» La soffitta di InchiostrodiVerso

Ico

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. -HASU-
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Primo quarto
    Narrativa del Mistero



    Ico
    13072 caratteri
    di -HASU-



    Silenzio. I raggi del Sole penetravano solerti tra i rami della foresta. Il rigoglioso verde smeraldo dominava tutti gli altri colori, impregnando l'aria con un odore di muschio selvatico estremamente particolare. La quiete dei suoni era rotta dagli zoccoli duri dei cavalli, pesanti al contatto con la nuda terra. I tre uomini, vestiti più da cavalieri che da contadini, dovevano portare il ragazzo con le corna lontano dal villagio: senza di lui, la Maledizione degli Dei avrebbe cercato fortuna altrove. Erano secoli che quel sacro sentiero non veniva toccato da piede umano. Adesso, Ico era più solo che mai.
    Scomparsa la fitta vegetazione della foresta, i cavalieri giunsero al Templio. La magnificienza e lo splendore della struttura era sintetizzata con un forte bagliore: il bianco marmo rifletteva i raggi solari, acceccando il povero ragazzo. Senza alcuna esitazione pensando al gesto che stavano per compiere, ma con un profondo senso di tristezza, i cavalieri entrarono nel Tempio, evitando il fiume Dwabrenk passando per il grande ponte, anch'esso in marmo. Il portone, in acciaio nero, un metallo che Ico non aveva mai visto, incuteva timore, quasi la bocca di un colosso gigantesco e in attesa del pasto. L'architettura del Tempio era solenne, immensa: si dice che gli Dei stessi costruirono quel posto, per ricordare agli uomini la loro onnipotenza. Le statue che dovevano bloccare le vie di accesso alle stanze più interne erano alte quasi quanto sette uomini. Con una formula misteriosa, i cavalieri le spostavano senza neanche toccarle, poichè le statue si sollevavano da terra per posarsi pochi metri a lato. La sala più interna del Templio era esattamente al centro di esso: una stanza particolare, ferita da profonde fenditure che facevano penetrare da ogni dove i raggi del Sole. L'unica parete integra era completamente coperta da delle strane cellette di forma ovale, costruite con lo stesso metallo del portone d'entrata; la stanza era immensa e i cavalieri, con il proprio ostaggio, impiegarono più di due minuti per attraversarla. Arrivati alla parete intatta, con la stessa formula con cui riuscivano a muovere le statue, i cavalieri aprirono una delle cellette e, prendendo con forza il piccolo Ico, lo misero al suo interno. Il povero bambino, con adulta serietà, accettò la sua sorte, notando la lacrima nel volto del cavaliere: "Naktariest... (1)-disse egli al ragazzo- Dalkat taspiq: muolk tas ..." (2). Detto questo si allontanò e con le stesse strani parole, ormai entrate nella mente di Ico come una cantilena solenne e penetrante, chiusero la cella, dove Ico sarebbe rimasto per lungo tempo. Con un senso di colpevolezza incalzante, i tre uomini si abbandonarono il ragazzo e percorsero la grande ampiezza della sala, talvolta girandosi per cercare di cogliere lo sguardo del malcapitato Ico.
    Adesso era solo.

