I figli del piombo e del vetro

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    I figli del piombo e del vetro

    Figli del vetro e del piombo, si chiamano specchi e riflettono;
    fissi e sul muro confitti, oppure sul palmo portati,
    fanno ed agiscono inermi e stanno laddove li mettono.

    Figlio a cui diedero forma, figlio che forma si diede,
    figlio che emerge nel mondo e muove se stesso tra i nati;
    uomo si chiama e lo dicon coloro tra i quali egli incede.

    Voi mi guardate e vi vedo, guardate ma non mi vedete:
    alla mia forma compiuta aggiunge ed emenda lo sguardo;
    molto vi sfugge alla luce, e molto nell’ombra ponete.

    Tu mi sussumi nel noto, ti bei di quel poco che cedo;
    poco t’importa del resto, se a rassicurare non tardo:
    troppa la tema che sorge, se sai quel che sono e in che credo.

    Ogni tua stolta pretesa, nell’occhio riflesso, io impetro:
    ecco, io sono lo specchio, il figlio del piombo e del vetro.
     
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    Hanno timore a commentare i tuoi versi, ma silenziosamente mettono il like.
    Infatti per fare un degno commento ci vorrebbe un degno lettore, e io non lo sono.
    A me fa pensare ad un dialogo con l'altro te stesso, come se foste uno davanti all'altro. Usi l'immagine dello specchio come figura retorica.
     
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    Hanno timore a commentare i tuoi versi, ma silenziosamente mettono il like.

    Se è così, ragazzi tranquilli che non mordo :laugh:

    CITAZIONE
    A me fa pensare ad un dialogo con l'altro te stesso, come se foste uno davanti all'altro. Usi l'immagine dello specchio come figura retorica.

    Sì, lo specchio è una metafora e lancio un indizio: chi parla con me sono gli altri, anche se davanti agli specchi si fanno monologhi.
    Se il regolamento lo consente, più avanti metto un post con uno spoiler per le spiegazioni, ma prima sono curioso delle vostre impressioni a caldo :gallo:
     
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    Poesia molto ben fatta secondo me, partendo già dal titolo che forse è una cosa a cui spesso si dà poca importanza, ma che in questo caso è un novenario che viene poi ripreso all'interno della poesia stessa (oltre ad essere una perifrasi, figura retorica che adoro :D).

    Dal punto di vista formale direi ineccepibile, con una struttura ottonario dattilico+novenario anfibrachico che un po' mi ricorda il settenario+senario che ho usato per la mia "Nictofonia". La cosa che fa un po' dispiacere è il non vedere magari qualche novenario giambico, o qualche ottonario trocaico, insomma: un po' di ritmo binario in questa composizione ternaria, che secondo me avrebbe dato un grado di profondità in più alla struttura metrica!

    L'unica, minuscola critica che posso fare, ma veramente di un livello esagerato di pignoleria, è a questo emistichio: "se a rassicurare non tardo". Il motivo è che c'è un accento debole sul 2, e in un ritmo così regolare, la cosa potrebbe notarsi. Meno fastidio darebbe un accento secondario sul 5, e l'esempio si trova sempre qua sopra: "guardate ma non mi vedete".
    Forse dipende anche dal fatto che qui sia un accento tonico di una parola secondaria (non), mentre nell'altro è il contraccento di "rassicurare".


    Questo registro linguistico ormai l'hai fatto tuo, riuscendo sempre a dare un tono abbastanza elevato e usando termini più ricercati, ma senza esagerare e soprattutto in modo sempre corretto (non a caso, insomma).
    Restando nell'ambito della semantica, anche la musicalità mi sembra ben gestita, così come le figure retoriche che non risultano mai fuori luogo o forzate.

    Anche qui ci vuole l'appunto super pignolo: le rime tra primo e terzo verso vanno benissimo; quelle nei secondi versi delle strofe 1-2 e 3-4 un po' meno, perché essendo versi molto lunghi, c'è troppa distanza tra le due parole in rima, ed infatti è quasi come se non ci fossero (è capitato anche a me diverse volte XD). Però non si può dire sia un errore effettivo.


    Infine, per quanto riguarda il contenuto, ammetto di avere delle difficoltà interpretative: ci vedo uno specchio che forse è l'oggetto in cui si "racchiude" l'io poetico. Nella terza strofa ci vedo una denuncia alla superficialità delle persone, che vedono poco dell'io poetico, proprio come si vede poco di uno specchio quando lo si guarda.
    E poi si parla di una persona in particolare che, al contrario delle altre persone (superficiali), riesce a vedere il meglio dell'io poetico anche se magari, proprio come uno specchio, tende a mostrare poco di sé stesso.

    Il finale mi è misterioso, però mi ha fatto riflettere sulla natura dei "figli del piombo e del vetro", nati da due materiali molto diversi tra loro, l'uno fragile e l'altro molto resistente. E forse è un parallelismo sempre con l'io poetico, che fuori si mostra forte, ma dentro è fragile? O viceversa?


