» La soffitta di InchiostrodiVerso

Quel ponte

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    Quel ponte

    Da queste parti, ogni paese, paesino, paesello, villaggio o borgo isolato ha il suo ruscello.
    Ed ognuno di loro, ovviamente ha il suo ponte, o il suo ponticello, magari in legno, arraffazzonato e traballante di struttura che ad ogni piena bisogna rinforzare o addirittura i classici due tronchi di larice buttati a traverso e pareggiati di pietre e terra che già si sa, vanno risistemati ogni anno, a primavera…

    Tutti i gruppi di case, da queste parti hanno un ponte, ma solo alcuni, che comunque sono tantissimi, hanno il loro bravo “ponte del diavolo”.

    Il “ponte del diavolo” scavalca il corso d’acqua con quella tecnica che secondo la leggenda il Principe delle tenebre insegnò ai nibelunghi già prima che qui arrivassero i romani (che poi lo copiarono per farlo loro)… ancora prima che nascesse Gesù.

    E questa è una cosa importane a dire, per capire bene la storia, perché secondo le leggende di qui, in quei tempi antichi queste erano si terre del Diavolo, ma il Diavolo non era così cattivo come lo immaginiamo adesso, almeno non avverso questi solidi e pacifici montanari inoffensivi.

    Era si, certo sempre un essere spaventevole e pericoloso… sempre del Diavolo si tratta!, ma non tanto perfido e malizioso come quelli di adesso, o i Diavoli di città!...

    Era solo uno, insomma, che comandava il suo dominio con mano ferma, ed anche dura perché tutta la vita era dura, allora… ma anche con un minimo di comprensione e di giustizia.

    Di misericordia non si può dire, perché quella la inventò Gesù, ma insomma senza troppo astio e cattiveria.

    Ma voi non fatevi illudere dalle chiacchiere delle vecchie comari!... anche se qui tanti paesi hanno il loro bravo “ponte del Diavolo”… mica tutti hanno anche il Diavolo, sul ponte!... non basterebbe tutto l’Inferno, per occuparli tutti!, e poi i diavoli hanno da stare anche dalle altre parti del mondo!...

    Ma il mio paese si, ha il suo “ponte del Diavolo” ed il suo Diavolo su.
    Io l’ho incontrato, e posso testimoniarlo.

    Ma prima di raccontare la mia esperienza voglio spiegare a chi non lo sa, come sia fatto il “ponte del Diavolo”.

    Si tratta di un vero ponte, utilizzato da uomini ed animali per scavalcare il corso d’acqua, ruscello, torrente o fiumiciattolo che sia, in ogni stagione dell’anno; che ci sia secca o piena del corso d’acqua. E’ infatti molto alto, a volte spaventosamente alto, ed è fatto di roba solida, pietra o mattoni, cementati con malta o a volte, come in quello del mio paese e credo in tutti i “ponti del diavolo” veri, proprio a secco, che di calcina non se ne vede nemmeno l’ombra e le pietre sembrano star su solo per incantesimo infernale.
    La forma è sempre “a schiena d’asino”, cioè il ponte va in salita per metà e poi in discesa, un po’ come le arcate delle cattedrali gotiche, ma meno puntuto.
    E su, proprio alla cuspide del ponte c’è sempre una pietra speciale, che gli scienziati di oggi chiamano “colmo dell’arco”, ma da noi è sempre stata detta “sedile del Diavolo”.

    Perché è li, che lui siede, ad aspettare i viandanti. E li seduto, io l’ho incontrato.

    Non ricordo perché fossi li, di notte, ma in questo nulla di strano: nessuno può ricordare mai come e perché ha incontrato il Diavolo, e la cosa si spiega. Il Diavolo è oltre il tempo, e per incontrarlo occorre essere fuori dalla convenzione giorni-mesi-settimane-stagioni.

    Ero lì di notte e andavo, naturalmente non so dove e perché, ma ricordo che la via non mi pesava, nonostante fosse in salita ed io come sempre in sovrappeso, e l’aria era tiepida, almeno all’inizio, e gradevole.

    Ricordo bene che l’annusavo curioso, quell’aria, perché priva di ogni odore… ed è strano; il bosco profuma sempre di mille fragranze di vita… ed a volte di morte.

