» La soffitta di InchiostrodiVerso

Sfida a Fort West

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    EdoHard

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    Sfida a Fort West

    02appaloosa


    Il vento soffia forte. Il mio cavallo procede a passi lenti lungo il sentiero che porta fuori da Fort West. Cappello sulla testa, volto chino e mesto: fuggire ti fa sentire male, un vigliacco. Fuggire nel cuore della notte per non essere visto, per non sentirmi dire ciò che sono e che so di essere. Provocare Jack Manolesta non è stata una mossa furba. Sono un buon pistolero, ma Jack Manolesta è il migliore. Quando mi ha sfidato a duello ieri sera al Saloon ho avvertito già la sua pallottola nel petto; da allora non faccio altro che contare il tempo che manca. Ma ora ho deciso, all’alba, sotto la Torre dell’Orologio, in piazza, io non ci sarò. Sto scappando.
    Non potrò più mettere piede a Fort West, e dio solo lo sa quanto mi piange il cuore. Intanto galoppo verso il Mississippi. Dovrò attraversare il territorio dei pellirosse. Lo sguardo di Jack Manolesta, scuro da sotto il cappello, è sempre nella mia mente, lo trovo più delle nuvole in cielo. Lui ha ucciso più volte, io non ho mai sparato ad un uomo anche se mi vanto di averlo fatto. Già immagino Rid Scoot raccogliere le scommesse, sono tutti curiosi di vedere quanto è veloce la mia mano, se sono bravo come dico. E lo sono. Ma non abbastanza. Sparare contro qualcuno, un uomo, non è come abbattere un bufalo.