    Molto bella in ogni caso! :D
     
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    Sul contenuto aspetto altri commenti e poi spiego C:

    Comunque hai colto il 90% e ne sono molto contento :D Le critiche che mi hai mosso, che ci stanno tutte, me le aspettavo, in particolare quella sulla rigidità del ritmo e sugli accenti più deboli :lingua:

    Sul rigore, mi "difendo" dicendo che il metro che ho usato è la trasposizione di un metro greco, che funziona in maniera abbastanza rigida (anche per tutto il discorso di tradurre la metrica quantativa in qualitativa).

    Sul "rassicurare" sì, hai ragione XD ho fatto il furbo con il contraccento, sapevo che mi avresti beccato :laugh:

    Sulle rime hai nuovamente ragione, ma il senso era un compromesso: usarle senza però catalizzare tutta l'attenzione su di loro.

    Comunque sono molto contento di aver superato il tuo vaglio :gallo: :galloinchino:
     
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    Secondo me è davvero bella, dietro si vede che c'è studio, pratica e dedizione.

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    Figlio a cui diedero forma, figlio che forma si diede,

    Questa frase mi fa venire in mente il momento in cui un uomo crea uno specchio: "A cui diedero forma". Mentre subito dopo lui da forma al suo creatore riflettendone l'immagine. Impressione a caldo.

    CITAZIONE
    ti bei di quel poco che cedo;
    poco t’importa del resto, se a rassicurare non tardo:
    troppa la tema che sorge, se sai quel che sono e in che credo.

    Qui ci scorgo un'allusione alla vanità. Viene usato solo per un discorso estetico, ma di fatto riflette la persona e i timori che si celano in essa "Troppo la tema che sorge, se sai quel che sono e in che credo"
     
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    Ti ringrazio! :gallo: Soprattutto per la dedizione, che ci tengo :D

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    Questa frase mi fa venire in mente il momento in cui un uomo crea uno specchio: "A cui diedero forma". Mentre subito dopo lui da forma al suo creatore riflettendone l'immagine. Impressione a caldo.

    Lettura che ci sta e che mi piace.
    In origine il senso è che l'essere umano riceve una forma (l'aspetto fisico, l'educazione), ma crescendo se la dà anche da solo (cambia il suo aspetto con il vestiario e operazioni chirurgiche, si informa, mette in discussione i precetti che ha ricevuto).
     
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    Ti ringrazio! :gallo: Soprattutto per la dedizione, che ci tengo :D

    Possiamo solo essere grati di avere questa passione, che ci fa sgobbare per centinaia di ore (chi in una forma chi in un'altra). Anche se spesso la gratitudine si trasforma in frustrazione e sconforto 😂 L'importante è non mollare mai 😁
     
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    Apro con la tua poesia i miei commenti. Non riesco a farli a caldo, ormai lo sapete. Ho bisogno di rileggere a distanza di tempo e di metabolizzare i versi.

    A livello stilistico ho apprezzato la scorrevolezza del ritmo che fluisce limpido dal primo all'ultimo verso.Bellissimo il connubio ottonario più novenario: i versi si susseguono lenti in un'atmosfera meditabonda. Le anafore e le assonanze creano echi che rimbalzano fra le strofe.

    A livello contenutistico ecco la mia opinione. Ogni cosa che lo specchio restituisce allo sguardo non è l'oggetto vero e proprio ma solo un suo riflesso, un alter ego, una maschera, un'illusione (comunque lo si voglia interpretare). Lo specchio permette di vederci attraverso, ms la trasparenza è soltanto fittizia poiché cela molto più di quanto mostri. Lo specchio è dunque un evidente simbolo di scissione e alterità.
    Partendo da questi presupposti, ho trovato la rappresentazione di te stesso- sviluppata attraverso uno sguardo altrui mai capace di vederti in modo corretto - molto accattivante.
    Ma non è soltanto lo sguardo altrui che è in perenne errore; anche tu stesso allorché scambi occhiate con la tua immagine allo specchio("l'occhio riflesso" dell'"ultima strofa). Credi di conoscerti bene ma il tuo subconscio t'irride: tu ti conosci il poco che lui consente, il resto é inghiottito nell'ombra di ciò che non cedi (a te stesso o a lui?); di ciò su cui non ti/ lo rassicuri; di ciò che temi a svelare ( di nuovo: a te o al tuo subconscio). Tu e lui non siete la stessa cosa: siete un'immagine speculare vista allo specchio
    Perciò molto ti sfugge alla luce, e molto nell’ombra poni di te stesso quando ti guardi al pari di ciò che fanno gli altri quando ti guardano.
     
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    Ti ringrazio dell'apprezzamento :D

    Sul contenuto, aspetto ancora un paio di commenti e poi spiego.

    Ma posso già dirti che hai perfettamente capito la poesia nella sua prima parte :gallo: , mentre hai frainteso "occhio riflesso": l'occhio riflesso è sempre quello dell'altro che guarda, il senso è: tu mi guardi (sbagliando a configuarmi) e tale errore è l'immagine restituita e come tale l'errore è consolidato dallo specchio DENTRO l'occhio altrui, che vede il riflesso errato e contemporaneamente si riflette.

