Articolo di Franco Arminio su Repubblica

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    Ho trovato questo articolo di Franco Arminio su Repubblica che vi riporto sperando che qualcuno lo legga e mi dia un parere.

    Lo posto qui ma se non è il posto giusto prego gli amministratori di spostarlo dove va meglio

    Si parla di poesia più spesso che in passato. In questo piccolo decalogo ho provato a dire con semplicità cose su cui rifletto da 50 anni ormai.
    1 - La poesia si fa con il corpo, con tutto il corpo.
    2 - Il poeta è come un albero. L'albero è morto e vivo nello stesso tempo, è solitario e corale, è potenzialmente immortale.
    3 - La poesia quando c'è ti emoziona come ci emoziona un bacio che non pensavamo di poter avere.
    4 - In poesia quello che conta è che il bersaglio sia limpido.
    5 - La poesia non è destrezza con la lingua. La destrezza è come mettere tanto limone sul pesce. Se il pesce è fresco non ha bisogno del limone. Se il pesce è vecchio, il limone è un imbroglio.
    6 - Le parole poetiche sono pericolose, per fare poesia servono le nostre parole, quelle che usiamo tutti i giorni.
    7 - La poesia la fanno i percettivi, non quelli che procedono per astrazioni, quelli che hanno la passione di giudicare il mondo piuttosto che vederlo.
    8 - La poesia serve a fare un uso presente di uno strumento antico. In questo modo leggere una poesia attenua la dittatura del presente.
    9 - La poesia più elementare è sempre la più difficile. Riesce solo raramente anche a quelli a cui sembra riuscire sempre.
    10 - La poesia resta sempre da fare. Ogni volta che se ne fa una si aumenta lo spazio per farne altre. La poesia se è una merce, è una merce che aumenta consumandosi.
     
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    1 - La poesia si fa con il corpo, con tutto il corpo.

    Quale fautore dell'oralità della poesia, mi sento concorde.

    CITAZIONE
    2 - Il poeta è come un albero. L'albero è morto e vivo nello stesso tempo, è solitario e corale, è potenzialmente immortale.

    Gli alberi non sono dei non-morti, però è vero: il poeta può assurgere a lirico singolo o a lirico corale.

    CITAZIONE
    3 - La poesia quando c'è ti emoziona come ci emoziona un bacio che non pensavamo di poter avere.

    Vabbè, la melensata da boomer se no non siamo contenti.

    CITAZIONE
    4 - In poesia quello che conta è che il bersaglio sia limpido.

    E con questo facciamo una bella pallina di carta con la poesia ermetica e la tiriamo nel cestino.

    Però questo vale anche per tantissima poesia contemporanea, il cui bersaglio è tutt'altro che limpido.

    Detto questo, io sto con la concezione poetica di Callimaco e ribatto con una strofa black metal (così vedete che sono moderno): tutto ciò che è comprensibile è merda commerciale.

    Tzè!

    CITAZIONE
    5 - La poesia non è destrezza con la lingua. La destrezza è come mettere tanto limone sul pesce. Se il pesce è fresco non ha bisogno del limone. Se il pesce è vecchio, il limone è un imbroglio.

    Ma non si era detto che la poesia emoziona come i baci? A me nel bacio piace la destrezza con la lingua. Ma con il limone sul pesce vedo che rimaniamo nell'isotopia doppiosensista.

    Comunque, chi la decide l'autenticità del sentire?

    CITAZIONE
    6 - Le parole poetiche sono pericolose, per fare poesia servono le nostre parole, quelle che usiamo tutti i giorni.

    Pregate che non debba mai usare in poesia le parole che uso tutti i giorni: oltre alle volgarità, abbiamo enfiteusi, locazione, usucapione, rescindente, rescissorio, id quod plerumque accidit, e tutto il latino annesso e connesso.


    CITAZIONE
    7 - La poesia la fanno i percettivi, non quelli che procedono per astrazioni, quelli che hanno la passione di giudicare il mondo piuttosto che vederlo.

    E certo, del resto giudicare è la cosa più facile che esiste, molto più che comprendere il mondo.

    CITAZIONE
    8 - La poesia serve a fare un uso presente di uno strumento antico. In questo modo leggere una poesia attenua la dittatura del presente.

    Ma non si era detto che vanno usate le parole di tutti i giorni? Belin se non è questa dittatura del presente...