    Ico era nato con le corna. Ecco perchè i suoi compatrioti lo avevano condannato: la sua diversità disonorava gli Dei e perciò doveva essere allonatanato. Nel buio della sua cella ovale, pensava ai pochi anni trascorsi, cresciuto nel suo villaggio come figlio del popolo, senza nè padre nè madre. I pochi attimi impressi nella sua mente tornavano alla memoria, causandogli un forte mal di testa. Un mal di testa da voglia di vivere.
    "Nakmir unr lakosh!!!" (3)
    Così, in un movimento dettato dalla profonda disperazione, utilizzando le sue corna, diede una forte testata contro la cella. Era di un metallo estremamente duro, pensato forse esattamente per lui; dopo quattro o cinque testate, Ico sentii la cella inclinarsi, per poi cadere insieme ad essa con un tonfo sordo. La cella si aprì misteriosamente, lasciando uscire dalla propria gabbia il povero bambino. La sua felicità era immensa, tanto quanto la stanza in cui si trovava; alla felicità si sostituì un forte senso di perdizione, dettato dal senso di smarrimento provato in quella enorme struttura. Infine, allo smarrimento si sostiruì l'orrore: le altre celle che coprivano il muro erano per la maggior parte contenenti corpi di uomini con le corna: i simili di Ico, costretti al sacrificio per il bene del popolo. Una lacrima bagnò il viso del bambino, senza una guida forte da poter seguire e costretto a diventare uomo nel giro di pochi minuti. Prese coraggio e uscì dalla stanza. Non passò dall'ingresso principale di essa poichè le magiche statue mosse dal suono di parole arcane erano tornate alla loro posizione iniziale, sbarrando l'uscita a Ico: i cavalieri le avevano spostate tutte, con l'intento di confinare il piccolo maledetto in quella stanza. Non avevano, però, tenuto conto dell'agilità di un bambino. Guardandosi intorno, infatti, il bambino notò una lunga catena che scendeva interminabile per tutta l'altezza della sala, fino a toccare terra. Essa proveniva dalla stanza precedente, passando per una fenditura nella roccia e nel marmo. Spinto dall'istinto di sopravvivenza, Ico si arramicò, passando oltre e arrivando in cima. Poi, si lasciò cadere su massi di enorme portata che arrivavano quasi al soffitto. Toccando terra, passò oltre e superò la stanza dei giganteschi sassi per arrivare ad una sala cilindrica altissima. Il soffitto non si riusciva a scorgere tanto era alta la struttura e l'unica via per salire in cima era una lunga salita a spirale che correva lungo il perimetro del muro. Osservando con maggiore acume, Ico notò una gabbia per uccelli gigantesca che pendeva dal soffito grazie ad una catena uguale a quella che lo aveva salvato. Notò però dei capelli che fuoriuscivano da essa: non poteva credere a ciò che stava pensando. Catturato da un'insana curiosità, Ico percorse la lunga, interminabile salita fino ad arrivare alla cima. La sua visione fu confermata.