    Non ero giulivo, ma nemmeno turbato, nonostante il buio fosse tanto, con solo le stelle a far lume, e la mia piccola lucerna ad ecetilene.

    Al ponte, qualche passo prima di arrivarci avvertii il fresco della notte, e l’alito ostile delle creature del bosco disturbate nel sonno dal mio arrivare.
    Proprio alla spalletta del ponte ecco in mente le parole della vecchia sibilla, giù al paese:

    « E nelle umide notti di novilunio ci trovi quell'essere brumoso che silenzioso attende sul parapetto del ponte, giusto là in mezzo al fiume, seduto sul suo sedile, immobile quasi, fremente appena di un gelido brivido…»

    Oziosamente ricordo che giusto stamattina ho notato sul calendario d’essere oggi in luna nuova; sorrido scettico ai vaneggiamenti della vecchia ed imbocco la rampa in salita del ponte… e vedo Lui lassù, che mi aspetta.

    E so che non potrò tornare indietro.

    A incontrare il Diavolo in persona non è difficile; il difficile è darsi un contegno disinvolto e rispettoso ad un tempo… tanto da non fare proprio la figura del buzzurro e nel contempo stare attento a non farti fregare… in fondo sempre il Diavolo è!...
    Avvicinandomi, mi chiedo come devo salutare… e mica lo so!... rimpiango le raccomandazioni di mamma di seguire il catechismo! ora saprei comportarmi.

    Ma lui mi toglie d’imbarazzo, parlando per primo:

    « ancora non ci siamo nemmeno salutati e già ti preoccupi che io voglia fregarti?... ma siete davvero pieni di malafede voi umani!... e se ti dava tanto fastidio incontrarmi, che ci si venuto a fare, fin quassù?... mica ti ci ho chiamato io!... sei tu che mi pensi e m’invochi continuamente, ad ogni porcheria che fai!... e ne fai a valanga!... che poi sono tutte porcherie di basso livello, senza gusto né classe, che quasi mi fai vergognare di essere menzionato!... »

    Si stringe nel suo tabarro nero che sembra lampeggiare di fuoco alla incerta luce della mia acetilene e temo di averlo già irritato… Cerco di darmi un tono:

    « ma lei… voi, siete davvero il demone Diavolo antico e nobilissimo Signore di queste terre e di noi indegni abitanti della valle inclito Custode e padrone?... ed è davvero mia la grande gioia di potervi incontrare di persona a mezzo del trono dl vostro regno… »

    « e smettila di dire fesserie!...
    io qua faccio il diavolo, mica il vostro presidente del consiglio!...
    dimmi piuttosto cosa si dice di me giù in paese, che quassù nessuno sale più, poi che hanno aperto la provinciale!...
    ».

    Ora mi sembra più accettabile, la bizzarra apparizione; parla come un eremita, più che come l’archetipo del male, forse è solo il fattore, e non il feudatario… ma rimango in campana… lo so che il diavolo ha lusinghe sottilissime e armi terribile, abilmente dissimulate da ingenue considerazioni… mi ricordo di Gesù nel deserto: “hai fame?... dì a queste pietre che diventino pane!... buttati giù dal tempio, affinché tutti vedano che sei Dio!”…
    no, non intendo lasciarmi fregare, non starò al suo gioco. come distrattamente rispondo:

    « Mah… sai, laggiù… le solite cose… la gente è sempre uguale… ora abbiamo anche la TiVvù che è fonte di innumerevoli tentazioni e smaliziate provocazione, e la gente crede molto meno a te… ma non per mancanza di rispetto, intendiamoci!... tu sei sempre il Principe del Male, e tutti ti temono!... ma sai, le distrazioni….
    Ed a proposito di distrazioni… quand’è che ti manifesti e mi proponi il tuo celebre patto, quello da stilare col sangue, dopo averlo ben valutato… quello della felicità in Terra in cambio dell’anima immortale...
    »

    La brumosa figura sembra ora vibrare più vistosamente, ed un po’ di ansia mi monta dentro… ma presto osservo che sta solo ghignando fra se e se…

