» La soffitta di InchiostrodiVerso

ESP

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    Irene

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    Anche oggi nevica, uscire di casa oramai da giorni è diventata un’impresa: sai quando esci, non quando tornerai. Nonostante il freddo sono davanti al balcone, già m’immaginano di fuori. Spalanco le finestre, appoggio le mani sul davanzale imbiancato senza preoccuparmi di bagnarmi i lembi delle maniche. Il gelo mi entra nelle guance, ma non rilascio alcun segno di sofferenza: ci sono abituata; in fondo sono un po’ sadica ed un po’ masochista. Metto in bocca la solita sigaretta, labbra chiuse e ben serrate. Poi la porto tra l'indice e il medio, quindi di nuovo in bocca. Tergiverso ancora un po’ cercando un barlume di sole tra le nuvole in cielo. Finalmente mi decido, accendo la sigaretta, aspiro e rifletto. Tra gli sbuffi che soffocano il freddo mi sbarazzo anche del timore di uscire fuori. E mi rilasso.
    Guardo l’orologio al polso, è ora di andare. Entro in casa, mi trucco a dovere perché l’apparenza conta più dell’anima oggi, almeno là fuori. Una mentina per rinfrescare la bocca, altro gelo, ma di piacere questa volta.
    Abitare in una cittadina di montagna è salutare, basta un attimo per sollevare lo sguardo e guardare il paesaggio come natura vuole: montagne alte, odore di aria rarefatta; mi lasciano sempre un buon profumo, per questo fumo soltanto la mattina presto, o al massimo la sera tardi. Ci tengo alla salute, anche se non sono abile a resistere alle tentazioni e al piacere. Eppure nonostante i miei difetti sono stata scelta, mi considerano speciale.

    I miei passi calpestano il ghiaccio mezzo sciolto lasciandolo scricchiolare come in un lamento. Mi piace il suono del ghiaccio che si rompe. E mentre ignoro chi mi guarda sono già davanti al loro palazzo, io non devo più confondermi, sarò il futuro. Salgo rapidamente prendendo le scale, poi busso alla porta sistemandomi in fretta la capigliatura.
    “Avanti!”
    Sembra uguale a me, o forse sono io che tra poco sarò uguale a lui, dipende dai punti di vista; a me piace pensare di più a me come lui.
    “Buongiorno dottor Gretech!”
    Si scioglie davanti al mio sorriso più del ghiaccio sotto il sole mattutino; comincio a pensare che non sono poi così speciale. Sono solo stata brava a farmi notare. Ha un grosso sigaro in bocca, un’enorme nuvola di fumo ci separa annebbiandoci uno all’altra. Tossisco.
    “Dovrebbe smettere di fumare, lo sa?”
    [Senti da che pulpito la predica!]
    Ancora tosse.
    Si schiarisce la gola.
    “Lo so mia cara Irene. Ma alla mia età non si è più forti come un tempo”.
    Il dottor Gretech è un uomo dotato di poteri ESP, e dice che anche io ho le potenzialità, anche se ancora non ho capito come concentrare l’energia interiore per piegarla alla mia volontà.
    “Ho bisogno di un altro favore da te, Irene”.
    Le richieste del dottor Gretech non sono mai passeggiate di salute. Ma ci tiene alla diplomazia, avrà anche poteri extra-sensoriali ma in pubblico non conosce le buone maniere.
    Il mio viso crucciato non lo scalfisce.
    “Ma è l’ultima volta, quanto deve mettermi ancora alla prova? Deve prometterlo, o mi ritiro”.
    “Non lo farai, tu non sei come loro; sei migliore. E’ il motivo per cui sarai il capostipite di una nuova razza”.
    Sa come lusingarmi, ma non gli conviene tirare troppo la corda, io ho uno spirito di osservazione importante ed imparo in fretta.
    “Cosa devo fare?”
    “Una cena allo Chalet di Montagna con il Sindaco, stasera”.
    Dovrò ancora sfoderare le mie doti persuasive.
    “E sia, sarà fatto”.
    “L’abito rosso Irene, quello che ti ho regalato mi raccomando”.
    Socchiudo le labbra lasciando intuire che ho capito. Giro le spalle ed esco, non servono poteri ESP per sentire i suoi occhi infilati lungo l’intersezione delle spalle. Appena di fuori prendo una boccata d’aria. Un cagnolino di piccola taglia mi scodinzola tra le gambe.
    “Ciao cucciolotto, goditi il sole finché dura!”
    Penso al momento, quando gli ESP con la loro magia guideranno gli eventi atmosferici per colpire le zone rosse e milioni di persone moriranno senza capire il motivo. Mi chiedo se sia giusto, io però non posso farci niente: il mio alloggio nel bunker è prenotato da tempo: i raggi ultra-V non mi bruceranno.
    Ho visto più di una volta gli ESP avvalersi dei propri poteri per piccole cose, spostare oggetti con la mente o provocare il fuoco. Mi viene da sorridere, non mi vedo come loro. Infatti stendo la mano verso una lattina a terra e mi concentro, ma niente; si sposta ma solo per il vento, non per mia decisione. E mentre cammino per la strada tiro fuori la solita sigaretta, ma non l’accenderò prima di sera tardi. Mi piace sentirla tra le labbra, il mio dottore dice che sarebbe meglio un lecca-lecca o un chewingum; ma non è la stessa cosa, non mi da la medesima soddisfazione.
    Intanto riprende a nevicare, chissà se sono loro che hanno già iniziato l’opera di raffreddamento del pianeta, ed anche questo mi fa sorridere visto che si parla tutti i giorni di riscaldamento globale: loro non sanno che invece ci sarà una nuova glaciazione.
    Li vedo tutti i loro volti ignari, seguitano a vivere normalmente senza essere resi partecipi di nulla, non sanno nemmeno che esseri estranei venuti da altri mondi sono tra noi da secoli; oggi tra incroci e nuove etnie siamo molto diversi dalla generazione precedente. In fondo anche io ero come loro meno di un mese fa. Ma sapere ti cambia dentro, ti responsabilizza di più e non perché sei venuta a conoscenza che nelle tue vene scorre sangue di entità straniere.

