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Sono solo un uomo e ora sono anche un uomo solo. Di me si ricorderà qualche familiare che mi ha conosciuto e purtroppo o per fortuna anche chi ha avuto modo di conoscermi poco e niente ma che non potrà mai dimenticarmi perché gli ho dato la vita. Poi, quando la mia generazione si estinguerà, quando anche mio figlio non ci sarà più, resterò, come è destino di tutti, nella polvere della terra e nell'aria del cielo, nella speranza che ciò che ho appreso a catechismo e fatto mio con la fede sia vero e possa ricongiungermi con chi mi ha voluto bene, ricambiato, e ha perso le mie tracce troppo presto.
Mi hanno mandato a combattere questa stupida guerra di cui non mi importava niente. Hanno detto che era per la patria, contro le potenze imperialiste, ma a me sembra che anche Italia e Germania siano o siano volute essere imperialiste. Io so solo che ho visto morire i miei amici e commilitoni a migliaia, che la mia famiglia è lontana e soffre e soprattutto soffrirà per me, che io stesso ho fatto una vita di stenti che ora, me ne accorgo, sta per finire prematuramente. Tutto questo per cosa? Può esistere qualcosa che dia un senso a tutto ciò, si chiami duce, Italia, gloria od onore? Io avrei voluto semplicemente una vita normale, felice con poco. Avrei voluto vedere crescere mio figlio (ed altri eventuali: avrei tanto desiderato una femmina!) assieme a mia moglie, un impiego onesto, una bella casa con un orto curato, la pasta fatta in casa, un bicchiere di buon vino rosso e la siesta dopo il lavoro. Tutte piccole cose che ora sembrano enormità, ora che la stanchezza ci toglie il respiro e il gelo ci irrigidisce le espressioni preannunciando un altro gelo, ben più grave: quello definitivo della morte, che non tarderà a sopraggiungere. Sono ora in una terra che non conosco: non è più Italia, ma non è ancora Russia, dove dovremmo andare. Dovremmo, ma non andremo, perché cadiamo come mosche, come birilli e molti di noi non hanno neanche degna sepoltura. La stanchezza ci induce a fermarci, il freddo a muoverci per non morire ibernati e così facendo non viviamo, al massimo sopravviviamo, finché potremo farlo.
Spero solo che queste parole, che affido ai timidi raggi di un sole che pare imprigionato dal e nel suo destino - come me, come noi - non vadano perse ma che un domani saranno raccolte e diffuse per far capire che la guerra è sempre un errore, quando poi la si poteva evitare una terribile responsabilità.. -
Foglia d'autunno.
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Stile impeccabile: un'altra storia di sofferenza e morte legata alla partecipazione forzata ad una guerra inutile. . -
.CITAZIONEla guerra è sempre un errore, quando poi la si poteva evitare una terribile responsabilità
Parole sante. E questo brano che racconta di una vita lanciata nella bufera contro la propria volontà, destinata a vivere lontano dagli affetti e da ciò che desiderava, sottolinea maggiormente l'assurdità della guerra, voluta dai pochi capi al vertice e pagata da milioni di persone innocenti che volevano solo vivere la propria vita in pace.. -
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Il messaggio è chiaro, sullo stile sono pienamente d'accordo: impeccabile! Iniziare con questo gioco di parole: "Sono solo un uomo e ora sono anche un uomo solo" è stata una scelta giusta. Hai subito dato l'idea sulla serietà del racconto, ma senza perdere il tuo stile preferito di cui sei un re. La parte centrale è un concentrato di emozioni forti che proiettano dentro la storia di chi in quegli anni ha sofferto la guerra da protagonista.
Bravissimo Pecco!. -
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Sembra molto sentito questo racconto, come se lo avessi vissuto in prima persona!!!! . -
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Ho interpretato il tuo racconto, vedendolo anche da un lato mio personale: il dire "sopravvivere", "essere costretti a muoversi per non morire dal freddo" potrebbero anche avere il valore di una metafora; anche se la storia è inequivocabilmente chiara nel messaggio, e lo spieghi anche nel post scriptum.
Mi è piaciuta l'interazione tra lato introspettivo/lato umano/storico.
Bravo. ^^. -
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Il racconto è naturalmente stilisticamente perfetto, come ovvio quando scrive un professionista della penna come pecco.
Il soggetto, al di là della peraltro superflua specifica "Mio nonno disperso" abbastanza ricorrente.
Quasi tutti noi abbiamo un parente, un affine, o un intimo amico di famiglia, disperso in Russia nella
II guerra mondiale.
La storia cade nella seconda specifica, altrettanto superflua: "Storia vera, ma romanzata".
Questo fa legittimamente pensare che le considerazioni sull'inutilità di quella sciagurata guerra
(e quale guerra non è sciagurata?), e sulla possibilità che la si sarebbe potuta evitare
potrebbero essere non nella storia "vera" del soldato disperso, ma aggiunte dell'autore dell'elaborazione.
Chissà?... forse il nostro soldato pensava davvero quelle cose, o forse era partito
con lo stesso entusiasmo altri suoi commilitoni, abbagliati da illusioni grandiose, e combattesse,
e soffrisse convinto di farlo per la grandezza di una Patria lontana e non di una guerra superflua.
Credo sarebbe stato meglio non farcela, quella postilla, per evitare di accomunare
questo elegante scritto a tante strumentalizzazioni ideologiche che sono state fatte
dall'una partigianeria e dall'altra.. -
Foglia d'autunno.
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CITAZIONEMi hanno mandato a combattere questa stupida guerra DI CUI NON MI IMPORTAVA NIENTE
Questa frase esprime chiaramente come la pensasse il nonno di Pecco.. -
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Le guerre sono tutte stupide, e il tuo racconto mi è piaciuto davvero! . -
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Breve e chiaro, ma devo dire che non mi ha dato molte emozioni: ovviamente non prenderla come un'offesa, ma questa volta il tuo stile mi ha convinto meno delle altre, perchè le sensazioni mi sembrano troppo... "spiegate"
Non mi ha coinvolto molto, in sintesi, ma resta comunque un piacevole raccontino scritto da un autore esperto. -
MournfulCreatureOfTheDark.
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Un'altra storia sulla Seconda guerra mondiale scritta bene, con uno stile praticamente perfetto^^ . -
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Bravo Pecco ^^ . -
Foglia d'autunno.
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Bravissimo Pecco: vittoria ben meritata . -
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Grazie ragazzi, avete onorato la memoria di mio nonno... . -
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Mi fa molto piacere!.