Cavaliere di Corte
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Anzitutto, i dovuti ringraziamenti (in particolare a chi mi ha votato)! Come sapete è mio uso osservare un assoluto e inderogabile silenzio stampa nei turni in anonimato, per non pregiudicare l'esito né fornire il minimo indizio sull'identità dei partecipanti. Ed è anche il tipo di turno in cui non commento se non alla fine, per lo stesso motivo, ma ho letto tutti i brani in gara, naturalmente. Questo è stato il primo turno in cui non mi sono sentito di dare il mio voto a nessuna delle opere e ne motiverò la scelta (come faccio sempre). L'anno scorso, per scrivere il mio brano, andai a spulciare sulla Treccani e in giro per la rete alla ricerca di una guida di qualche tipo alla "prosa poetica", ma mi resi ben presto conto che ognuno la interpretava a modo suo e che non c'era, di fatto, una serie di regole ben precise da seguire. Se queste regole esistono (regole ufficiali beninteso e non definizioni arbitrarie di qualche autore), allora io non le ho trovate. Di conseguenza mi sono basato sulla mia idea di questa particolare forma di scrittura, che ho sviluppato negli anni passati leggendo la saga delle cronache dei vampiri di Anne Rice. Come l'autrice in questione, quindi, ho cercato di dosare narrazione, figure retoriche, dialoghi e lato introspettivo; ho inoltre inserito una certa ricercatezza tanto dal punto di vista fonetico (ci sono tante rime ripetute pur non essendo in versi), quanto da quello dell'eleganza stilistica tipica della prosa poetica. Forse mi sono tenuto un po' più stretto per quanto riguarda le figure retoriche (e ho ecceduto un poco nei dialoghi), ma non volevo rendere il testo troppo barocco e pesante come appunto è quello della Rice (i suoi flussi di coscienza possono andare avanti anche per mezzo capitolo). Ho deciso di non votare nessun brano perché, almeno dal mio modestissimo punto di vista, nessuno di essi soddisfa tutti i criteri. Il contest (che è di narrativa e non di poesia) si chiama "Racconti" sotto la Luna, e l'unico brano che quantomeno si avvicina alla definizione di "racconto" e "narrativa" è quello di Eleven, pur restando comunque troppo introspettivo, senza personaggi ben delineati e senza uno sviluppo degno di nota, lasciando il testo in una forma abbozzata. Se lo avesse approfondito un po' di più, probabilmente lo avrei votato, a dispetto del fatto che la vena comica non è nelle mie corde (o quantomeno non lo è sempre la sua). Gli altri testi sono tutti puramente introspettivi e sarebbero andati bene, sempre a mio parere, per il turno introspettivo. Per quanto riguarda Dissociazione di Gardner (t'avevo riconosciuto Reaper ), mi è piaciuto molto dal punto di vista puramente contenutistico, ma come gli altri non presenta una situazione e una struttura ben definite e rispetto al brano di Eleven ha anche una grossa carenza di elementi poetici. Se nel turno western la volgarità è stato il punto forte di Reaper, qui è stata una scelta erronea in quanto nella prosa poetica si ricerca una sorta di lirismo (o almeno io ci ho provato), che mal si sposa con un eloquio di tal fatta. Sospetto che, come per il turno western, quello di Reaper fosse un vecchio brano rispolverato per l'occasione, e non un'opera nuova. Per quanto riguarda tutti gli altri testi (sempre per come la vedo io), si tratta non di prosa poetica, bensì di poesia prosastica, ovvero l'esatto inverso. Il nome ci dice che, se nella prima si dovrebbe dare un po' più d'importanza al lato prosastico, nella seconda di dovrebbe fare l'opposto. E questi brani li ho trovati praticamente poesie in una sorta di verso libero ma senza il verso, ovvero con quasi esclusivamente elementi poetici ma letteralmente nessuno di prosa, salvo appunto la sostituzione del verso col paragrafo. E dato che ormai ho intrapreso anche il cammino poetico, ritengo di avere un minimo di conoscenza anche dell'ars poetica per poter parlare in tal senso. Naturalmente sono aperto a eventuali delucidazioni in merito dai poeti più dotati del foro, in caso vogliano rendermi edotto su cose che potrei ignorare... e ribadisco che questo è solo il mio parere personale, basato su ciò che so. A ogni modo, ho partecipato a questo turno per mettermi alla prova e vedere se sarei riuscito a scrivere in una foggia che non ho mai realmente sentito mia e che non amo particolarmente. Qua a Roma la definiremmo una "prosa per fighetti". D'altronde si può dire che abbia raccolto il guanto di sfida di Alan quando, nell'intervista doppia, mi consigliò di provare a cimentarmi in generi e stili lontani dal mio. Non abbiamo vinto il turno demenziale, ma sono comunque abbastanza soddisfatto anche dei risultati raggiunti con l'aiuto non indifferente di Eleven. Ci vediamo tra due mesi per lo sprint finale.
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