Inchiostro diVerso - Forum di scrittori e arte

Votes taken by Tulit-Fert-Feret

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    Tanti auguri! :gallo:
  2. .
    CITAZIONE
    La salvezza del logos è nella complessità... non c'è altra via.

    Sagge parole :già;:

    Ed è per questo che provano sempre di più a schematizzare le cose, se schematizzi comandi meglio, ma appena la pecora capisce che c'è di più... lì sono volatili per diabetici (cit.) :laugh:

    CITAZIONE
    Molto, troppo manicheo per i miei gusti. Soprattutto visto che in me c'è una profonda ambivalenza, quasi paradossale, tra il voler conservare alcune cose, ma essere totalmente iconoclasta rispetto ad altre. D'altronde, se così non fosse, Nietzsche non avrebbe potuto essere tra i miei filosofi preferiti.
    E ovviamente, come traspare dalla mia poesia Uomini (che si rifà al pensiero di Pascal), vedo invece l'essere umano come vittima della sua stessa dualità, ma comunque come un'entità poliedrica con tante sfumature e sfaccettature. Sono dell'idea che persino Hitler non fosse solo un mostro e basta, ma che ci fosse molto di più dietro. Non ho mai approfondito il personaggio storico, ma sarei pronto a scommetterci. Il che non vuol dire giustificarne le azioni, ovviamente. :proprio:
    Anche qui, la semplificazione, il tagliare con l'accetta, è soltanto deleterio... è come dire che chi è delinquente è per forza di cose nato tale.

    Sono molto d'accordo, anche Kubrick ha magistralmente rappresentato in Full Metal Jacket la profonda ambiguità dell'essere umano con Joker e il suo leggendario elmetto :woot: ma non voglio intasare il topic, magari approfondiamo in privato.

    CITAZIONE
    Hai ragione pure tu, dovevo essere più preciso. Più che altro, quando dico "politica", io intendo tutto il baraccone che comprende i partiti, le poltrone, i privilegi e il sistema elettorale che considero una truffa alla stregua del gioco delle tre carte. In realtà non mi piace neanche il concetto di ideologia, ma quello è perché sono da sempre molto più tarato sul lato individualista, come ormai la maggior parte della gente, credo. Non mi amalgamo e non sono uno che accetta di scendere a compromessi, forse anche per quello. :laugh:
    Però non significa che sia unilateralmente contro il concetto di "corrente di pensiero"... altrimenti sarebbe impossibile costituire un qualsiasi fondamento sociale unitario e quindi, una società. E non esisterebbero manco le correnti filosofiche o quelle artistiche. L'essere umano, persino quello più anticonformista, come dici tu è un animale sociale e "politico", quindi tenderà sempre a cercare l'unione con altri che la pensano in modo simile.
    Comunque sì, discorso molto complesso.

    Alla luce di questa precisazione mi trovo concorde: neanche a me piace quell'aspetto della politica, che potremmo definire "consorteristico". Magari un partito nasce pure dalle migliori intenzioni, ma poi c'è il degenero per cui il partito diventa un organismo terzo rispetto alle istanze che voleva rappresentare e frega tutti, inclusi i suoi sostenitori.

    CITAZIONE
    Quindi se dovessimo vederci dal vivo, al massimo ci stringeremmo la mano? Anche perché sono pure un foresto. :laugh:

    Se ci incontriamo fuori Liguria posso anche abbracciarti, perché sarei più slegato dalla normazione sociale :laugh:
    CITAZIONE
    *Benedice Fert col segno della croce*

    Parole sante. Ci sono un doppiopesismo e un'ipocrisia allucinanti... come quando i wokisti parlano di razzismo sistemico (se sei bianco sei razzista fino a prova contraria) e poi però, si comportano come veri nazisti nei confronti di chiunque non si pieghi alle loro logiche distorte. Ragionamenti così paradossali che a sentirli Aristotele avrebbe seguito l'esempio di Socrate, facendosi un bel cicchetto di cicuta. :laugh:

    Esprimerò il mio accordo con una gif, perché le parole non bastano:




    Sull'università, il mio consiglio è il seguente, se c'è una materia che ti interessa, puoi chiedere ai cultori della materia se c'è un testo che ti possono consigliare.
    Ci sono manuali dedicati a chi deve essere introdotto nella materia e a chi ha già la prime infarinature, secondo me si può tranquillamente studiare da soli.