    Sono di nuovo nella mia casa silenziosa, apro l’armadio e prendo tra le mani l’abito da sera rosso, lo allungo sul letto, provo gli abbinamenti con l’intimo e i monili. Guardo l’orologio, volge la sera, di fuori è già buio; con un gesto istintivo mi accendo la sigaretta con il pensiero senza usare l’accendino; trascorre più di un lungo minuto prima di rendermi conto ciò che ho appena fatto. I miei poteri ESP si stanno svegliando!
    Mi rilasso ancora un po’ e dopo un bel bagno caldo sono di nuovo pronta ad affrontare la neve, il freddo, ed il primo cittadino. Pochi passi e sono già in Centro, davanti al locale di maggior lusso; chiudo l’ombrello e l’atmosfera dello Chalet mi riscalda, mi fa sentire meno sola. Il personale mi accoglie calorosamente e vengo subito fatta accomodare nella sala privè con la tavola già imbandita a dovere. Lo so che non dovrei, ma nell’attesa mi distraggo tenendo la sigaretta spenta tra le labbra e osservo il calice di cristallo fino a farlo tintinnare, addrizzo il quadro alla parete concentrando lo sguardo sull’asse del muro; poi cerco altri oggetti da mettere a posto.
    “Se vuole può anche fumare, non mi da fastidio!”
    E’ lui! Mi affretto a riporre la sigaretta nel pacchetto, mi rimetto in ordine imbarazzata.
    “E’ un vizio, la tengo soltanto tra le labbra”.
    Prende posto davanti a me sull’altro lato del tavolo mentre il sommelier inizia a versare l’aperitivo nei calici.
    “E’ proprio necessario?” Il suo sorriso è malinconico, cerca una fiducia che non posso restituire. “Mia moglie e mio figlio, non posso abbandonarli, chiedo soltanto di fare un’eccezione”.
    Anche altri hanno risposto allo stesso modo, fosse per me lo farei pure; ma non si può, è la regola.
    “Non stiamo giocando ai buoni o ai cattivi, lo sa che non è possibile”.
    [Sono la persona giusta per portare avanti questo tipo di discorso, io non ho nessuno che mi lega alla realtà attuale, perciò non posso comprendere lo stato d’animo di chi invece ha molto da perdere].
    Socchiude le palpebre, ha già perso la voglia di mangiare nonostante le appetitose pietanze che ci sono appena state servite a tavola. Io invece inizio a gradire la cena: la gola è un altro dei miei peccati, ma che non mi ha impedito di essere scelta.
    “Signor Sindaco mi creda, non è per cattiveria; ma loro non hanno i requisiti per perdurare nel nuovo mondo. Se vuole può scegliere di restare qui con loro, a patto di non farne parola con nessuno di quanto è al corrente”.
    Sa bene che non deve, se la voce dovesse circolare negli ambienti pubblici si scatenerebbe un pandemonio e noi saremo costretti a procedere d’urgenza senza salvare più anime possibile, come stiamo tentando di fare.
    “Ci pensi su, beva un sorso d’acqua, la vedo un po’ sudato signor Sindaco”. Sollevo la bottiglia della minerale con il pensiero, la stessa si posiziona sopra il suo bicchiere ed inizia a riempirlo, poi torna nella posizione di prima.
    “Sei stata tu?” La mano gli trema sul bicchiere, adesso mi guarda con paura.
    “Loro possono cambiare ogni cosa, è necessario”.
    “Siete forse dio che potete decidere chi deve vivere e chi no?”
    Non mi scompongo, finisco di deglutire l’ultimo boccone e prima di rispondere mi pulisco la bocca con il tovagliolo.
    “Il dottor Gretech aspetterà fino a domani mattina”. Dalla borsa prendo il biglietto da visita del dottor Gretech e lo ripongo nel taschino della sua giacca preoccupandomi di infilarlo fino in fondo. “Adesso desidero finire la cena”.
    Mi gusto tutto, fino a frutta e dessert, mentre lui non spiccica più una parola, non tocca cibo, quasi neanche respira dall’ansia. Lo saluto con un leggero bacio sulla fronte, certa che non lo avrei più rivisto.
    “Ci pensi bene, la notte porta consiglio”. Il mio sussurro nell’orecchio lo accompagnerà per tutta la notte; io invece mi faccio riportare il cappotto dai custodi e l’istante successivo abbraccio la mia città con i suoi meravigliosi colori della notte: la luna, il cielo e le stelle sembrano sorridermi da lassù; loro ci saranno ancora, come ci sono sempre state. Non sta nevicando adesso, e nonostante l’ora tarda fa meno freddo di prima. Sarà che mi sono riscaldata dentro, sento le guance rosse come se l’energia che avverto volesse sprigionarsi di fuori.
    [Chissà come sarà qui tra non molto].
    Mi sento persino felice, inizio a capire. La mia anima ha già iniziato ad andare a spasso in forma più consistente dentro di me: il mio percorso evolutivo è già iniziato, sto cambiando. Non ho più bisogno di guardare l’orologio al polso per sapere l’ora, e neanche ho sonno nonostante l’ora tarda. Mi siedo su una panchina, poca gente in giro a quest’ora. Vorrei che la fine del genere umano avvenga così, nel sonno, di modo che nessuna debba soffrire. Non accorgersi di niente, e poi è tutto finito, per sempre.
    Mi godo ancora qualche attimo di silenzio seduta con il sedere sullo schienale della panchina, le gambe giù, dritte, al posto di dove andrebbe il sedere. Non sono cattiva se sono convinta che tutto questo è giusto, quando l’armonia viene spezzata è necessario ripristinarla. E non esiste modo migliore se non ricominciare un po’ da capo, rieducando le genti al rispetto e all’amore. Mi accendo l’ennesima sigaretta, ignorando la regola morale che prima mi ero data, e mi godo il paesaggio fino all’alba. Il giorno dopo potrebbe essere quello di ritirasi nel bunker!