    La ragazza al suo interno era strana, tanto quanto Ico. La sua pelle era di un purissimo bianco latte. La faccia, anch'essa bianca, era governata da una triste espressione, un misto tra disperazione e solitudine, che fece provare a Ico qualcosa di particolare. I capelli erano giallognoli, un giallo spento, simile alla cenere. Era vestita solo con una veste bianca, bianchissima, più della sua pelle.
    Nel vedere quella ragazza, Ico decise che sarebbe uscito a tutti i costi; e la ragazza sarebbe uscita con lui... Così si guardò intorno e notò una leva, poco più in alto di dove si trovava.
    "Mahtà!!! Nakfur Ico!!! Dandà!!! Valytq dalkat yvergueni!!!" (4)
    La ragazza, spaventata, si girò subito verso Ico. Nel vedere quel ragazzo strano, con le corna, provò felicità e rise, ma in modo sommesso, soffocando il sorriso che voleva uscire dalla bocca. Ico si arrampicò e tirò giù la leva: subito, con un movimento meccanico, la gabbia cadette giù, prendendo velocità. Il bambino era convinto che la ragazza e la gabbia si sarebbero schiantate a terra e che lui avesse causato un disastro. Invece, con un tremendo strattone, la catena che teneva la gabbia si ruppe quando essa si era fermata a pochi metri da terra, adagiando la gabbia al terreno. Ico, raggiante, si buttò nel vuoto, verso la catena, per evitare la noiosa discesa: era fatto così, sempre pronto al pericolo. Cadette proprio sulla gabbia e, sceso a terra, incominciò a sfondare le sbarre di metallo nero a forza di testate. La ragazza, spaventata e divertita allo stesso tempo, non sapeva che fare. Era veramente troppo tempo che non vedeva un essere umano.
    "Havenc ok?" (5)
    Senza parlare, la risposta della ragazza fu un "Si" con la testa. Ico continuò:
    "Naktarghel qyestev!!! Nakmir duxf!!! (6)
    La prese per mano e iniziarono a correre. Per altro, il forte contraccolpo della catena con la gabbia fece spezzare le travi del soffitto, facendone cadere alcune a terra; il bambino ne raccolse una, impugnandola come arma: non era grandissima; era una trave di sostegno minore, un pezzo do legno di ignobili dimensioni rispetto agli enormi tronchi che componevano il tetto. Arrivati alle statue, però, i due non seppero più che fare. Non potevano muoverle e l'unico modo per uscire da quella sala era proprio quell'uscita. Dopo vari minuti, Ico si mise a sedere, rimuginando su una possibile via alterantiva notata ma non seguita. La ragazza, invece, lo fissava aspettando un miracolo, una qualsorta di rivelazione. Pensando poi alle statue, si girò verso di loro, per ammirarne i particolari. Le statue, infatti, non svolgevano solo la funzione di "cancelli" tra una stanza e l'altra, bensì erano state costruite anche a scopo decorativo, con incisioni precise e scritte in lingua Dubruv, la lingua degli Dei. Ne voleva assaporare maggiormente i dettagli, appoggiando la mano sopra una di esse. Con suo grande stupore, invece, le statue presero vita, spostandosi nella stessa maniera di prima, quando Ico era ancora libero.
    "Niks vel?!?!?" (7)
    Senza indugiare oltre, Ico tornò alla realtà e la prese per mano, riprendendo a correre. Arrivati nella nuova stanza, però, un alone di malvagità fu percepito da entrambi. La sala era piccola rispetto alle precedenti ma era grande abbastanza da contenere più di duecento persone. Improvvisamente,
    una pozza nera e malsana si aprì, squarciando il pavimento. Da esso ne uscì uno strano essere fatto d'ombra, una creatura particolare sia nella forma che nell'andamento, incerto e sbandato. Si dirigeva verso i due. Il bambino doveva fare qualcosa.
    "Tar dtagherp!!!" (8)
    Il ragazzo si era portato davanti alla trovatella, mostrando il bastone con fare minaccioso. La creatura però, incurante del ragazzo, quasi come se ignorasse la sua figura, continuava imperterrita il suo cammino. Arrivata a pochi centimetri dai due, si accucciò a terra, diventando sempre più piccolo e simile ad una palla; poi, con un movimento fulmineo e basso, sfoderò gli artigli e scattò in avanti, sfondando la difesa del bambino, il quale volò per qualche metro, lasciando indifesa la ragazza. Dopo, riprese la sua camminata lenta e inesorabile e con forza impareggiabile sollevò la ragazza per trasportarla sulla spalla. Si girò poi verso la pozza profonda da cui fuoriuscì e vi si diresse con la ragazza in braccio, per gettarla nelle viscere delle tenebre eterne. Scombussolato, Ico si risvegliò con un gran mal di testa. La vista era sfocata e, mentre si rialzava, tornava alla lucidità.
    La figura della ragazza, trasportata da un'ombra consistente, si profilò davanti ai suoi occhi. Rimembrò, allora, cosa era successo prima. Scattò così in avanti e, prendendo velocità, incornò l'ombra dietro la schiena, spingendola in avanti e bucandole i polmoni. In realtà, l'ombra era quasi una sorta di pelle, un'epidermide intangibile, composta solo e soltanto dell'acciaio nero, onnipresente ormai in quel tempio. La ragazza, intanto, era per terra, volata anch'ella per la forte spinta del ragazzo. Preoccupato accorse ad aiutarla: solo un taglio sul ginocchio, niente di grave. Ma dovevano ancora sconfiggere quel mostro orribile. Ico prese allora tutto il suo coraggio e mentre quello era ancora stordito, lo colpì più e più volte con dei fendenti diretti al volto e allo stomaco per farlo indietreggiare verso la pozza nera e malsana. Dopo poco tempo, erano arrivati sul ciglio del baratro e con un a-fondo Ico terminò lo scontro. La pozza si chiuse sotto i suoi occhi, sopprimendo l'urlo incomprensibile e acuto del mostro. Stanchissimo, si sdraiò a terra per riprendere fiato, mentre la ragazza accorreva per aiutarlo.
    "Nak lacket... est tarhekt... Tar hgaluk? Est vyja nufreq tar nosfpet nak..." (9)
    Non poterono neanche finire di parlare. Altre tre pozze nere e malsane si aprirono nel pavimento e altrettanti mostri -se non di più- stavano per fuoriuscire da esse. Ico, con i suoi riflessi fulminei, prese per mano la ragazza e, alzandosi, iniziò a correre verso le statue-portone.
    "Tar biqu nivart?" (10)
    La ragazza appoggiò di nuovo la mano sopra le statue, che si mossero esattamente come le prime. Passando poi oltre, i due si trovarono sopra ad un ponte lunghissimo, che portava ad un'altra struttura, grande tre volte il Templio. Per uscire dovevano passare oltre. Intanto, le statue alle loro spalle si chiusero, sigillando i mostri metallici urlanti...
    Ico non sapeva come reagire. In poco tempo era diventato un uomo ed oltre alla propria, doveva sostenere e proteggere la vita di un'altra persona... Non sapeva chi fosse la ragazza. Non sapeva dove si trovasse nè come uscire da lì. Non sapeva perchè la ragazza riuscisse a spostare le imponenti statue, nè perchè i demoni neri la stessero cacciando... Non sapeva molte cose, ma la figura di quella ragazza, bianca come un fiocco di neve, lo rassicurava... Non era più solo... Non sapeva però come parlarle. L'aspetto strano aveva un chè di antico, ideale. Probabilmente non conosceva la lingua Dinq, la lingua dei Mortali. Neanche la lingua Dubruv... E allora ne mancava solo una... Il Templir, il Dialetto, la lingua Dicolorochefurono. Era una lingua che Ico aveva imparato durante l'infanzia per leggere le antiche rune. Pronunciò nel migliore Templir possibile:
    "Mio nome era Ico. Tuo quale essere???"*
    La ragazza sorrise, sorpresa dalle parole della sua lingua. Con fare dolce, sussurrò il suo nome.