    « Ma quale patto satanico e patto vai raccontando!... - ora si smascella apertamente - belle donne, ricchezze a volontà, vini, carrozze, musiche e divertimenti per una vita intera… in cambio di una pulciosa amina bifolca di un valligiano come te?... ma che ci ho la faccia di scemo, io?... »

    Ride e ride, il Perfido, demolendo sacre convinzioni di sempre…

    « Ancora regge, ‘sta bufala?....
    e si che voi umani siete frellocchi davvero!...
    pensa che ‘sta favola del patto col Diavolo di ricchezza e potenza in cambio dell’anima, ce la inventammo come scherzo io ed il borgomastro di qua…,
    saranno ormai duecentocinquant’anni, per beffare il falegname del paese, quello che faceva le casse da morto e ad ogni pestilenza s’arricchiva, mentre il sagrestano si scopava la sua bella moglie!...
    Gli facemmo credere che il giovane aveva fatto un patto con me per delle concessioni sulle benedizioni dei cadaveri, che gli dava il diritto di torre a se tutte le belle donne che volesse…
    e bisognava lasciarlo fare!...
    perché per vendetta lui poteva invalidare la benedizione delle salme facendole diventare dannate!...
    e naturalmente il falegname fabbricante di casse da morto all’argomento era particolarmente sensibile… lui di cadaveri ne vedeva tanti!...
    No frellocco!... nessun patto!... ma ti pare che per due puttanelle, una botte di vino e quattro dobloni “Quelli di Lassù” si facciano sfuggire un’anima?
    »

    (un brivido spasmodico scuote il principe delle Tenebre ogno volta che dice “Quelli di Lassù”… e me lo fa sembrare più piccolo, quasi fragile… mentre intorno il silenzio si fa denso come sciroppo).

    « Ma allora, Diavolo, tu che ci stai a fare, quassù sul tuo ponte, se non per insidiare i passanti e precipitare nell’abisso laggiù le anime che ti sei accaparrato?... »

    Risponde il demone con aria sommessa. ormai si è compromesso, e sa che deve dirmi la verità.
    O magari l’ha scelto, dolorosamente e doverosamente, perché forse sono l’ultimo a credere in lui, e il suo compito è finito:

    « E’ una lunga storia, che forse tu in parte sai, anche tutta distorta per come te l’hanno raccontata i preti, ma non conta, diamola per buona…
    fu dopo la frattura con “Quelli di Lassù”
    (un altro sussulto spasmodico squassa quello che ora mi sembra un povero essere devastato), e che io persi, come ti hanno detto, fui messo qui, su questo ponte a scontare il Castigo.

    E gli altri miei compagni, tutti valorosi eroi, ma come me sconfitti, furono messi su altri ponti, o in altri luoghi, a scontare il loro, di Castigo.

    Ed il mio castigo era banale, degradante ed umiliante per me che del Male fui Principe ed eroe!

    Dovetti solo far paura ai frellocchi… pardon a voi uomini, per i secoli avvenire, affinché tutti, terrorizzati dall’aspettativa delle mie torture potessero allenarsi ed essere più buoni.
    Più forti per combattere il vero Nemico… loro stessi, e procedere nella via della luce, che è il loro destino!...
    »

    Quasi mi sembra che singhiozzi, il Diavolo del ponte, ma io ho ancora una domanda:

    « Dimmi allora ancora il perché del mio essere qui stanotte. Cosa ti aspetti che io faccia, o come vuoi raggirarmi, perché i mio cuore lo hai convinto, ma la mia razionalità no, ed io sono vigile! ».

    « Tu - e la sua voce è poco più di un sibilo - sei la nuova umiliazione sulla strada della mia redenzione, poiché la Misericordia è senza limite.

    Tu sei stato mandato qui per aiutarmi.

    Io ti ho raccontato la storia e tu la ricorderai.
    Ma sei un uomo, e perciò libero.
    Potrai decidere di scriverla, pubblicarla, farla conoscere ai tuoi simili, oppure tenerla per te.
    Non sarai giudicato per questo.

    Se renderai pubblico il mio dramma, nessuno ti crederà, e tu allevierai la mia umiliazione con la consapevolezza di non essere stato sufficientemente incisivo nel tuo dire, di non averci messo dentro abbastanza della tua anima.

