Inchiostro diVerso - Forum di scrittori e arte

Posts written by Erendal

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    A Roma il taglierino è quello che dice Askar.
    Questa è a tutti gli effetti una tagliacarte da scrivania. 😀
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    12 poesie pubblicate!

    4 mancanti.

    :poeta:

    ULTIMI GIORNI PER PUBBLICARE.

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    👌
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    Auguri! 🎈
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    Curata nello stile e nella forma, Pecco come cittadino del mondo con lo zaino sempre in spalla e gli occhi in giro per ilm mondo.

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    Giocosa, simpatica, anche seria... :)
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    Stupenda! Davvero... ti trovo molto migliorata rispetto alla League.
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    Irriverente come sai fare tu, quasi irrispettosa. Però non c'è mai quel tocco di veleno che si può intendere, si percepisce il tono volutamente ed esageratamente provocatorio (almeno è quello che io ho visto).

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    C'e è vero molto di te anche in questi versi, però è altrettanto vero che non è facile mettersi a specchio con gli altri e contrapporre una poesia in doppia dedica, all'utente del turno e a se stessi in raffronto. A me sei piaciuta.

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    CITAZIONE (j.darkblue @ 13/4/2024, 15:58) 
    Mi è piaciuta tanto. Non è facile dare vita a qualcosa di originale ricorrendo soltanto a versi di poesie altrui. Nel tuo pecco-ritratto uno degli aspetti che ho più apprezzato è l'aspetto stilistico. Non hai trascurato di giocare con le parole come ama fare lui. Scrivere deve essere divertente; anche se, e soprattutto se, si affrontono argomenti seri e pesanti.

    Vero, lo stavo notando anche io. yarandrala è molto abile a pescare e costruire.

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    Sempre molto delicata, Nozomi! :)
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    A fine turno mi piacerebbe conoscere dietro le quinte di questi versi, che per me sonio risultati fin troppo criptici!

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    Appena 3 racconti pubblicati, siamo sotto alle previsioni di Askar!



    Edited by Erendal - 14/4/2024, 16:30
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    Festa a Nuova Gavrillach
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    Estratto dal mio romanzo fantasy "Il destino degli Elfi", e modificato per il turno.