    Ad esempio, se uno volesse imparare le basi del diritto civile, io consiglierei qualsiasi manuale scritto dal Torrente, perché è chiaro, lineare e non trascura i dovuti approfondimenti, mai però si perde in seghe mentali a differenza di altri autori che non posso citare perché poi mi vengono a prendere :laugh:
  3. .
    CITAZIONE
    Cito questi passaggi perché rappresentano uno dei punti fondamentali per me riguardo l'importanza dell'arte, sia di fare arte, ma soprattutto di studiarla.
    L'arte sviluppa il pensiero logico, critico, emozionale, sociale. L'arte non è solo qualcosa di bello di cui godere, l'arte è qualcosa che andrebbe insegnata come base per la vita. Stimola il pensiero, allena l'intelligenza, permette una connessione con il proprio mondo interno, allarga il nostro sguardo verso il mondo esterno. L'arte insegna a discriminare e a scegliere con la propria testa. E' lo specchio di una condizione passata o presente.
    In fondo non è un mistero che insegnare l'arte e la creatività fin da piccoli abbia un impatto sullo sviluppo cognitivo, emozionale e comunicativo. E' un potente mezzo che permette di avere consapevolezza e affermazione della propria persona.
    Partendo da questo, sarebbe onesto permettere a tutti di accedere al sapere attraverso un' interpretazione libera che possa formare menti brillanti e altrettanto libere. Ma si sa come vanno le cose...

    Il problema grosso delle università sono i docenti, che sono delle merde indottrinate (e talvolta pure ignoranti) salvo poche eccezioni.

    L'accesso al sapere è oramai alla portata di tutti, anche perché le lezioni universitarie sono pubbliche, si paga per dare gli esami: il problema è il contenuto di queste lezioni.

    Sapete quando erano fighe le università? Nel Medioevo, dove non c'erano libri di testo obbligatori, dove il docente faceva la lezione teorica e poi quella pratica, dove c'era solo un esame che decidevi quando dare, nella pubblica piazza, che consisteva nel rispondere alle domande di CHIUNQUE, dal nobile al contadino.
    E queste università medioevali hanno partorito padri del pensiero con i controcazzi, invece oggi partoriscono cacca e pupù.

    Scusate, si è sdoppiato il msg, ad Askar ho risposto sopra.
  4. .
    CITAZIONE
    Questo non lo sapevo... purtroppo al liceo fanno studiare la roba sempre in modo superficiale.
    D'altronde tutti i personaggi storici, filosofi artisti e/o pensatori hanno avuto e sempre avranno anche dei punti d'ombra, come tutti. E Platone se non ricordo male era un propugnatore della sofocrazia, ovvero i sapienti, i saggi dovrebbero governare... perché li vedeva come "superiori", in un certo senso.
    A ogni modo, può darsi che l'articolista abbia frainteso oppure stesse solo cercando di portare acqua al suo mulino. :laugh:

    Esattamente.

    Platone di punti oscuri ne aveva, ricordiamoci che era rimasto traumatizzato dalla morte di Socrate e dal fatto che, quando era andato a Siracusa a consigliare Dionisio il Giovane, quest'ultimo si era incazzato e l'aveva fatto vendere come schiavo.

    E intendiamoci: il suo libro "Politeia (Repubblica)" era piuttosto diffuso tra gli ufficiali delle SS e ci sono diversi motivi :laugh: ma sarebbe fuorviante giudicare Platone con i canoni morali odierni, anche perché la filosofia platonica è stata semplicemente monumentale, ha influenzato tantissime cose, anche ben opposte al totalitarismo, come ad esempio la stessa dottrina cristiana (che fondamentalmente ha avuto Sant'Agostino nel ruolo del platonico e San Tommaso nel ruolo dell'aristotelico).

    Infine una curiosità: Platone è un soprannome che vuol dire "largo". Il suo vero nome era Aristocle e praticava il pancrazio, quindi immaginiamo un filosofo in grado di picchiare :laugh: La storia ce l'ha consegnato con il soprannome.

