, poi la costrinse a girarsi verso di lui. Mary alzò la testa e vide un bianco sorriso sotto ai complici occhi neri.
    «Cosa c’è, sei gelosa?»
    Lei abbassò la testa. Lui le cinse i fianchi e la tirò a sè senza incontrare resistenza. I loro corpi divennero un tuttuno mentre le ultime luci si dileguavano. Mary perse ogni cognizione del tempo e dello spazio, esisteva solo il calore di quelle braccia forti che la stringevano avide. Le parole di Marco le vibrarono nuovamente nell’orecchio:
    «Io voglio te, sciocca.» la sua mano gentile accompagnò con una carezza la bocca di lei che si protese in alto ad accogliere un bacio che smbrò non finire mai.

    Edited by AmyVampirella - 15/11/2012, 19:41
     
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  2. Flogoriano
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    non è esattamente ciò che io intendo per romanticismo, ma hai catturato la mia attenzione dall'inizio alla fine.
    Ben fatto.
     
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  3. AmyVampirella
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    grassie!!
     
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    Ti sei fatta attendere, ma ne valeva la pena! :) Come anche Flogoriano scrive... anche a me hai catturato dall'inizio alla fine. Giudizio: è uno scritto stilisticamente senza impennate; mi spiego meglio, è scritto in maniera semplice, ma è chiaro, scorrevole, senza aggettivi che appesantiscono la lettura (pregio!).
    C'è qualcosa che mi ha positivamente sorpreso dopo la lettura: il personaggio di Mary... tipicamente nella mia concezione femminile... quando ha finalmente lui... lei che fa? Cerca di allontanarlo!
     
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    Mi piace molto come hai descritto il sentimento della gelosia, rendendolo reale e riconoscibile per tutti. Inoltre la fine è davvero molto dolce e romantica. La storia mi è davvero piaciuta.
     
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    La gelosia è uno dei sentimenti più brutti, e lo hai saputo descrivere molto bene. La gelosia, caro Erendal, si basa sull'orgoglio.
     
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  7. AmyVampirella
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    CITAZIONE
    è scritto in maniera semplice, ma è chiaro, scorrevole, senza aggettivi che appesantiscono la lettura (pregio!).

    sì,sì, non sono un'amante dei "fuochi artificiali" se non sono necessari ^_^ i "racconto la mia storia

    CITAZIONE
    tipicamente nella mia concezione femminile... quando ha finalmente lui... lei che fa? Cerca di allontanarlo!

    avuto qualche delusione amorosa ultimamente, caro Erendal? ;)
     
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    CITAZIONE (AmyVampirella @ 17/11/2012, 19:23) 
    CITAZIONE
    è scritto in maniera semplice, ma è chiaro, scorrevole, senza aggettivi che appesantiscono la lettura (pregio!).

    sì,sì, non sono un'amante dei "fuochi artificiali" se non sono necessari ^_^ i "racconto la mia storia

    CITAZIONE
    tipicamente nella mia concezione femminile... quando ha finalmente lui... lei che fa? Cerca di allontanarlo!

    avuto qualche delusione amorosa ultimamente, caro Erendal? ;)

    Rispondo alla tua domanda... nella maggior parte dei casi ho notato che il comportamento del mondo femminile è esattamente come hai descritto tu.
    Riguado a me, sono felicemente fidanzato da 5 anni, da oltre un anno convivo con lei. :) Lei è sul forum con il nick Kira__.
     
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    Beh... non so se èp perché è scritto bene, o perché c'eri anche tu, quella volta su quella spiaggia, ed hai raccontato i fatti proprio come si svolsero, ma mi hai coinvolto parecchio...
    proprio come quella sera... quand'è stato?... più di cinquant'anni fa, e nelle tue parole arde ancora...

    brava
     
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  10. MournfulCreatureOfTheDark
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    Nonostante qualche errore la lettura risulta scorrevole, lo scritto piacevole e appassionante, la descrizione della gelosia davvero azzeccata; in conclusione, il tuo è un ottimo racconto^^
     
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  11. Raffica di vento
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    Quindi stai dicendo che è tutto autobiografico? Complimenti per l'analisi!
     
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    Concordo con gli altri. E' una storia che cattura il lettore. Brava.
     
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11 replies since 15/11/2012, 19:03   107 views
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