    Se invece la conserverai per te, condividerai un pezzetto della mia pena di demonio, per il rimorso di non aver affrancato i tuoi fratelli da un terrore grande, e antico come il mondo.
    Ed il tuo egoismo mi renderà un poco meno riprovevole ai miei stessi occhi.
    »

    Lentamente la brumosa figura sul ponte del Diavolo si fa più eterea ed evapora nella luce che sta sorgendo ad oriente, e mi ritrovo solo, metà strada percorsa e metà da percorrere, sulla mia via a schiena d’asino.

    Mi viene malinconia, e quasi affetto, per quel povero Diavolo del mio paese, e mi sale alla gola una preghiera, a che presto sconti tutto il suo Castigo.



    Lucio Musto 24 maggio 2012
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    MAGNIFICO!
    Come direbbe una certa persona che conosco! :)

    Anche noi, nel nostro paese, abbiamo un ponte del diavolo. Ho apprezzato molto descrizione, dialogo e messaggio! Sei bravo a coinvolgere. Io in parte la penso come te (salvo per il finale).
    Ritengo che siamo noi a materializzare il male perché siamo imperfetti e negativi, pessimisti e tendenti all'infelicità e all'insoddisfazione.
     
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    Grazie dei complimenti (sovrabbondanti ma comunque graditi)...

    "La natura del male"... ecco un altro intrigante argomento mai argomentato abbastanza...
    nel nostro piccolissimo potremmo aprire un dibattito specifico dove ognuno possa dire la sua,
    cercando poi di raffrontare i risultati...

    Mi fa pensare ad una esperienza di tanti anni fa, che trasformai in racconto, dove un saggio mi istruiva sulla natura del dolore, che comunque mi rimane ostica nelle sue motivazioni più profonde...
     
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    E soltanto un racconto Lucio, o c'è del vero? La figura del diavolo che descrivi è credibile, e tu sei bravissimo. Potrei sapere il nome del paese o qualche indizio? Curiosa...curiosa... ^^
     
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    "Povero diavolo, che pena mi fa!" Come direbbe qualcuno. :)



    Lucio, complimenti... mi è piaciuto moltissimo il tuo racconto. Sai anche io ho un paese di montagna (dei miei nonni) dove si raccontano storie di misteri, dove c'è una montagna maledetta ed una casa stregata. Perciò ho apprezzato moltissimo la tua storia. Anche a me viene da dire, è solo narrazione?
     
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    che bello!... due amici, cui rispondere con un solo messaggio!... speriamo sia accettabile!

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    Il Diavolo del ponte

    Congratulazioni, gentile amica! Un eccellente esempio di arguzia e sinteticità: una sola frase per aprire un discorso ampio ed aperto a molte diverse argomentazioni. Mi chiedi semplicemente se il diavolo del mio racconto è personaggio di fantasia o “c’è qualcosa in più”.

    Come risponderti banalmente?

    Naturalmente il racconto è di pura fantasia, non me ne vado in giro di notte per boschi bui che non conosco, e senza nemmeno una torcia elettrica!... ma quel diavolo è vero, molto più concreto di un demone infreddolito intabarrato nel suo paltò e nostalgico delle fiamme inestinguibili di casa sua, e quel ponte descritto, che per l’immagine del mio fascicolo ho cercato sul web, è assai più arduo da affrontare di qualsiasi mulattiera di montagna!

    Quel povero diavolo ce lo portiamo dentro come delusione delle nostre imprese e quel ponte scosceso è il limite del nostro ardire, là dove qualche forza residua per lottare ancora ancora ci sarebbe, ma l’animo frustrato nel proprio orgoglio cede e rinuncia.
    Quel diavolo triste è l’archetipo del nostro fallire umano, direi addirittura animalesco, la presa di coscienza di un limite che nell’immaginazione potremmo superare, ma nella realtà ci blocca.