     
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    Assolutamente perfetto. Non una virgola da spostare, togliere o aggiungere.
    Il tema non mi sembra sfavillante né originalissimo, ma è un buon tema.
    Tu sei bravissima a pennellare ambienti, emozioni, stati d'animo, personaggi. Un tocco minuto, leggero, preciso.

    In sintesi. Hai dipinto una bella marina; non è la prima marina che si vede, ma piace guardarla, perché è bella!

    Ancora una volta non voterò, ma me ne dispiace... :)
     
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    *dark side of the Moon*

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    Mi è piaciuto molto... coinvolgente e interessante... molto brava.. ;)
     
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  4. Flogoriano
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    concentro, ma niente; si sposta ma solo per il vento, non per mia decisione. E mentre cammino per la strada tiro fuori la solita sigaretta, ma non l’accenderò prima di sera tardi. Mi piace sentirla tra le labbra, il mio dottore dice che sarebbe meglio un lecca-lecca o un chewingum; ma non è la stessa cosa, non mi da la medesima soddisfazione.

    Il mio professore di disegno tecnico, aveva il vizio di tenersi le sigarette in bocca. Non aveva mai fumato e non aveva intenzione di farlo, ma si teneva la sigaretta tra le labbra, la inumidiva un po' e la ciucciava XD (che spreco)
    Questa scena me lo ha ricordato.