    Fort West è oramai alle spalle, verrò ricordato come colui che si è sottratto ad una sfida, un vile e codardo. E quanto pesa l’anima, ma ci tengo alla pelle più di quanto immaginassi! Anche se non ho mai dovuto dividere la mia ciotola di fagioli con nessuno.
    Le sponde del Mississippi sono fresche, e il rumore dell’acqua che scorre mi fa sentire appena un po’ meglio; guado il fiume e sono dall’altra parte. Oltre si apre una nuova vita, l’occasione per raggiungere la California; lì dicono ci sia l’oro e che le diligenze siano più facili da saccheggiare. Mi farò una nuova vita, senza macchia né disonore.
    M’immergo nel fitto della foresta, cerco di non pensare. Ma i guai non sono finiti. Il cavallo si ferma, davanti a me qualcuno che con un cenno della mano ha ottenuto subito obbedienza dal mio cavallo, sempre restio nei miei confronti ma abile a dare ascolto agli estranei; e dire che il buon fieno non glielo faccio mai mancare, dannata bestiaccia. Alzo il cappello, è in penombra, appena illuminata dalla luce della luna; ho appena fatto il primo incontro con i pellirosse.
    “Scendi”. Mi dice.
    Poggio in terra piedi, sto già pensando ad una via di fuga per evitare ulteriori problemi. Estrae un coltello da caccia dal tascone del suo abito. Non dovrei avere problemi a disarmarla, ma devo restare calmo, potrebbero esserci decine di indiani nascosti tra gli alberi, potrei essere sotto tiro. Ho sentito dire che un Piuma al Vento non si muove mai da solo, soprattutto che è capace di scoccare una freccia dritta al cuore anche a grande distanza. Il che mi fa venire i brividi, almeno la pallottola di Jack Manolesta mi avrebbe steso sul colpo senza la sofferenza dell’agonia.
    “Non ho cattive intenzioni, desidero solo passare dall’altra parte”.
    “C’è la Bacon Road, viso pallido; perché attraversare proprio la foresta?”
    La guardo negli occhi, come faccio a spiegare il perché? Ma è proprio in quel momento che i suoi occhi mi indicano la via della sincerità.
    “Sono un fuggiasco, sto cercando di salvare la pelle. All’alba mi aspetta un duello mortale, ma io non ci sarò a sparare; non perché sono un codardo. Perché non sono un assassino”.
    “Paura della morte? Falco Gigante è saggio, dice sempre che fuggire al proprio destino porta la disgrazia. Ed io gli credo. Perché non hai fiducia in te stesso?”
    Un sorriso beffardo, ma che ne può sapere una incolta donna indiana dei problemi di noi americani occidentali?
    “Probabilmente perché fuggire è la scelta più semplice”.
    “E non t’importa di macchiare la tua coscienza?”
    Mi viene vicino e mi punta il coltello sotto la gola, con un cenno mi indica di alzare le mani. Il suo sguardo inizia a soffocarmi anche se non è brutale come quello di Jack Manolesta. Sto ancora pensando alle conseguenze di un mio eventuale gesto di ribellione quando lei sviscera la sua sentenza.
    “Viso pallido, se entrerai nella foresta sarà per restarci. Falco Gigante il saggio non vuole che nessun cowboy scruti la nostra riserva e tantomeno i villaggi. Vuoi fuggire dal tuo mondo? Bene, Terzo Occhio ti dice, diventa schiavo dei pellirosse e potrai vivere con noi”.
    “Mi stai chiedendo se voglio rinunciare alla mia libertà per servire la gente della tua razza?”.
    “Non avrai diritti, dovrai fare tutto ciò per cui ti adopereremo, non potrai parlare né lamentarti. Sarai al pari dei nostri destrieri e vivrai con loro, mangerai il loro stesso cibo. Venire meno alla promessa ti costerà prima tortura e poi la vita. Prometti?”.
    Sto seriamente pensando di disarmarla, rimontare a cavallo e proseguire lo stesso per la foresta.
    “Non lo fare”. Risponde lei. Mi ha letto i pensieri? Mi prende la mano, con il coltello taglia i miei guanti di gomma e comincia a scivolare con la lama lungo i segni della mia mano. Resto attonito, mi sfiora appena e sento calore.
    “Stai zitto, viso pallido! E impara ad ascoltare”. Anticipa la mia perplessità. “La tua linea di vita è lunga, non morirai tanto presto. A te la scelta, Terzo Occhio non sbaglia mai”.
    Osservo la mia mano, non ho mai creduto a indovini e stregoni, ma il sorriso della minuta indiana mi sembra sincero, mi offre un’alternativa. Ma a che prezzo devo credere a lei?
    Guardo di nuovo il cielo, è tardi oramai e tornare su Bacon Road adesso significa rischiare di essere raggiunto da Jack Manolesta e dai suoi tirapiedi, i loro cavalli corrono più del vento. Fremo nell’ansia: o l’indiana mi lascia passare oppure non ho scelta.
    “Torna indietro e battiti con il tuo uomo, viso pallido”.
    Distendo le sopracciglia, poi mi lascio andare ad un sorriso amaro.
    “Potresti scortarmi tu nella foresta, anche bendato”.
    Scuote il capo. “Terzo Occhio non ama i cowboy, nemmeno i vili. Ma Terzo Occhio non si ferma mai a parlare con i morti”.
    “Che vuoi dire?”
    Con le mani mi gira di spalle, la sua voce mi sussurra nuove verità.
    “Paura del Destino sarebbe il tuo nome indiano, ma io non ho intenzione di fare del male a Paura del Destino. Desidero che lui torni alla sua gente”.
    Quando mi volto Terzo Occhio fugge dentro la foresta, il tronco dell’albero su cui stava appoggiata nasconde il teschio con il totem, sono proprio al confine con le terre dei pellirosse. Forse Terzo Occhio mi ha avvertito del pericolo, oppure mi vuole morto. Non capisco il motivo ma torno sui miei passi. E quando mi vedono tornare da Bacon Road verso Fort West non mi risparmiano le risate di scherno.
    “Wes, lo vuoi un consiglio fratello? Se stavi pensando di dartela a gambe, gira il cavallo e vattene! Tra meno di un’ora sarai un uomo morto”.
    “Scappare io? Ero solo andato a fare due passi per liberare la mente. Jack Manolesta non è nessuno. Io sono la pistola più veloce di Fort West”.
    “E allora dimostralo, gringo!”
    Non rispondo, anche se mi sarebbe piaciuto farlo. E quando mi trovo sotto la Torre dell’Orologio inizio a tremare, come posso vincere il duello se la mia mano non è ferma? Manca un quarto d’ora, ma ho scelto di morire da eroe. Sono già in posizione con la mano pronta ad impugnare la pistola nella fondina. Di lì a poco cominciano ad arrivare un po’ tutti.
    “Wes, sei pronto per un viaggio di sola andata all’inferno? Wes, ce l’hai un po’ di denaro da parte… te lo dispongo io un funerale con i fiocchi”.
    Sono tutti contro di me, d’altronde Jack Manolesta fa più paura ed è meglio non averlo per nemico. Sono io l’idiota che l’ha provocato. Come una sentenza anche lui giunge sotto la Torre, puntuale. Si dispone alla giusta distanza, siamo già io e lui dietro la solita riga: io da una parte, lui dall’altra. Alzo lo sguardo verso la Torre, il grande orologio segna le sei meno due minuti. Lui ha l’aria strafottente di chi si sente già vincitore.
    “Come hai trascorso la notte Wes? Hai più palle di quanto immaginavo, avevo fatto anche cambiare i zoccoli ai cavalli: una lucciola in sogno mi aveva detto di averti visto lungo le rive del Mississippi”.
    La sua mano pelosa si posiziona sulla pistola, sputa il sigaro che stava appeso sulle labbra e concentra lo sguardo. “Che fai Wes, non favelli?”
    Anche io sono pronto, la mano trema sempre di più ma adesso non m’importa. Li vedo intorno a me, sono tutti sicuri che Jack Manolesta abbia la meglio ma in cuor loro nutrono la speranza che sia io a vincere. E’ come se mi sospingessero, se fossero pronti a tenermi ferma la mano. Io contro di lui, e l’ultimo giro della lancetta. Tra poco la resa dei conti. Il vento mi accarezza i capelli e lascia volare il mio cappello, sono solo adesso con il destino in mano. Gli ultimi dieci click sono i più violenti, anche Jack Manolesta ha smesso di deridermi e si è fatto più attento e silenzioso. Mi viene da sorridere, forse perché è l’ultima cosa che farò e voglio che sia una cosa bella. Sorridere appunto. Anche gli altri seguono con il fiato sospeso. Poi al don dell’orologio è un istante: afferro la pistola e senza paura la punto contro di lui e faccio fuoco, senza pensare alle conseguenze. Un doppio bang mi lascia trasalire. L’istante successivo resto lì con la mano tesa e l’arma che fuma: dannazione, e chi se lo aspettava? Sono stato io il più veloce! Jack Manolesta cade sulle ginocchia e piomba a terra tra lo stupore generale. Raccolgo il mio cappello, lo rimetto al suo posto e soffiando sulla canna mi godo il momento del vincitore.
    “Tornate alle vostre case, signori; qui abbiamo finito”.