    CITAZIONE
    Il nome mi giunge nuovo, ma non posso che concordare... la violenza fisica è pur sempre ributtante, ma non lo è mai come l'abuso morale/psicologico, perché come si dice, le ferite del corpo guariscono, ma certe ferite della mente/anima non guariscono mai del tutto.
    Tuttavia non dimentichiamo che anche un tiranno può servirsi dell'oratoria per manipolare e recare danno a coloro che gli sono soggetti, forse in modo molto più efficace che con la sola violenza fisica. Oppure, ancora peggio, può optare per entrambe... come i dittatori hanno spesso fatto, d'altronde. Hitler cominciò facendo i suoi comizi nelle birrerie (oratoria), e sappiamo tutti come sono andate le cose...

    Condivido e aggiungo: Luciano secondo me potrebbe piacerti molto come autore.
    I Dialoghi dei Morti sono riflessioni molto acute, mentre la Storia Vera è una racconto comico e assurdo, in cui ad esempio ci sono cavalieri su cazzi alati :laugh:

    Se trovi la sua opera tradotta da Luca Canali, te la consiglio, purtroppo le traduzioni settecentesche - ottocentesche dei classici sono ORRIPILANTI.

    CITAZIONE
    Anche qui, evidentemente o non conosceva a fondo il suo pensiero, o lo ha frainteso, o stava solo tirando acqua al suo mulino. :laugh:
    Comunque è anche vero che si possono apprezzare le posizioni di una persona (o personaggio storico) rispetto a una sfaccettatura, ma magari rigettarne altre. Per esempio a me piacciono alcune riflessioni portate dal marxismo e dal socialismo, ma non accetto tutto ciò che si trova nel contenitore di quelle correnti di pensiero.
    Poi boh, non conosco il pensiero di Aristofane (toccato a malapena ai tempi del liceo), quindi non saprei.

    Assolutamente, l'opera è una cosa, la persona un'altra.

    Il pensiero di Aristofane potremmo riassumerlo così: Socrate è un corruttore, l'arte deve educare l'umanità al bene, bisogna preservare la tradizione, i sofisti sono delle grandissime merde, l'uomo può essere educato, ma sotto sotto è malvagio.

    Se vivesse oggi, sarebbe considerato un conservatore di destra.
    CITAZIONE
    Più che altro forse una visione un po' ingenua e idealistica (e pure romantica), forse per quello m'è piaciuto l'articolo. Verissimo che l'arte (e in questo caso la poesia), esattamente come una pistola o un coltello, è un'arma e il suo uso dipende solo dalla volontà di chi la impugna. E per vedere gente che ne fa uso in modo negativo, basta guardarsi intorno pure oggi; è pieno di intellettualoidi da quattro soldi che s'accucciano ai piedi del potere.
    Però è anche vero che nei millenni ci sono stati moltissimi artisti e pensatori che, in disaccordo coi loro governanti dell'epoca, sono stati esiliati a vita, oppure hanno scelto l'esilio di propria volontà. Pure Dante, se non sbaglio si era esiliato volontariamente da Firenze, anche se non ricordo la motivazione. E sono sicuro che a scuola ne studiai altri, ma ora non me li ricordo. :laugh:

    Vero, vero, lungi da me ribattere ad un assoluto, quello dell'articolo, con un altro assoluto.
    Già ai tempi di Roma antica c'era una schiera di poeti legati agli ideali repubblicani che mal digerivano la svolta imperiale dell'Urbe, Ovidio si è beccato pure l'esilio in Crimea per aver "cagato fuori dal vaso".

    Dante è stato esiliato perché apparteneva al partito dei guelfi bianchi, poi sono saliti al potere i guelfi neri con l'appoggio del papa e questi han detto: "Dante, durante il governo precedente, si è appropriato di denaro pubblico e ha contestato il papa" e quindi si è preso il famoso calcio nel sedere.