    La lingua parlata in questa storia è puramente frutto di fantasia. Per aumentare l'interazione con lo scritto, prova a immaginare cosa i personaggi dicono!!! Ovviamente, sarà difficile :) sotto spoiler, ci sono le risposte :D!!!

    Leggenda per le sequenze parlate:
    1) Non volevamo...
    2) Ti prego: perdonaci...
    3) Non voglio morire!!!
    4) Hei!!! Sono Ico!!! Ciao!!! Adesso ti tiro giù!!!
    5) Tutto ok?
    6) Dobbiamo uscire!!! Seguimi!!!
    7) Ma che ?!?!?
    8) Stai indietro!!!
    9) Sto bene... Non preoccuparti... Tu piuttosto? Non ho neanche afferrato il tuo nome...
    10) Puoi rifarlo?
    *= Ico non conosce alla perfezione la lingua Templir: in questa frase, gli errori sono voluti.


    Un Inchino,
    -HASU-

    Edited by -HASU- - 13/1/2013, 18:53
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    ::: AniMangaManiaca :::

    Group
    Member
    Posts
    5,074
    Reputation
    +1
    Location
    Bianost - Qualinesti

    Status
    Offline
    Wow! Mi piace questo racconto, perché sa di fantasy e con quel genere m'inviti a nozze. Mi piace questo bambino che non si arrende al destino di emarginato e prigioniero e che cerca di salvare un'altra ragazza, vittima del pregiudizio come lui, e mi piace l'idea di creare un linguaggio dal nulla (come Tolkien insegna).
    Il templio, il guardiano d'ombra, le statue mobili, sono tutti elementi ben descritti e che aiutano ad immergersi nell'atmosfera: in poche righe hai creato un luogo e una società dal nulla e viene spontaneo a fine brano, chiedersi come continui tutto ciò e il motivo per cui anche quella ragazza, che sembra appartenere ad un'antica stirpe, sia finita in quella prigione.
    Davvero bravo, complimenti!
     