    Ma chi sarebbe questo piccolo diavolo terra-terra?, quale la sua funzione? quale giustificazione può avere, per noi?...
    Il piccolo satanasso è quello che dichiara d’essere nel mio racconto; lo sfondo, il contrasto, l’antitesi che dà luce alla nostra virtù, spessore al nostro operarci nel nostro essere umani, vivi, attivi nella costruzione del nostro destino.
    La sua funzione è quella di spronarci, intimorendoci o spaventandoci per sollecitarci a superare le difficoltà della vita, nel lottare per i nostri traguardi.
    Lui è il nero indispensabile per dare risalto al bianco della nostra vita, lui il buio che esalta la nostra luce, quel nulla che dà significato al nostro essere!...

    E la sua mortale tristezza?... il fallimento che piange al colpo del suo ponte?... Siamo ancora noi,
    quando nel “Diavolo”, in quel “Diavolo” non ci crediamo più. Crediamo di aver vinto, vincendo la paura di lui… ed invece abbiamo perso. Senza uno sfondo non c’è forma, senza contrasto con l’oscuro non c’è più il chiaro, senza nulla da combattere, non c’è più vincita, non ci sono più vette da conquistare… e tutto si riduce ad appiattimento ed ignavia. Il demone snobbato rimane solo in cima al ponte, non c’è più nessuno da spaventare, da spronare.
    La gente, come branco di pecore supinamente si incolonna sulla provinciale; forse raggiungerà lo stesso i suoi obiettivi, ma senza vittoria, perché quell’obiettivo è ormai gratuito, e non richiede merito o conquista. Non è più forza, è solo epa.

    Ecco, questo è il Diavolo di quel racconto, appollaiato sul ponte solitario del bosco, cioè nell’intimo più intimo del nostro sentire.

    Un Diavolo piccolo, dicevo prima, umano, animale, un diavolo immanente nella nostra natura concreta.
    Potrei chiamarlo il demone del fallimento, della sconfitta.


    Niente di astrale, soprannaturale, divino… un diavolo terra-terra, che non è nemmeno “il Male”, ma che urge scontrare pienamente, perché è fondamentale per completare la nostra natura umana.
    Lo condividiamo con le altre creature create, col lupo omega che deve rassegnarsi a vivere con la coda fra le gambe, col leone spodestato dal branco, con l’ape regina che ha perso l’occasione di fare un alveare solo suo… per tutti questi, come per noi, non c’è futuro, non c’è speranza, non futuro.

    Se non riusciamo a completare e prendere coscienza della nostra natura umana, non potremo certo sperare di comprendere ed affrontare “Diavoli” e prove di livello superiore, che potrebbero portarci a traguardi più ambiziosi, a più alte beatitudini.

    Cosa sia un diavolo, quello piccolo del ponte, quello grande delle tentazioni morali e spirituali, quello immenso delle guerre angeliche, io non lo so, ma so che serve, e riesco ad intuirne anche la funzione…

    Se i diavoli non ci fossero… beh, credo che sarebbe opportuno inventarli!


    Lucio Musto 4 gennaio 2012
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  7. Foglia d'autunno
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    "Il ponte del diavolo", vecchia leggenda comune a tantissimi paesi posti nei luoghi più disparati (compresi quelli dell'entroterra della mia regione).

    Gran bel racconto e una spiegazione che ne è degna corona: complimenti! :)
     
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    grazie Foglia d'autunno, mi sento lusingato!
     
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    Il Ponte del Diavolo, mi riporta alla "sedia del Diavolo" e tantissimi altri luoghi che il folklore ha associato al Signore delle Tenebre, a causa di qualche racconto o serie di eventi inspiegabili. Nel tuo brano però questo diavolo fa "quasi" tenerezza, perché sembra affranto dal poco successo che ha avuto negli ultimi tempi, anche se è consapevole che gli uomini saranno sempre portati a lasciarsi andare a qualche lato più oscuro di loro stessi, facendo sì che lo scopo del demone sia raggiunto. E questo riporta sempre al fatto che per quanto un diavolo ci possa tentare con le sue parole ben orchestrate e la malizia ben celata, il motivo per cui cediamo alle tentazioni è perché siamo creature terribilmente deboli e portate ad eccedere ai peggiori istinti. Il vero male non è esterno, ma è dentro di noi, e i "poveri diavoli" sparsi per il mondo, non fanno altro che spronare la nostra propensione alle tenebre, anche solo raccontando la propria storia, ben sapendo che qualsiasi reazione possa avere il proprio interlocutore, lui ne riporterà sempre un vantaggio.
    Mi è piaciuto davvero tanto, soprattutto il modo di esprimersi del diavolo, che è al di là del solito aspetto/linguaggio minaccioso e distante, al punto da farlo sembrare davvero un poveraccio che se la passa male, perché tradito dagli uomini!
     