    CITAZIONE
    Hegel non me lo ricordo per niente perché al liceo lo odiai... :laugh:

    Detto ciò, se per questo pure il nazismo, per supportare le proprie convinzioni, strumentalizzò tanto Wagner quanto Nietzsche... almeno se non ricordo male, eh, altrimenti correggimi.
    Poi come detto Hegel non lo ricordo, quindi magari l'articolista avrebbe potuto attingere a un qualche filosofo più adatto... magari proprio Nietzsche, che in Così parlò Zarathustra, scriveva:

    CITAZIONE
    Stato chiamo io il luogo in cui tutti bevono veleno, buoni e cattivi: stato il luogo in cui tutti si perdono, buoni e cattivi: stato il luogo in cui il lento suicidio di tutti si chiama "vita".

    Senza contare che le idee iconoclaste e volte a destrutturare il vecchio in favore dell'evoluzione nel Superuomo, ben si prestano all'immagine del poeta come innovatore eversivo e individualista... almeno secondo me. :)

    Senza dubbio, anzi, mi spingo anche a dire che Nietzsche era una sorta di anti-Hegel ed è anche per questo che ai tempi Nietzsche litigò a morte con Wagner, che su molte cose è stato precursore del nazismo.

    Tra l'altro, nella "Gaia scienza", Nietzsche si sofferma sull'aspetto ritmico della poesia, dandone una lettura molto originale: https://lartedeipazzi.blog/2019/07/22/niet...e-della-poesia/

    In quei tempi antichi che videro il nascere della poesia, si ebbe sempre di mira l’utilità e una grandissima utilità, allorquando si introdusse il ritmo nel discorso, quella potenza che dà un ordine nuovo a tutti gli atomi della proposizione, impone la scelta delle parole e conferisce un nuovo colore al pensiero rendendolo più cupo, più estraneo, più lontano: una superstiziosa utilità senza dubbio!

    In virtù del ritmo doveva imprimersi più profondamente negli dèi una richiesta umana, essendosi notato che l’uomo tiene a mente con più facilità un verso che un discorso slegato: ugualmente si riteneva di farsi udire a più grandi distanze mediante il ritmico tic-tac; pareva che la preghiera ritmica potesse approssimarsi maggiormente all’orecchio degli dèi. Ma, soprattutto, si voleva trarre utilità da quel soggiogamento elementare che l’uomo prova dentro di sé ascoltando la musica: il ritmo è un costringimento; genera un irresistibile desiderio di assecondare, di mettersi in consonanza; non soltanto il movimento dei piedi, ma anche l’anima stessa si arrende alla misura del ritmo – probabilmente, si concludeva, anche l’anima degli dèi! Si tentava così di costringerli mediante il ritmo e di esercitare un potere su di essi: si gettava loro la poesia come un laccio magico.


    Un Nietzsche davvero originale, che lega pragmatismo e irrazionalità nel filo della metrica.


    CITAZIONE
    Il problema è credere che tertium non datur, ovvero o si fa politica o non può esistere una società... in realtà basterebbe mettere insieme un certo numero di cervelli e cercare di costruire un sistema alternativo alla politica, che è da sempre solo una presa per il culo. Io un'idea ce l'avrei pure, per quanto irrealizzabile a causa della natura delle masse (ci vorrebbe molta più gente consapevole e responsabile per attuarlo, forse dovremmo esserlo quasi tutti). Comunque mi fermo qua perché esula dal discorso e perché se no arriva la psicopolizia del forum per dire che non si deve parlare di politica.
    :laugh:

    E qui faccio il Socrate dei poveri e domando: che cos'è la politica?

    Secondo me la politica può essere intesa in diversi modi e qui l'articolo pare intenderla come l'approccio ideologico alle cose.
    Però la politica è anche, molto più banalmente, decidere se scavare un canale di irrigazione oppure costruire un ponte.