    Top
    .
  3. -HASU-
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Wow! Mi piace questo racconto, perché sa di fantasy e con quel genere m'inviti a nozze. Mi piace questo bambino che non si arrende al destino di emarginato e prigioniero e che cerca di salvare un'altra ragazza, vittima del pregiudizio come lui, e mi piace l'idea di creare un linguaggio dal nulla (come Tolkien insegna).
    Il templio, il guardiano d'ombra, le statue mobili, sono tutti elementi ben descritti e che aiutano ad immergersi nell'atmosfera: in poche righe hai creato un luogo e una società dal nulla e viene spontaneo a fine brano, chiedersi come continui tutto ciò e il motivo per cui anche quella ragazza, che sembra appartenere ad un'antica stirpe, sia finita in quella prigione.
    Davvero bravo, complimenti!

    Grazie!!! :) Sei riuscita a cogliere tutti i messaggi che volevo dare :D Bisogna avere una grande osservazione! Diciamo che la lingua inventata, la maledizione, la ragazza, il finale aperto, sono tutti elementi piccoli, particolari che, secondo me, daano l'idea di mistero in questo brano. Ero combattuto se inserire il motivo dell'isolamento del protagonista (cioè le sue corna) o no... Alla fine era un elemento troppo importante e ho dovuto inserirlo :)
    Per il finale aperto, pensavo di continuare la storia perché mi sono divertito tantissimo a scriverla :) magari, dopo un certo periodo, pensavo di pubblicare i seguito... Grazie ancora :)

    -HASU-
     
    Top
    .
  4. Foglia d'autunno
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Un racconto breve scritto in modo molto efficace che potrebbe dare origine a qualcosa di più: la dinamica della storia è davvero intrigante.
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    ::: AniMangaManiaca :::

    Group
    Member
    Posts
    5,074
    Reputation
    +1
    Location
    Bianost - Qualinesti

    Status
    Offline
    CITAZIONE (-HASU- @ 13/1/2013, 18:59) 
    magari, dopo un certo periodo, pensavo di pubblicare i seguito...

    L'idea mi piace! :D
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Irene

    Group
    Administrator
    Posts
    6,864
    Reputation
    +2
    Location
    Transylvania

    Status
    Offline
    Ehilà, ma che bravo! Come ha scritto Deilantha è un fantasy (e aggiungo io) fanta-mistery! Mi ha ricordato un po' Elfen Lied, forse per il personaggio con le corna... non so se hai avuto l'occasione di vederlo. L'ambientazione, le scene di lotta, il linguaggio di ICO: tutto studiato nei particolari, come si compete ad un buon racconto! Anzi, secondo me c'è una storia molto più lunga dietro questo racconto, o se non c'è la dovresti scrivere! Non pensavo che mi avresti colpito così tanto...
     
    Top
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Elfo

    Group
    Administrator
    Posts
    24,279
    Reputation
    +11
    Location
    Roma

    Status
    Offline
    Se volessi cogliere un aggettivo direi entusiasmante! Davvero! I miei complimenti. Confesso che gli ultimi racconti pervenuti sono davvero molto belli, i migliori in gara per me! :)

    Tornando a ICO devo dire: una storia con personaggio specifico e ambiente intorno stile libro: mi spiego meglio, spesso si tende a scrivere in prima persona raccontando di se stessi e delle proprie esperienze, è più difficile in narrativa inventarsi un luogo, dei personaggi, un mondo e una storia fantastica. Tu ci sei riuscito, aggiungendo a tutti questi ingredienti anche una lingua! :)
     
    Top
    .
  8. Polpettina™
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Ma che bel racconto, bravo. Mi è piaciuto molto, mi è sembrato un po' come tornare indietro negli anni quando leggevo spesso racconti di questo tipo!
     