    Festa a Nuova Gavrillach

    Un leggero soffio di vento rinfresca i pensieri di Aranel e alleggerisce il loro carico. Non ha nessuna voglia di tornare indietro. Ma alla fine trova la forza per affrontare la situazione, così dopo ore trascorse a meditare decide di tornare sui suoi passi prima del tramonto.
    Nuova Gavrillach è imbandita a festa; ci sono fiaccole ai lati che faranno brillare la notte e l’odore del fuoco è vigoroso.
    I non-morti vedendola giungere la salutano con ossequiosi inchini, la fanno sentire preziosa e importante. Lei risponde con un cenno del capo.
    «Tutto questo è in mio onore?»
    La piazza grande è piena di gente e colori, sfumature di una vita che chiede a gran voce di essere vissuta fino in fondo.
    «Ti piace?» Erodhir stavolta è lì con la mano tesa verso di lei. «Vieni, ti ho cercato dappertutto; ma dove ti eri cacciata?»
    Aranel si lascia trasportare dal suo impeto, finché si ritrova catapultata in mezzo ai festeggiamenti. Le gira la testa, è confusa. Si siede silenziosa su uno dei posti liberi intorno al bancone delle vivande: una panca senza schienale piuttosto scomoda, ma comunque utile al suo scopo.
    «Mangia sorella!» Araton è di nuovo lì, inquietante e disumano, gli fa ancora più paura. Osserva l’arrosto speziato che il fratello morto gli allunga praticamente sulle labbra.
    «Non ho fame adesso, Araton. Vai a giocare!» Poi si volta verso Erodhir, ma lui non c’è più.
    «Perché sono tutti così? Questa gente dovrebbe essere morta, l’Esercito del Male li aveva sterminati tutti.»
    Sbuffa, si sente sola.
    La raggiunge anche l’amica Niniel, la giovane donna si siede accanto a lei. La luna brilla nei suoi occhi disincantati, la voce alticcia e le guance rosse tradiscono uno stato di ebbrezza. Ride e si muove in maniera scoordinata, prova a portarla in mezzo alla piazza dove si sono aperte le danze a ritmo di liuto e organetto.
    «Forza, scatenati! Non restare lì impalata e vieni a divertirti insieme a noi. Cosa c’è che non va, non ti piace la nostra festa?»
    «Niente Niniel, proprio niente! La festa è fantastica, sono io che sono molto stanca e stento a capire. »
    Harold trascina subito via Niniel.
    Non aveva mai visto nemmeno lei abbandonarsi così tanto facilmente al divertimento, esternare effusioni d’amore con il suo amato in pubblico e senza vergognarsi neanche un po’.
    «Non è la solita Niniel, quella che ricordo io era timida e introversa.»
    La osserva bere del vino direttamente da una boccia, sollevata con entrambe le mani.
    «Ma lei non era astemia?»
    Questo nuovo mondo le sembra capovolto, così come si sono capovolte le regole della vita e della morte. Cerca nuovamente il suo compagno di viaggio. Erodhir sembra stranamente interessato alle giovani non-morte del villaggio.
    «Che rabbia! Sì, è decisamente un mondo che gira al rovescio.»
    Stavolta è lei a cercare Erodhir e lui ad ignorarla. Se ne sta incollato alla loro gonnelle come un adolescente alla prima uscita.
    «Esternare una scenata di gelosia? Proprio non se ne parla, non posso abbassarmi al livello dei comuni mortali.»
    Piuttosto infastidita dall’atteggiamento dell’amico volge lo sguardo altrove. Anche gli altri compagni di ventura sono ubriachi già da un pezzo e cantano all’unisono abbracciati, dondolando a destra e a sinistra.
    «Forse dovrei bere anche io per non pensare più.»
    Si sta quasi per convincere, ma…
    «No. Io non posso» esclama sbattendo le gambe come una bambina.
    «Cosa non puoi?»
    È Ilya.
    Si siede accanto a lei.
    All’improvviso è come se tutti gli altri e il loro cicaleccio svanissero dietro al volto misterioso del mezzelfo della compagnia. Le sue orecchie a punta lunghe e altere sovrastano la luna: ingombrante, lucente, irriverente, fastidiosa. Ilya le tende il suo portavivande appena riempito a dovere. È un piatto consueto dei contadini, una zuppa di verdure con ceci e timo al rosmarino, grasso e carne di pollo.
    Anche lei vuole farla mangiare.
    «Lasciati andare Aranel, rilassati. È buono sai, non avevo mai mangiato nulla di così delizioso. Questa gente ha il dono della cucina, soprattutto la tua amica Niniel.»
    «Lasciarmi andare e rilassarmi? Assumere il loro cibo. Io non posso, devo restare pura.»
    «Cosa?» sorride Ilya.
    «Ilya, non trovi che si stiano comportando tutti in modo strano? Non parlo di questi cadaveri viventi, ma dei nostri compagni. È come se si fossero scordati di Gandelam e della nostra missione, di quanto sia importante per noi restare uniti e compatti. Se sapevo che il villaggio era stato distrutto e la sua gente massacrata non sarei venuta qui. Soprattutto non mi aspettavo di vederli tornare così.»
    Il mezzelfo scoppia a ridere, poi posa le vivande.
    «Così come? Sono tornati in vita, dovresti essere felice piuttosto.»
    Aranel si fa nervosa.
    «Non è magia buona, lo sento.»
    Ilya è un muro.
    «Stai tranquilla, non ho bevuto! Non sono sbronza e so capire i comportamenti. Io non ci trovo nulla di strano in loro.» Poi inizia ad ingozzarsi avidamente, mentre Aranel resta inebetita ad osservarla.
    «È come se non mangiassi da giorni, contieniti. Non lo sai che questo cibo potrebbe essere contaminato e tu potresti perdere l’uso della magia?»
    «Piantala, e mangia.»
    In fondo l’odore del cibo è veramente buono e anche l’aspetto sembra piuttosto appetitoso. Sta quasi per cedere quando decide di respirare forte e riflettere. Tuttavia osservare Ilya che mangia come un animale è come essere ipnotizzata.
    Il mezzelfo si pulisce le labbra unte con la manica, parla con il cibo ancora in bocca sputacchiando un po’ ovunque. È molto diversa anche lei dalla creatura esageratamente schiva e introversa vista finora.
    «La sai una cosa, Aranel?» le dice facendosi seria all’improvviso. «Noi due siamo partite con il piede sbagliato. Io non odio gli elfi, anche se mi hanno sempre trattato come un essere inferiore. E poi tu non sei proprio un elfo. Mi piace la nostra compagnia.»
    «Non l’ho mai pensato» risponde secca Aranel.
    «Cosa?»
    Gli occhi di Ilya sono piantati dentro ai suoi.
    Aranel sospira.
    «Non ho mai giudicato nessun tuo atteggiamento, neanche alla locanda. E poi tu che ne sai di me? Non penserai che un paio di visioni confuse ti dicano chi sono io. Non mi conosci per niente.»
    Eppure l’anziana maga, prima di partire, l’aveva avvertita.
    «Cercheranno di contaminarti facendoti bere o mangiare cibo o bevande in cui è stato mescolato il maleficio. Ossa di morti, sangue mestruale, polveri varie, parti di animali...»
    Tuttavia la giovane elfa, assuefatta dallo sguardo ingordo di Ilya, prende una coscia di pollo e l’addenta. Il sapore è buono e la voglia di ingozzarsi si fa imperdonabile.


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