    Io convengo con te che gli approcci puramente ideologici sono malsani, perché l'ideologia rappresenta una versione ideale (in senso neutro del termine) della realtà, ma la realtà è, banalmente, reale: mi viene in mente Metro 2033 con il soldato comunista che dice "Compagno ufficiale, cosa dice il marxismo sui mutanti a sei dita?" e lì l'ufficiale andava in crisi :laugh:

    Comunque, sulla politica intesa nel suo senso di convivenza sociale, la penso come Aristotele: "E' evidente che lo Stato esiste per natura e che l'uomo è per natura animale politico... e più di tutte le api e di ogni animale vivente in società. Perchè la natura nulla fa invano: ora l'uomo, solo fra gli animali, ha il logos, la ragione. E il linguaggio vale a mostrare l'utile e il dannoso, sicchè anche il giusto e l'ingiusto, perchè questo è proprio degli uomini rispetto agli altri animali: l'aver egli solo il senso del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto."

    E anche senza andare nelle pure ideologie, ogni singola comunità per fattori ambientali/storici sviluppa dei valori propri, come ad esempio quali gesti fisici sono ritenuti accettabili e quali no (ad esempio in Liguria il contatto fisico è dato solo dopo una lunga e comprovata confidenza :laugh: )

    CITAZIONE
    No, attenzione, qui penso stesse semplicemente contrapponendo il singolo e la sua sfera morale, spirituale e artistica all'aggregazione nell'ambito politico (parla solo di "governi"), non credo stesse sminuendo in generale la collettività umana. In caso lo abbia invece frainteso io, sono d'accordo con te.
    Comunque è pur vero che tanta gente non sa stare con gli altri, proprio perché non conosce sé stessa e non sa stare sola con sé stessa, come diceva Schopenhauer... e se prima non impari quello, non puoi stare in branco come le scimmie, che in questo danno un esempio di gran lunga migliore di noi. (:

    Per quanto riguarda l'individualismo di cui parli, esiste da molto, molto tempo prima che venisse fuori la merda woke. In realtà, questa tendenza ad essere monadi era già figlia del liberismo e del capitalismo che, combinati col globalismo, tendono a trasformare tutti gli individui in particelle senza un'identità forte e ben definita. Vedi i costanti anglicismi, il fatto che tutti indossino jeans e usino cellulari cinesi; la tecnologia che ha permesso cose impensabili ieri e che ha contribuito ad allontanarci dagli altri. Di esempi ne potrei fare letteralmente centinaia e hanno a che fare con altre sovrastrutture sociali, economiche e politiche, più che con il wokismo, secondo me.
    La pseudo sottocultura schizoide woke ha solamente impresso un'accelerazione non indifferente a un movimento già iniziato, cercando di distruggere - tramite la violenza psicologica di cui parlavamo sopra e attraverso la damnatio memoriae - la cultura passata, la cosiddetta "famiglia tradizionale" (per quanto non l'abbia mai amata manco io per i miei vissuti personali), nonché l'identità sessuale. Se togli il passato, la cultura, l'identità nazionale, la lingua e financo l'identità sessuale a un individuo, ti resta in mano una bella tavola bianca. Non è un caso se cercano in tutti i modi di infilare il wokismo nelle scuole... proprio per via di quell'accelerazione che imprime al processo già in corso.
    Ma qui si andrebbe a toccare tutto un altro tema, ci tenevo a precisare solo che sono molti decenni che andiamo nella direzione dell'individualismo estremo e l'egoismo altrettanto estremo dimostrato oggi dalla gente ne è la riprova. Si tratta di processi abbastanza lunghi, che non avvengono nel giro di pochi anni, ma che purtroppo noto con orrore stanno diventando molto più rapidi, come una valanga.

    Certo, beninteso: stare bene con se stessi è condizione imprescindibile.

    Sul wokismo: come giustamente hai evidenziato, le radici woke affondano in liberismo e capitalismo.
    Il liberismo è a sua volta figlio/degenerazione del pensiero liberale, che poneva l'individuo al centro.

    Ora, se vogliamo semplificare, possiamo dire che questo è un estremo, l'altro estremo è la vita tribale africana dove manco quando caghi sei da solo.

    Se spingo sull'individualismo al massimo, evoco lo spirito woke, per cui anche se siamo 100 di una categoria e 1 dell'altra, la minoranza vale quanto la maggioranza come potere decisionale/rappresentativo, che è esattamente il CONTRARIO del principio democratico, propugnato proprio dal pensiero liberale.
    Questo è, a mio parere, il colossale paradosso.