    CITAZIONE
    9 - La poesia più elementare è sempre la più difficile. Riesce solo raramente anche a quelli a cui sembra riuscire sempre.

    Cos'è una poesia elementare?

    CITAZIONE
    10 - La poesia resta sempre da fare. Ogni volta che se ne fa una si aumenta lo spazio per farne altre. La poesia se è una merce, è una merce che aumenta consumandosi.

    Omne ignotum pro magnifico.

    Poi ci stupiamo che nessuno legge più, comincio a pensare che facciano bene.
     
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    Visto che volevi pareri, Luke, il mio è che molto difficilmente possa uscire qualcosa di sensato da un fogliaccio come Repubblica (o La Repubblica delle Banane per gli amici). E questo estratto lo conferma. :laugh:

    CITAZIONE
    2 - Il poeta è come un albero. L'albero è morto e vivo nello stesso tempo, è solitario e corale, è potenzialmente immortale.

    Quoto Fert.

    CITAZIONE
    3 - La poesia quando c'è ti emoziona come ci emoziona un bacio che non pensavamo di poter avere.

    Più che melensata da "boomer", a me sembra di sentire una frase qualunquista, un luogo comune che si sente spesso e che si ripete a pappagallo quando non si sa cosa dire. Forse perché i più non sanno nemmeno dare una definizione di "poesia"?
    Lancio la provocazione e vediamo se qualcuno abbocca. :laugh:

    CITAZIONE
    4 - In poesia quello che conta è che il bersaglio sia limpido.

    Virtus in medio stat, almeno per me. Inoltre, in una carriera poetica non è detto che un autore si debba per forza sempre attenere a un lato e non possa alternare poesie più chiare a componimenti più oscuri.
    Se la poesia è anche emozione (e lo è), allora può offrire qualcosa anche quando non viene compresa appieno. Senza poi entrare nel discorso sul piacere che si può provare (e sul valore aggiunto) nel cercare di decifrare una poesia e darne una propria interpretazione.

    CITAZIONE
    5 - La poesia non è destrezza con la lingua. La destrezza è come mettere tanto limone sul pesce. Se il pesce è fresco non ha bisogno del limone. Se il pesce è vecchio, il limone è un imbroglio.

    CITAZIONE
    6 - Le parole poetiche sono pericolose, per fare poesia servono le nostre parole, quelle che usiamo tutti i giorni.

    Quindi buttiamo al cesso i latinismi, i termini aulici e tutto ciò che può elevare senza essere necessariamente autocelebrativo (e in generale la forma) e scriviamo tutti trap. Poi ci si chiede come mai l'italiano medio sia in possesso del vocabolario di un Neanderthal... si possono fare grandi cose tanto con la semplicità quanto con la complessità, in poesia come in prosa. Ma oggi vedo continuamente svilire l'ampiezza e la ricchezza del lessico, come se fosse una cosa di cui vergognarsi. Come se si volesse ridurre l'arte a una specie di tavola calda adatta a tutti coloro che non vogliono disturbarsi a leggere e ad acculturarsi un minimo...
    Diverso è fare un discorso più circoscritto e dire: bisogna evitare di fare poesia come i sofisti fanno filosofia, ovvero pompare l'aspetto formale per nascondere la pochezza del contenuto. Cosa che alcuni fanno anche in prosa, peraltro. Su quello in linea di massima sono anche d'accordo.


    CITAZIONE
    7 - La poesia la fanno i percettivi, non quelli che procedono per astrazioni, quelli che hanno la passione di giudicare il mondo piuttosto che vederlo.

    A me sembra una cazzata. Giudicare senza cognizione di causa porta solo a esporre una sequela di puttanate, a prescindere se uno lo faccia in un saggio o in versi.
    Il poeta, dovrebbe essere prima di tutto qualcuno che il mondo lo analizza e soprattutto lo vive sulla pelle, e che riporta agli altri il suo sentire personale basato su quelle percezioni. Ma di base deve esserci anche una capacità di analizzare criticamente la realtà. Non a caso i più grandi poeti del passato erano quelli che non solo erano in contrapposizione con le istituzioni del tempo, ma in generale con lo zeitgeist.
    Questo per come la vedo io, eh. Poi sappiamo che ci sono e ci sono stati poeti che nella merda sguazzano, come si diceva con Fert in un'altra discussione. Ma magari il tizio si riferiva a quelli e sono quelli i poeti che gli piacciono. :laugh:

    CITAZIONE
    8 - La poesia serve a fare un uso presente di uno strumento antico. In questo modo leggere una poesia attenua la dittatura del presente.