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    vero.

    a me il diavolo fa spesso davvero compassione, perché è un perdente. Il perdente necessario per dar lustro alla gloria del vincitore.

    Come Esaù per Giacobbe, Tito per Disma, Giuda per Cristo, ogni vinto, che solo vinto non lo è quasi mai, ma quasi sempre trascinato nell'umiliazione e nel fango.... ed avrei altro da aggiungere, ma andrei fuori tema.

    Il prete in chiesa, stasera, ha fatto una osservazione in più, sui Magi, cui io non avevo mai pensato (e si che i Magi mi intrigano parecchio!)
    Questi vedono la luce e la seguono, perché sono saggi. Ma non è sufficiente seguire la luce, bisogna attivarsi, esplicitare la propria volontà, la personale determinazione, per trovare.
    Ed allora essi chiedono: "dov'è che è nato?...". Perché per fede hanno viaggiato, ma la fede non basta, occorre la volontà, occorre "muoversi" per andare avanti e progredire nella strada della conoscenza della verità; ed occorre cercare.

    Esattamente come dice Deilantha a proposito del Diavolo. Lui tenta, esattamente come la luce propone, ma l'ultima decisione rimane nella volontà dell'uomo, nel suo discernimento. Perché l'uomo, è stato creato libero!

    Edited by Lucio Musto - 7/1/2013, 15:49
     
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    In probabile OT, mi sembra opportuno riportare qui "Il mio desiderio di oggi" .

    "Il mio desiderio di oggi" è un pensiero che Giovanni Keller invia ogni mattina alla sua mailing list di amici e simpatizzanti, a chiunque ne faccia esplicita richiesta, e che viene ripreso e pubblicato su alcuni Socialforum.

    Il pensiero di stamattina mi sembra particolarmente attinente al tema che stavamo trattando in questo thread, ed ecco il perché del copia-incolla.
    Per completezza, aggiungo anche la mia replica alla sua sempre gradita e-mail.

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    Licola 7/1/2013


    Vittima e carnefice

    Victimæ paschali laudes immolent Christiani

    In questo periodo delle festività Natalizie, tra letture sacre e tradizioni religiose, mi è venuto da pensare al rapporto tra Gesù e Giuda, che di recente è stato rianalizzato sotto il profilo del rapporto tra vittima e carnefice. Il ruolo di Giuda è stato da alcuni rivalutato, adducendo la motivazione che Gesù Cristo non avrebbe potuto realizzare il suo disegno salvifico senza la figura di Giuda nelle vesti di carnefice. C’è chi vuole, in tal modo, cancellare da Giuda la colpa. Bisogna però ricordare che ciascuno sceglie volontariamente il suo cammino e che si relaziona di volta in volta con ciò che lo circonda. Cristo incarnato e quindi uomo a tutti gli effetti, rapportandosi con il contesto in cui viveva, ha attuato il suo progetto utilizzando Giuda che evidentemente nella sua vita ha scelto questo ruolo necessario al suo viaggio umano. Fin quando ci sarà bisogno di carnefici occorreranno vittime ed occorreranno carnefici fin quando ci sarà bisogno di vittime. Rispettiamo ciascun ruolo assumendocene le responsabilità, in attesa che si raggiunga l’equilibrio che renda inutili le contrapposizioni di ruoli.

    Un abbraccio a tutti. Giovanni


    … … … … … … …

    Su un Forum letterario che mi onora della sua ospitalità, ho citato giusto ieri la dicotomia Giuda-Gesù come simbolo della necessità della contrapposizione dei ruoli.
    Con solo un giorno di ritardo ecco che tu spieghi la cosa molto meglio di me. Non priverò certo i miei lettori di questa tua preziosa postilla, e vado a citarti.