    Detto questo, sono assolutamente d'accordo con la tua analisi sul cancro wokista e faccio il tifo per l'asteroide che distruggerà tutto :laugh:
  5. .
    Kira ha parlato :già;:

  6. .
    Pecco73 Mixa

    Come dice Pecco; sono il terzo alunno che arriva e non capisce un cazzo :laugh:
  7. .
    Non nascondo diverse perplessità, ma l'articolo è molto interessante.

    CITAZIONE
    La carica dinamitarda della parola poetica era già ben chiara a Platone quando, nella sua ideale Repubblica, bandì da essa proprio i poeti. Paradossalmente proprio il filosofo che meglio di tutti aveva intuito nello Ione la natura divina del poetare, il suo essere pervaso dalla “mania”, l’ispirazione soprannaturale, era anche colui che meglio ne aveva scorti gli impliciti pericoli, il latente messaggio eversivo che si cela nell’ombra del linguaggio poetico.

    Qui bisogna aprire una parentesi enorme.
    Cerco di essere sintetico: Platone ce l'ha coi poeti, non con la poesia; così come a me sta profondamente sullo scatole il panorama "ufficiale" poetico moderno e manderei tutti a zappare inclusi buona parte dei critici; questo non vuol dire che io odio la poesia.

    Più precisamente Platone dice che i poeti danno un'idea del tutto fuorviante del divino, della morte, della morale in generale: in pratica i poeti rappresentano gli dei come un branco di cazzoni, la morte come la fine di tutto e spesso e volentieri scrivono di argomenti amorali/immorali.

    Platone, invece, sostiene che la poesia sia un dono divino che non vada sprecato, anzi: il suo dialogo "Ione" ci fa capire la profonda stima che Platone ha della poesia, semplicemente lui critica i poeti del suo tempo e la concezione a lui coeva della poesia.

    In particolare ce l'aveva con i rapsodi e con tutti quelli che lui riteneva poeti mistificanti la verità e sfiguranti l'ispirazione divina.

    Per approfondire usiamo pure Wikimerda, tanto poi il dialogo lo potete tranquillamente leggere: https://it.wikipedia.org/wiki/Ione_(dialogo)

    Concludendo: dire che Platone è contro la poesia è come dire che io sono contro la poesia perché vorrei bruciare una parte di libri contemporanei.
    CITAZIONE
    La parola creatrice fonda nuovi ordini e nuove cosmologie e, nel suo ricomporre ogni volta il mondo a misura del singolo individuo, del singolo universo lirico, trasmette per propria natura un messaggio di rivoluzione, di sconvolgimento dell’esistente. Ben più degli uomini politici e del loro vaniloquio sono i poeti e gli artisti a impregnare le loro epoche, a depositare messaggi imperituri e a sconvolgere l’ordine costituito.

    Vero.
    Del resto il filosofo/retore/satirico Luciano di Samosata individuava negli oratori e nei filosofi gli esponenti della violenza morale, mentre relegava i tiranni al servizio della violenza fisica: secondo Luciano, il tiranno tra i tre era il meno peggio.
    CITAZIONE
    Dei poeti come effettivi legislatori del mondo parlò mirabilmente Shelley in quel grande manifesto romantico che è la sua incompiuta Defence of Poetry del 1821, testo che, come spesso accade, proprio alla sua incompiutezza attinge ulteriori riserve di bellezza. Shelley scrisse la Defence in risposta alle Four Ages of Poetry dell’amico e sodale Thomas Love Peacock, un attacco tra il provocatorio e il parodistico alle figure dei poeti romantici. Nella satira di Peacock l’età romantica in cui egli viveva scadeva a “brass age”, a età dell’ottone, in cui il poeta si riduceva a un semi-barbaro in una comunità civilizzata, comunità in cui il ruolo da lui in precedenza ricoperto toccava invece ai filosofi e agli statisti. Shelley ribadì punto per punto alla provocazione dell’amico, dando vita a uno dei testi fondanti del Romanticismo europeo e ribadendo invece la funzione incivilitrice della Poesia e come la fantasia poetica sia un organo della stessa natura morale dell’anima.

