Cavaliere di Corte
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Vyn.
Vedo che qui sei tornato agli alessandrini (ho notato solo un verso con un senario nel primo emistichio che forse ti è sfuggito: "io facevo il pupo mentre tu la pupara"); gran parte dei settenari sono anapestici, frammisti a qualche giambico, mi pare. Mi sembra comunque che grossomodo il ritmo funzioni, a orecchio. Quanto alle rime, manca ancora un po' di naturalezza in alcune e in particolare una l'ho trovata forzata (ma penso te ne sia accorto da solo e che tu l'abbia inserita consapevolmente):
CITAZIONE In quella nostra storia viperea e funesta, io facevo il pupo mentre tu la pupara: guidavi con i fili qualunque mia gesta presso la lunga trama di un'epopea amara. Contenutisticamente è un tema a me caro, in quanto si è trattato di una delle prime lezioni di vita che ho appreso vent'anni or sono: "L'apparenza inganna" o anche "L'abito non fa il monaco". Vi ho accennato nella mia Gocce di Reminiscenza, pur risultando più ermetico di te nell'esposizione. Queste esperienze segnano sempre, ma lo fanno soprattutto da adolescenti, quando si è ancora piuttosto malleabili perché ancora non si è l'uomo o la donna che ciascuno diverrà. Detto ciò, condivido in toto il messaggio. Per quanto riguarda l'aspetto retorico, al netto di una scelta secondo me un po' traballante, forse frutto del tentativo di incastro di metrica e rima ("il senno costellato di ebbrezza"), per il resto mi è piaciuta davvero molto e penso sia una delle tue migliori finora, se non la migliore. Probabilmente se avessi dovuto gestire gli endeca, non saresti riuscito a essere altrettanto icastico, perché ho notato che la metrica ancora ti frena un po'. I versi che mi sono piaciuti di più sono i seguenti:
CITAZIONE Vagavo a passi stanchi dentro la tua freddezza, lasciando orme d'amore sull'arido deserto,
CITAZIONE presso la lunga trama di un'epopea amara.
CITAZIONE Lodo l'astio nefasto riservato all'io esausto, mi ha segnato e insegnato quanto non sia saggio cercar fiori di loto in uno stagno vuoto. In questo secondo caso ho apprezzato anche l'assonanza/consonanza tra "astio", "nefasto", "riservato" ed "esausto", proprio perché non essendo dei veri e propri asticci ne riduce la pesantezza consecutiva, che tra l'altro credo fosse voluta per marcare il concetto, come a voler pigiare sull'importanza di quel particolare verso e dell'astio... forse della "Medusa" in questione verso l'Io poetico, definito "esausto", che in tal modo apprende l'importante lezione attraverso la sofferenza? "Segnato" e "insegnato" invece è un asticcio leggero, per cui e altrettanto efficace "loto" "vuoto", ben distanziati. Bella anche la chiusa, con quel verso che dichiara con estrema chiarezza che la vicenda è alle spalle ed è servita al suo scopo.
CITAZIONE Oggi cala il sipario: è finito il calvario. A ogni modo, complimenti per questa bella poesia. Hai sicuramente imboccato la strada giusta. 🐺
Visto che non mi va più di copiare il sigillo del mio mentore Fert ( ) d'ora in poi adotterò il lupo.
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