    Grazie Giovanni, come sempre.
     
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  12. Deedlit-->
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    Purtroppo il diavolo vince molte altre invece...
     
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    Bello il pensiero di Keller, e lo condivido pienamente: il mondo si basa sull'equilibrio e dove c'è il bene, dev'esserci per forza anche il male, per cui se c'è una vittima, dev'esserci anche un carnefice.
    E questo perché dentro di noi, ci sono talmente tanti impulsi, e spesso tra di essi, facciamo emergere quelli peggiori, diventando carnefici, anziché vittime. Se fossimo meno complessi o meno votati al caos, non ci sarebbe bisogno di essere tentati e sicuramente, al mondo non ci sarebbe bisogno di tante contrapposizioni.
     
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    CITAZIONE (Deilantha @ 7/1/2013, 19:19) 
    Bello il pensiero di Keller, e lo condivido pienamente: il mondo si basa sull'equilibrio e dove c'è il bene, dev'esserci per forza anche il male, per cui se c'è una vittima, dev'esserci anche un carnefice.
    E questo perché dentro di noi, ci sono talmente tanti impulsi, e spesso tra di essi, facciamo emergere quelli peggiori, diventando carnefici, anziché vittime. Se fossimo meno complessi o meno votati al caos, non ci sarebbe bisogno di essere tentati e sicuramente, al mondo non ci sarebbe bisogno di tante contrapposizioni.

    Naturalmente (e fortunatamente) non conosciamo il futuro il destino dell'Uomo ed il fine della sua razza. Anzi nemmeno sappiamo se ci sia davvero un disegno evoluzionistico e se stiamo seguendo un percorso di avvicinamento ad un qualche obiettivo finale

    L'ontologia è una via tormentata e di difficile oggettivazione, e l'escatologia materia di fede o speculazione filosofica... ed a me viene da ripetere ancora: fortunatamente.

    Ma nell'ambito della concretezza, per quelle indagini che riusciamo a fare con la nostra intelligenza e possiamo affermare come "scientifiche", guardando verso il passato possiamo intravvedere un sentiero coerente già percorso, frastagliato certo ma riconoscibile, fitto di curve, di ripensamenti e di dislivelli come un viottolo di montagna eppure in complessivo, costante progresso.

    Il genere umano di oggi è "diverso" da quello di cent'anni fa, di cinquecento anni fa, di mille... e quello era ancora diverso, ma sempre sulla stessa traballante linea evolutiva da quello di mille anni prima ed ancora di altri mille...
    E prima ancora, qui le testimonianze si fanno rade e nebulose e l'indagine fa più spazio all'intuizione, ancora la stessa linea è percettibile attraverso le vicissitudini dell'uomo dell'età del ferro, del bronzo, della pietra levigata, di quella scheggiata... neolitico, paleolitico, ed ere ancora più antiche ancora mostrano infinitesime tracce dello stesso cammino.

    La razza umana procede nella direzione di una sempre più sofisticata tecnologia, l'uomo in quella di una sempre maggiore solidarietà globale, verso il rispetto dell'altro che da dignità a se stesso.

    Un puro caso?... un bizzarro disegno della Natura?... un preciso progetto di un qualche superiore livello di esistenza, una mente fattrice e creatrice?...
    Come dicevo, non lo sappiamo con certezza; possiamo solo immaginarlo.
    Ed è ragionevole. Se tutto questo potessimo comprenderlo, cioè prenderlo dentro nella nostra mente, il "tutto questo" non sarebbe che un sottoinsieme, una parte di noi stessi, e noi saremmo già "oltre".

    E come dicevo, "fortunatamente". Perché la cosa meravigliosa, la più bella di tutto il creato che noi possiamo comprendere è la presa di coscienza della nostra libertà!

    La libertà di credere senza essere obbligati a farlo dall'evidenza!
     
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    Il diavolo però fa sempre paura, anche quando sembra remissivo e perdente! Mi è piaciuto molto, anche se io penso a lui in maniera diversa, e cerco di evitarlo. Se me lo trovassi davanti eviterei ogni sorta di dialogo e fuggirei prima perché ho paura che mi inganni la mente. Paura!
     
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