     
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    Un cliché questo dell sfida uno contro uno, ma l'aspetto psicologico-interiore del tuo personaggio Wes è ben sviluppato e presente. Si vede che sei un'intenditore!
     
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    Molto bello, e ben scritto. In uno stile che prediligo: descrittivo, preciso, puntale, ricco di aspetti. Interessante la ricerca dei nomi e dei luoghi. Ottimo il finale!
     
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  4. Foglia d'autunno
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    Non ricordo se ho già avuto modo di dirti che scrivi molto bene: questo racconto ne è la prova.
    I duelli sono l'aspetto che preferisco e tu l'hai descritto a perfezione: ottimo! :)
     
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    Perfetto Eleven Dark, non una sbavatura, non una parola di troppo. Nel sottofondo mi sembrava di sentire le note di "Mezzogiorno di fuoco"

    Se proprio dovessi fare un appunto, dovrei dire che non sta bene farsi aiutare dalla magia indiana per ammazzare un bianco,
    fosse pure quella carogna di Jack Manolesta. Ma posso perdonarti: i tempi sono cambiati, ormai.
    Non ha visto che i pellerossa li mettono pure sul Presepe?

    Bravissimo!
     
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    Bell racconto :D
    Durante che leggevo ero curiosa come sarebbe andata a finire :)
    Bravo....
     
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    CITAZIONE (Foglia d'autunno @ 19/12/2013, 13:22) 
    Non ricordo se ho già avuto modo di dirti che scrivi molto bene: questo racconto ne è la prova.
    I duelli sono l'aspetto che preferisco e tu l'hai descritto a perfezione: ottimo! :)

    Il duello è bellissimo!
     
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    EdoHard

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    CITAZIONE (Foglia d'autunno @ 19/12/2013, 13:22) 
    Non ricordo se ho già avuto modo di dirti che scrivi molto bene: questo racconto ne è la prova.
    I duelli sono l'aspetto che preferisco e tu l'hai descritto a perfezione: ottimo! :)

    Ti ringrazio molto. Comunque non è che la targhtta la voglio a tutti i costi, era solo per giocare! Certo, ci terrei ad averne una, ma anche così sono felice.
     
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  9. MournfulCreatureOfTheDark
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    Bel duello e bel racconto, complimenti =]
     
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    Bravo Edo ce l'hai fatta! ;) Sono felice per te, te lo meritavi!!!!!!!




    Buon Anno.
     
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    Elfo

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    Complimenti Eleven Dark! :)
     
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    Irene

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    CITAZIONE (Kimono @ 1/1/2014, 13:34) 
    Bravo Edo ce l'hai fatta! ;) Sono felice per te, te lo meritavi!!!!!!!




    Buon Anno.

    Non ci posso credere!!! ^^
     
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  13. Foglia d'autunno
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    Bravissimo, sono davvero contenta. Complimenti :)
     
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