    Tutto giustissimo, ma sento le prima antinomie con il titolo.

    CITAZIONE
    La Poesia è la vera e propria religione dell’umanità, affratellatrice tra i popoli in un sinolo inscindibile di Bello e di Buono. O, per meglio dire, tale connubio può essere scisso per determinare il rapporto di unità e insieme di distinzione che polarizza i due termini. La poesia, l’arte è “anche” moralità, racchiude nel suo nucleo una tensione etica e un’aspirazione superiore ma non può né deve ridursi alla sfera dell’eticità, che finisce per inglobare in se stessa e trascendere. L’etica sistemerà poi gli elementi che la poesia ha generato e la tensione fra i due poli assume pregnanza e pienezza solo nel mantenersi di quella tensione polarizzata, in cui i due termini rimandano incessantemente l’uno all’altro impregnandosi reciprocamente ma, in tale contaminazione, mantenendosi tuttavia distinti.

    Oddio, c'è dell'articolo in questo calvinismo :laugh: : "La poesia non deve essere necessariamente buona, ma poi l'etica dopo sistema tutto".

    Il che, attenzione, non è una novità: Aristofane era convinto che la poesia dovesse essere anzitutto educatrice, il tutto con le migliori intenzioni del mondo.
    A me piace molto Aristofane, ma se l'autore dell'articolo parla di poeta contro lo Stato, mi sa che non si troverà molto d'accordo con l'eticissimo, aristocraticissimo, nazionalistissimo Aristofane.

    Ma saltiamo a quella che è la vera e propria tesi dell'articolo.
    CITAZIONE
    Ecco perché la poesia è pericolosa e mina alle fondamenta i totalitarismi o anche soltanto gli autoritarismi: perché la poesia fonda da sé la propria autorità e non ubbidisce a quella di una macchina statuale tesa alla disindividualizzazione. Il poeta è più pericoloso di un bombarolo, più insidioso per i governanti in malafede di qualsiasi terrorista armato e la sua potenza, la sua carica esplosiva è tutta nella forza disarmata della parola che mette a nudo le menzogne e riconsegna tutto alla sua scabra nudità.

    Ed è qui il problema: la poesia (ma diciamo pure tutta l'arte) è un'arma potentissima.
    Stop.
    Ci sono file di autori che hanno messo la loro penna/opera al servizio di stati totalitari e autoritari, non è che la loro arte sia più o meno valida, semplicemente come tutte le persone hanno delle idee e queste idee possono essere più o meno democratiche.

    L'articolo mi sembra un po' restituire un'immagine adolescenziale del poeta, il riBBelle

    CITAZIONE
    Soltanto che l’arte di regime per sua stessa natura contingentata si sottrae alle categorie estetiche propriamente dette e, quando diviene effettivamente arte, in rari casi, trascende in automatico l’organismo politico che l’ha commissionata e fa involontariamente danni a quello stesso organismo, ribellandosi ai propri programmi fondatori.

    E questa frase sembra una frase di chi ha mangiato Hegel a colazione. Che non è una critica o un insulto, ma devo rilevare che l'impostazione di "categorie estetiche propriamente dette" mi sembra proprio qualcosa tratto dalla "Filosofia dello Spirito", dove, guarda caso, si parla proprio di poesia in questi termini: "L’unità di esso con l’apparenza individuale costituisce l’essenza del bello e della sua produzione ad opera dell’arte. Quest’unità si realizza nell’arte, a dire il vero, anche nell’elemento della rappresentazione e non solo in quello dell’esteriortà sensibile, e ciò avviene particolarmente nella poesia."

    Un vero peccato che l'hegelismo, che fa parte della tradizione platonica, sia la base di qualsiasi dottrina autoritaria e totalitaria (: E non ne faccio una colpa ad Hegel, sia chiaro, che di certo non aveva in mente certe cose, però la sua filosofia si presta benissimo.

    CITAZIONE
    Il discorso suonerà astratto e velleitario a che ancora attribuisce credito alla palingenesi attraverso la politica e, in buona fede o meno, concorre a perpetrarne le mistificazioni.