    Mi piace molto il racconto, coinvolge, mi piace come caratterizzi e come entri dentro i personaggi.
    Complimenti.

    CITAZIONE
    Mi godo ancora qualche attimo di silenzio seduta con il sedere sullo schienale della panchina, le gambe giù, dritte, al posto di dove andrebbe il sedere.

    Credo che qua tu abbia avuto un attacco d'insicurezza.
    un ...seduta sullo schienale della panchina... sarebbe stato più che sufficiente ad evocare l'immagine.
     
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    Elfo

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    La ricchezza di particolari è sempre la tua dote migliore, è l'arma della scrittore capace di far vivere i propri personaggi e il mondo in cui essi stessi si muovono. Tu ci riesci con una precisione fantastica, caratterizzando e impreziosendo ogni storia o racconto che scrivi. La tua abilità è proprio lì, e a riuscire in più anche a raccontare un po' di te dentro lo scritto!
     
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    Irene

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    Grazie a tutti! ^^

    @ Flogoriano
    Sull'osservazione che mi hai fatto alla fine hai ragione... volevo scrivere qualcos'altro ma ho reso male l'idea; potevo restare più sul semplice.

    @ Erendal
    Sì, io quando scrivo non riesco a fare narrativa e basta, mi baso e ispiro sempre a ciò che ho intorno, dentro e davanti agli occhi. Lo trovo più semplice per esprimermi ed allo stesso tempo inventare.

    @Lucio Musto
    Scusami ma che intendi con "marina"? :)
     
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    Quando ti leggo riesco a vedere le immagini nella mia mente, sento gli odori e provo le sensazioni descritte nella lettura.
    Mi piacerebbe vederti in narrativa in qualcosa di più lungo e impegnativo! :)
     
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    Il mare è il più classico dei soggetti pittorici.
    Marine ne dipinge il bambino di tre anni, lo studente di belle arti, il pensionato che prende il sole sulla spiaggia, Montarsolo e Monet... sempre di "marine" si tratta...

    ci sono quelle che ti riempiono il cuore e l'anima perché sono belle... e quelle che non ci riescono, anche se sempre mare è!.

    Il tuo racconto, come dicevo, una bella marina.

    E ribadisco la mia ritrosia a giudicare votando, ma questa volta mi dispiace, perché ti avrei votato volentieri.
     
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    Irene

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    CITAZIONE (Lucio Musto @ 6/3/2013, 01:04) 
    Il mare è il più classico dei soggetti pittorici.
    Marine ne dipinge il bambino di tre anni, lo studente di belle arti, il pensionato che prende il sole sulla spiaggia, Montarsolo e Monet... sempre di "marine" si tratta...

    ci sono quelle che ti riempiono il cuore e l'anima perché sono belle... e quelle che non ci riescono, anche se sempre mare è!.

    Il tuo racconto, come dicevo, una bella marina.

    E ribadisco la mia ritrosia a giudicare votando, ma questa volta mi dispiace, perché ti avrei votato volentieri.

    Grazie caro! ^^
     
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  10. Foglia d'autunno
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    Non posso che associarmi a quanto detto dagli altri: gran bel racconto e scrittura superba.
     
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  11. AmyVampirella
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    Ottimo. Scrittura pulita e netta. I tuoi personaggi femminili sono sempre molto accattivanti.
     
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    Irene

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    CITAZIONE (AmyVampirella @ 8/3/2013, 22:18) 
    Ottimo. Scrittura pulita e netta. I tuoi personaggi femminili sono sempre molto accattivanti.

    Grazie cara. ^^
    Tu non pubblichi?
     
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  13. AmyVampirella
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    Tu non pubblichi?

    No mi limito a leggere e , se riesco a leggere tutto, votare.
     
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  14. Raffica di vento
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    Scrivi pulito e preciso che sembra una specchio, e i tuoi personaggi sembrano veramente vivere.
     
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  15. MournfulCreatureOfTheDark
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    Ho letto un romanzo che parlava di ESP qualche tempo fa e l'ho trovato piuttosto deludente, al contrario del tuo racconto: anche se lo trovo un po' "sospeso", nel senso che vedrei bene un continuo perché mi sembra che così manchi qualcosa, credo sia davvero un ottimo scritto, intrigante e coinvolgente. Complimenti!
     
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19 replies since 2/3/2013, 10:11   256 views
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