    Per chiarire: immaginate di guardare uno specchio, come quello di Atlante, che mostra voi stessi e quello che desiderate.
    Quello che desiderate è illusorio e con i vostri occhi vedete tanto l'illusione quanto il vostro riflesso, riflesso di voi, voi che avete dato origine all'illusione guardando lo specchio.
     
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    sussumi

    Si vede che hai fatto i compiti a casa XD

    La forma è stata ampiamente discussa da prof. Glesion quindi mi limiterò a commentare il contenuto.

    Prima strofa: per ora la situazione è tranquilla. C'è uno specchio, sta fermo, tutto normale. Passiamo avanti.

    Seconda strofa: qui già sposti l'attenzione del lettore su un'altra cosa. Dallo specchio passi all'uomo, o meglio, alla società, regalando alla poesia un movimento che ricorda la messa a fuoco di una fotocamera. Un interessante gioco di prospettive capace di mettere contenente e contenuto su piani diversi, un'indagine sull'essere al di là degli enti attraverso i quali esso ci si manifesta nelle apparenze, ovvero il riflesso dello specchio, ma questo è il nostro punto successivo.

    Terza/quarta strofa: queste due parti non le riesco a considerare distinte concettualmente, anzi, analizzano diversi aspetti della stessa cosa. Lo specchio apre con un'accusa: io vi vedo ma voi no. Citando Dante: "perché io vedo nel vero specchio che contiene in sé l'immagine perfetta di tutte le realtà, mentre nessuna può rendersi immagine perfetta di esso." In altre parole, il mondo può rispecchiarsi interamente ma non è in grado di rispecchiarlo perché finito, limitato, insufficiente. Un concetto che dà adito a una denuncia sociale: lo specchio permette di vedere sé stessi, ammirare la propria bellezza, indice di una vanitas che vale tanto per l'individuo quanto per la società stessa, ma che mette in secondo piano lo specchio stesso (non se qui intendere lo specchio come una duplicazione del mondo), rimandando così al concetto delle messe a fuoco discusso sopra. La natura egoistica dell'uomo risalta soprattutto in questo verso:

    CITAZIONE
    molto vi sfugge alla luce, e molto nell’ombra ponete.

    Se usciamo dalla metafora, per un momento, si può interpretare il tutto come il rapporto fra due persone: una vanitosa. l'altra diffidente/saggia. Quella vanitosa non fa altro che parlare di sé (pronome riflessivo) e mette in secondo piano colui con cui parla, mentre l'altro passivamente ascolta. Con ogni probabilità, l'interlocutore lo fa per ricevere approvazione/attenzione con una persona che apparentemente non ha gli stessi vanti. Ma il verso

    CITAZIONE
    troppa la tema che sorge, se sai quel che sono e in che credo.

    ci dice tutt’altro. L'ascoltatore è passivo per scelta non per natura e se mettesse bocca su quello che gli viene detto, farebbe l'altro una merda. Un misto di repressione e consapevolezza di essere superiore a chi si ha di fronte.

    Chiusa: vittorio nel finale ci delizia con un distico degno del miglior Christopher Nolan. L'occhio riflesso diventa il nuovo specchio attraverso il quale le pretese dell'uomo impietriscono. Una sorta di effetto droste che rende insulsa l'esistenza umana rispetto a quella dello specchio, ormai monito verso ciò che è fasullo ed invita, quindi, a vedere il mondo e sé stessi per ciò che sono.

    Vittorio a quanto pare ti fa bene studiare xoxo
     
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    Ma che bel commento (:

    Bravissimo, anzitutto per aver colto la simmetria tra stasi e movimento, il "sorta effetto droste", il misto tra repressione e quel pizzico di presunzione, la critica sociale... magnifico.

    Posso fare anche a meno di postare la spiegazione, hai spiegato perfettamente tu :gallo:
     
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    Secondo me nello specchio tu vedi altre persone che scrivono poesie. In poche riescono a capire pienamente le tue parole e il significato dei tuoi versi, a capirne il ritmo e la sostanza.
     
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    Dopo tanti commenti non saprei che aggiungere, mi viene in mente solo Steve Jobs...
    "Negli ultimi 33 anni, mi sono guardato allo specchio ogni mattina e mi sono chiesto: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare ciò che sto per fare oggi?” E ogni volta che la risposta è stata “No” per troppi giorni di fila, ho capito che bisognava cambiare qualcosa."
     
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    In poche riescono a capire pienamente le tue parole e il significato dei tuoi versi, a capirne il ritmo e la sostanza.

    Purtroppo in pochi capiscono con chi hanno a che fare, quando a che fare con me. Nel bene e nel male.

    Sono un incompreso :badw:

    CITAZIONE
    "Negli ultimi 33 anni, mi sono guardato allo specchio ogni mattina e mi sono chiesto: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare ciò che sto per fare oggi?” E ogni volta che la risposta è stata “No” per troppi giorni di fila, ho capito che bisognava cambiare qualcosa."

    Lo specchio, quando lo guardo io, è l'unico a vedermi per quello che sono (:
     
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