    Ok, torniamocene sugli alberi con le scimmie (:

    CITAZIONE
    Non suonerà invece astratto a chi serba invece la coscienza di come il vero contenuto dell’esperienza umana attraverso i secoli non sia nell’avvicendarsi dei governi e nel loro cadere come quinte teatrali ma proprio nel singolo individuo e nelle sue pulsioni morali, religiose, spirituali, in quelle aspirazioni che nella catarsi dell’arte conducono l’uomo a una delle sue massime elevazioni.

    Chiaro.
    Lungi da me esaltare l'amore per l'estremo collettivismo (questo lo lascio ai marxisti), ma questo è l'estremismo opposto, diciamo anarchico.

    Epperò pure le scimmie in branco stanno.
    A me sta bene avere un certo distacco dalle masse, ma l'individualismo esasperato di matrice anglosassone è anche quello che ci regala la cultura woke.

    Insomma: articolo interessante senza dubbio, sebbene non ne condivida molti punti, mi fa venire in mente "Gli amanti regolari" di Garrel.
  8. .
    Pecco si autoritrae come Van Gogh, ma a differenza di Van Gogh è un autore gioioso (ma sa anche essere serio) e non si taglia le orecchie :laugh: anzi, sul lato musicale Pecco è sensibilissimo e tutti gli sfidanti stanno spingendo molto su quel tasto.
  9. .
    Una poesia graziosa, un po' latina sintatticamente, ma sul lato musicale ho visto un'attenzione che certamente il buon Pecco apprezzerà.
    Espressivamente mi sembra migliore rispetto a quella del turno precedente.
  10. .
    CITAZIONE
    ho cercato di cucire ogni componimento addosso al giurato

    Parto da qui per dire che l'obiettivo è stato perfettamente centrato.

    Se è vero che possedere un proprio stile è ciò che fa l'autore, saper immedesimarsi nello stile altrui a mio parere fa la persona.
    Non è facile indossare i panni altrui, ma Askar qui ci riesce bene, riprendendo gli stilemi pecchici (o pecchisti? Pecchiani non mi piace perché si espone a infelici giochi di parole) come ad esempio l'estrema attenzione al lato sonoro (rime, assonanze, allitterazioni ecc.), ma infondendoli di spirito askariano, con la ripresa di un tema caro all'autore Askar della contrapposizione individio-massa.

    In pratica se Pecco e Askar avessero un figlio (in senso platonico e intellettuale eh!) sarebbe così.

    Espressivamente ho A D O R A T O l'immagine del Sole nello zaino, tra il solenne e lo sbarazzino, un equilibrio magistrale.
  11. .
    Seconda poesia che leggo, seconda poesia in cui non comprendo il riferimento all'autore.

    Però devo dire che a livello espressivo mi è molto piaciuta l'icasticità della chiusa.
    Sulla forma segnalo che l'inarcatura con "in" non è di mio gusto, ma so che piacerà a Neme.
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    😒😄🐗🙃
  13. .
    Passo veloce che l'ora è tarda.

    L'IA elabora cose sulla base di cose umane.

    Quindi l'IA si basa sulla tradizione nel senso letterale del termine, cioè su tutto ciò che è oggetto di "tradere" dall'essere umano al computer.

    E quindi l'IA è letteralmente un qualcosa di fortemente tradizionalista: non innova niente, perché se gli chiediamo di fare qualcosa di destrutturato, imiterà chi destrutturò. Se gli chiediamo di creare qualcosa di strutturato, imiterà chi strutturò.

    E poi voglio vedere se sa fare un sistema archilocheo.

    Io ho provato un po' di cose con l'IA e posso dirvi che non sa fare il mio lavoro: conosce le norme, ma è incapace di fare ragionamenti induttivi (che è la BASE di ciò che faccio) e non sa sussumere le fattispecie concrete in quelle astratte.
    In effetti è una cosa che solo un cervello umano, al momento, può fare.

    Per ora dormo tranquillo.
  14. .
    Maledetta Candy Candy, votato
  15. .
    Ringrazio sia Damiano che Enzo per il commento e giudizio generoso e approfondito :gallo: ci PECCHIAMO al prossimo turno :D
1793 replies since 25/11/2010
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