    Bevete di meno quando scrivete gli articoli per il mattino successivo... :laugh:

    CITAZIONE
    9 - La poesia più elementare è sempre la più difficile. Riesce solo raramente anche a quelli a cui sembra riuscire sempre.

    Mi associo alla domanda di Fert. :laugh:

    CITAZIONE
    10 - La poesia resta sempre da fare. Ogni volta che se ne fa una si aumenta lo spazio per farne altre. La poesia se è una merce, è una merce che aumenta consumandosi.

    Forse è una merce nella testa bacata di chi è ormai del tutto schiavo della mercificazione dell'esistenza.
    E meno male che predicava la comprensibilità delle poesie... vedo che nell'esporre i suoi concetti dà l'esempio. :laugh:
     
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    Beh ragazzi, grazie delle vostre impressioni qualificate e spiegate con cognizione di causa.
    D'altronde io non sono un poeta scrivo solo per passatempo nei miei limiti di pochi studi intrapresi.
     
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    Da una porta segreta la trasparenza delle stelle.

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    L'ho spostata in "Caffè letterario" Luke, mi sembrava più idonea. :)

    Diciamo che secondo me non si capisce bene cosa Arminio abbia voluto esprimere, perché non spiega a sufficienza il suo pensiero o comunque l'ha buttato giù in modo poco approfondito, oltre a contraddirsi in alcuni punti :grat:
     
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    CITAZIONE (Kira~ @ 15/4/2024, 18:47) 
    Diciamo che secondo me non si capisce bene cosa Arminio abbia voluto esprimere, perché non spiega a sufficienza il suo pensiero o comunque l'ha buttato giù in modo poco approfondito, oltre a contraddirsi in alcuni punti :grat:

    Da lì la mia battuta sul predicare la chiarezza in poesia e poi esprimersi in modo nebuloso. Comunque ascolto quasi tutti i giorni una rassegna su Youtube in cui leggono e sfottono i principali giornali, e ti posso assicurare che per Repubblica, andare contro il principio aristotelico di non contraddizione è la norma. Di solito si smentiscono da soli dopo poche righe... quindi tutto a posto! :laugh:
     
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    Ho riflettuto. Ho ruminato sulla questione del complicato.

    Mi è venuto in mente che Nietzsche scriveva nella "Genealogia della morale":


    - Se per qualcuno questo testo sarà incomprensibile e sgradevole
    all'ascolto, la colpa, mi sembra, non è da attribuire necessariamente
    a me. Esso risulta bastevolmente chiaro, presupponendo, come
    presuppongo, che si siano precedentemente letti, non senza una certa
    fatica, gli altri miei scritti, perché in realtà essi non sono di
    facile accesso. Per quello che concerne il mio "Zarathustra", non
    considero suo conoscitore nessuno che non sia stato mai una volta
    profondamente ferito o profondamente esaltato da ognuna delle sue
    parole; solo allora infatti, egli potrà godere del privilegio di
    partecipare rispettosamente dell'elemento alcionio da cui è nata
    quell'opera della sua solare chiarezza, della sua lontananza, ampiezza
    e certezza. In altri casi la forma aforistica presenta delle
    difficoltà: appunto perché oggi a questa forma "non" viene data la
    "dovuta importanza". Un aforisma ben coniato e ben fuso non è ancora
    «decifrato» per il fatto stesso di venire letto; è piuttosto vero che
    da questo momento deve avere inizio la sua "interpretazione", cosa per
    la quale occorre un'arte dell'interpretare. Nel terzo saggio di questo
    libro ho fornito un modello di quello che intendo, in un caso simile,
    per «interpretazione» - questo saggio è preceduto da un aforisma, e il
    saggio stesso ne è il commento. E' chiaro che per esercitare così la
    lettura come "arte", è necessaria soprattutto una cosa che al giorno
    d'oggi si è disimparata più di tante altre - e perciò, per arrivare
    alla «leggibilità» delle mie opere, ci vorrà ancora tempo - una cosa,
    cioè, per cui si deve essere piuttosto simili a una vacca e in
    "nessun" caso a un «uomo moderno»: il "ruminare"
    .



    Ecco, secondo me vale anche per gli scrittori. RUMINARE. BISOGNA RUMINARE. Solo dopo si può vomitare bene la propria arte.
     
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