    Top
    .
  9. Sgt. Pepper Ø
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Questa è sicuramente un racconto ben formulato , molto pensato nei dettagli , i luoghi sono accuratamente descritti ,giochi su Ico : da una parte intravediamo la personalità di un adulto ma in fondo sappiamo che è un bambino... non so se mi spiego ma è come se tu avessi creato un alterego di Ico , un pò come nel Dr. Jekyll e Mr. Hyde , naturalmente le differenze non spiccano in questo modo però è molto sapiente l'uso che hai fatto della sua psicologia , spero che pubblicherai un seguito , la storia mi incuriosisce ;)
     
    Top
    .
  10.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Irene

    Group
    Administrator
    Posts
    6,864
    Reputation
    +2
    Location
    Transylvania

    Status
    Offline
    -HASU- è davvero un bravo scrittore, e considerata la giovane età ha margini di miglioramento strabilianti!
     
    Top
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    45,084
    Reputation
    +3
    Location
    ARMIA - Be-Be[17]

    Status
    Online
    Un racconto in linea con le saghe fantastiche tanto di moda in questi anni.
    Piacevole nei contenuti che appaiono però slegati, ogni scena è un fumetto a sè stante abbozzato e subito abbandonato, appunto come accade nelle mirabolanti avventure degli eroi moderni; un morso, e si passa ad un'altra stanza.

    Di tanto in tanto, una espressione bizzarra, messa li come per caso.

    Comunque bravo
     
    Top
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    1,588
    Reputation
    0
    Location
    Dravn

    Status
    Offline
    Alcuni tuoi passi, come questo: Ico era nato con le corna. Ecco perchè i suoi compatrioti lo avevano condannato: la sua diversità disonorava gli Dei e perciò doveva essere allonatanato. Nel buio della sua cella ovale, pensava ai pochi anni trascorsi, cresciuto nel suo villaggio come figlio del popolo, senza nè padre nè madre. I pochi attimi impressi nella sua mente tornavano alla memoria, causandogli un forte mal di testa. Un mal di testa da voglia di vivere... sono eccezionali!

    La storia anche io la trovo coinvolgente, molto veritiera, ci si potrebbe benissimo leggere una bella morale dietro, tra e oltre le righe. Bravo.
     
    Top
    .
  13.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    4,640
    Reputation
    +1
    Location
    *dark side of the Moon*

    Status
    Offline
    :D Molto bella questa storia...
    Mi è sembrato proprio di vedere un piccolo film fantasy.. bello veramente complimenti.
    Simpatico Ico.. troppo carino come parla il Templir. :)
     
    Top
    .
  14. MournfulCreatureOfTheDark
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Trovo che Ico sia un ottimo personaggio, che la storia sia interessante pur non essendo estremamente originale e che l'attenzione dedicata ai dettagli renda il racconto ancor più piacevole; in definitiva, direi che questo è un ottimo racconto, complimenti^^
     
    Top
    .
  15.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,537
    Reputation
    +3
    Location
    Terra di Confine fra Sogno e Realtà

    Status
    Offline
    Bravo, Hasu

    Bel racconto, scritto bene ed estremamente originale, anche grazie all'uso di frasi in una lingua misteriosa di cui poi hai fornito la traduzione in spoiler ( L'influsso di Tolkien in ciò è molto presente, vero?)
    Ho apprezzato che tu abbia sviluppato il racconto misterioso sul tema "impegnato" del "diverso" rifiutato dalla propria comunità e destinato al sagrificio.Tale tema lo si ritrova in molti personaggi famosi della letteratura - nel Frankenstein di Mary Shelley o nel Quasimodo di Notre Dame de Paris, soltanto per citarne alcuni . Tuttavia la ribellione, nel tuo caso, si conclude felicemente e la trama resta sospesa in un'atmosfera mitica e da sogno.
    Complimenti.
     
    Top
    .
14 replies since 12/1/2013, 20:13   101 views
  Share  
.